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Cronaca

E' così che un cane muore agonizzante sull'asfalto

Durissima denuncia di Stefania Cassiti e Terry Marangelli. Nel mirino la dirigente della Politiche Sociali del Comune di Foggia

“A Foggia gli animali, muoiono così, sull’asfalto, in preda a violentissime crisi epilettiche, sotto lo sguardo attonito degli abitanti del quartiere”. A denunciare il caso, avvenuto lo scorso 24 aprile, in via Confalonieri, a Foggia, sono Stefania Cassitti e Terry Marangelli, rispettivamente presidentesse delle associazioni ‘A Largo Raggio’ e ‘Associazione Volontari Protezione Animali Foggia.

Le due donne da una parte pretendono il diritto al soccorso e dall’altro lamentano l’imbarbarimento istituzionale. “Eppure il veterinario Asl, intervenuto poche ore prima aveva asserito che la cagna non fosse in pericolo di vita, malgrado quell’affanno strano che aveva tanto allarmato un paio di solerti cittadini che, tramite la polizia municipale, avevano richiesto assistenza per questa randagia” rimarcano le due volontarie.

“Certo, magari una visitina un attimino più accurata avrebbe fatto la differenza, ma, purtroppo, quella dirigente, che ha diritto di vita e di morte sui cani e i gatti randagi della nostra città, da qualche mese ha reso ancora più farraginoso ed arduo, il diritto al soccorso, visto che i veterinari libero professionisti lamentano ritardi inauditi nel pagamento delle loro prestazioni sui randagi, cani e gatti, al punto che, se vedono il numero della polizia municipale, non rispondono”, denunciano le associazioni.

La procedura cui un solerte cittadino che vuole aiutare un randagio deve ricorrere, aggiungono “così come strutturata dalla dott.ssa Salvemini, dirigente dell’assessorato alle Politiche Sociali, è in voga dalla stipula della convenzione che il nostro Comune ha sottoscritto con Enpa di San Severo che, avrebbe dovuto svuotare l’inidoneo canile cittadino, ma non avendo la possibilità di accogliere quel centinaio di cani, tuttora presenti nella fatiscente struttura foggiana, mette a disposizione cinque box in regime di canile sanitario, più un numero imprecisato di box da stabilirsi all’occorrenza”. 

Ma questa ‘occorrenza’ non è meglio specificata nell’atto della convenzione di cui, lamentano,  nessuno - né polizia municipale, né Asl, né altri - sembrano possederne una copia firmata. "Quanto accaduto il 24 aprile è il prodotto di “procedure disattese, veterinari pagati a babbo morto e associazioni fuori dalle scatole. Ed è così che si muore sull’asfalto” concludono.

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