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Cronaca Ischitella

Omicidio Nicolina, l’Avv. Cimino accusa: “Evidenti le negligenze dei servizi sociali. Il Comune è responsabile”

Secondo il legale il Comune è responsabile per la condotta dei propri dipendenti addetti ai Servizi Sociali: "Anziché percepire la delicatezza della situazione e procedere a ulteriori indagini, ha omesso ogni accorgimento, finanche quello di allertare i nonni"

“E’ ora che si restituisca alle donne la propria libertà di essere uniche padrone di sé e non proprietà di chi uccide, spesso uomini”. E’ quanto dichiara l’avvocato Gelsmonia Cimino, che torna a parlare della vicenda riguardante Nicolina Pacini, la giovane ragazza uccisa nell’agosto dello scorso anno da Antonio Di Paola, ex compagno della madre di Nicolina, poi morto suicida.

Secondo l’avvocato, l’Autorità e le Istituzioni non garantiscono la adeguata protezione dei più deboli, spesso donne, che subiscono violenza. Un fallimento che oggi viene rimarcato e impugnato dalla famiglia di Nicolina, “facile preda, abbandonata dai Servizi Sociali, dal Tribunale per i Minorenni e uccisa da Antonio di Paola con un colpo di pistola in pieno volto. Le priorità di intervento a tutela e difesa della donna, non possono essere dimenticate e disattese. Le Istituzioni sono tenute a prevenire, contrastare e proteggere con politiche attive l’intera popolazione, soprattutto le donne, oggi sempre più prive di sostegno e pari opportunità. Le risposte delle Istituzioni sempre più insufficienti, casuali e discontinue, segnano una profonda violazione dei diritti umani”.

L'ultimo saluto a Nicolina Pacini

“Noi tutti sogniamo spesso – prosegue la Cimino – di non parlare di questi argomenti, di non dover più leggere un articolo sul femminicidio, ma purtroppo la realtà che ci circonda è ben diversa. I numeri delle violenze sulle donne nel nostro paese, (oggi ne contiamo oltre 3mila) proseguono senza tregua, troppo sangue sui volti, troppi lividi sulla pelle. Vite spezzate dal sorriso di chi credevi ti amasse, trasformato in un gesto di estrema violenza. Oltre 100 femminicidi nell’anno 2017, praticamente uno ogni tre giorni”.

Secondo l’avvocato il gesto di Di Paola “individua una responsabilità sociale e statale, un modello socio-culturale patriarcale, in cui la donna è sempre subordinata, soggetto discriminabile, violabile e uccidibile. Nel nostro paese occorre un processo di risocializzazione dei valori che contribuisca a cambiare il sistema nel quale viviamo, restituendo la vera funzione femminile, non connotando la donna in oggetto, ribadendo la necessità di azioni rivolte a garantire in concreto alle donne, in quanto donne, il godimento dei loro diritti fondamentali, primo di tutto il diritto alla vita, una vita libera da qualsiasi forma di violenza.

Non è solo il richiamo dell’Onu ad ammonire l’Italia per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita, ma anche la rivalsa contro le Istituzioni, promossa dallo Studio Legale Gelsomina Cimino del Foro di Roma a salvaguardia dei diritti di Nicolina e della sua Famiglia”.

La Cimino aggiunge “Con prosa arcaica ma efficace, l’art. 2049 c.c. sotto la rubrica ‘responsabilità dei padroni e dei committenti", dispone che "i padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi nell'esercizio delle incombenze a cui sono adibiti’. Ai fini del giudizio di inaffidabilità dei Servizi Sociali, come verrà dimostrato nel prosieguo del Giudizio, non vale ad escludere la loro responsabilità la circostanza che, a fronte della ben nota situazione di pericolo in cui versava Nicolina – la stessa assistente sociale aveva accompagnato la minorenne presso la stazione dei Carabinieri all’indomani della tentata lesione e delle minacce ricevute dal Di Paola – l’autorità amministrativa non ha poteri di indagine e di istruttoria sul singolo caso, ben potendo rivolgersi alle Autorità preposte e segnatamente al Pubblico Ministero presso il Tribunale per i Minorenni anche per chiedere, nei casi più gravi, un allontanamento del minore dal luogo in cui la situazione di pericolo si avverte maggiormente”.

Dunque, il Comune avrebbe gestito la vicenda con superficialità: “Anziché percepire la delicatezza della situazione e la necessità di procedere ad ulteriori ed approfondite indagini da parte degli organi giudiziari competenti, ha omesso ogni accorgimento, finanche quello di allertare i nonni, così rendendo agevole al Di Paola di avvicinare la ragazza all’atto di recarsi a scuola e provocarle la morte”.

“Il Comune di Ischitella – conclude l’avvocato Gelsomina Cimino – quindi va ritenuto responsabile ai sensi dell’art. 2049 c.c. per la condotta negligente, impropria e colposa posta in essere dai propri dipendenti addetti ai Servizi Sociali e nell’esercizio delle loro specifiche incombenze, cosicché, il Comune dovrà rispondere di quella particolare fattispecie di responsabilità che gli è addebitabile oggettivamente”.

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