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Dai fratelli Luciani al carabiniere Di Gennaro. La moglie di Luigi: "Quanti innocenti ancora devono morire, quanti?"

Il discorso di Arcangela Petrucci, moglie e cognata di Luigi e Aurelio Luciani, nel giorno della nascita del presidio di Libera a San Marco in Lamis, in memoria delle due vittime innocenti di mafia

Dal palco del neonato presidio di Libera, ieri pomeriggio a San Marco in Lamis, Arcangela Petrucci, vedova di Luigi Luciani e cognata di Aurelio, è tornata a parlare del tragico evento del 9 agosto 2017 e dei fratelli Luciani, vittime innocenti della mafia assassinati durante l'agguato al boss Mario Luciano Romito.

"Comunicare con Luigi era diventata un'impresa perché era talmente assorto nel suo lavoro che non rispondeva al cellulare oppure lo dimenticava da qualche parte. Ma io testarda passavo subito alla telefonata B, certa, sicura, telefonavo a mio suocero, che con voce squillante mi diceva dov'era mio marito e cosa stesse facendo in quel momento. Quella voce squillante, quella tua voce squillante che io sono circa venti mesi che non sento più. Spesso ti osservo e in molti tuoi gesti e frasi io vedo Luigi e quando tu abbracci il mio bambino a volte io ho l'impressione che lì ci sia Luigi a stringere a sè suo figlio. Io non riuscirò mai a capire quanto è grande il dolore di voi due, ma ad entrambi pubblicamente io stasera dico grazie, grazie per tutto l'affetto che state riversando su di me e mio figlio, oggi più di ieri. Grazie"

Lo ha fatto a pochi giorni dall'uccisione del maresciallo maggiore e vicecomandante della stazione dei carabinieri di Cagnano Varano, che ha ricordato, suscitando una forte emozione e un profondo momento di riflessione tra i presenti nell'auditorium della biblioteca comunale della città dei due conventi.

"Se vogliamo veramente cambiare questa nostra realtà, abbiamo bisogno della vicinanza e della collaborazione dell'intera comunità, di tutte le istituzioni, nessuno escluso. Perché altrimenti il rischio è che ad ogni passo una nuova tragedia ci ributterà giù, nello sconforto più totale. Ed è quello che è successo a me nove giorni fa, quando il mio dolore è emerso ancor di più, ancor più forte. 13 aprile 2019, un sabato in apparenza come tanti, ad un certo punto leggo: Cagnano Varano, ucciso maresciallo capo dei carabinieri Vincenzo Carlo Di Gennaro, considerato da tutti un uomo buono, un uomo che ha messo sempre a disposizione dell'intera comunità la sua grande umanità e professionalità. E subito dopo tutto l'elenco delle vittime innocenti, che solo a pronunciare la frase mi vengono i brividi. Ognuno di loro è morto barbaramente in circostanze diverse, in momenti diversi. Sì, se vogliamo tutto è diverso ma il finale, quello che conta veramente è sempre lo stesso: un altro innocente che muore"

Con parole forti e pregnanti, rivolgendosi alle forze dell'ordine, ai cittadini, ai politici e alle istituzioni, la vedova di Luigi Luciani ha cercato di esortare tutti a condividere la battaglia contro la mafia, a restare uniti perché non muoiano più persone innocenti

"Quanti innocenti ancora devono morire, quanti? Quanti innocenti ancora devono morire prima che la dura risposta dello Stato sia sempre presente, costante ovunque. Sicuramente dopo il 9 agosto 2017 è stato fatto tanto, ma probabilmente quel tanto è ancora poco. Quanti innocenti ancora devono morire prima che tutti i politici smettano di stare lì a discutere e a litigare tra di loro. Io stasera voglio dare fiducia a tutti perché sono convinta che ognuno di loro ha grandi idee e tanti propositi. E allora, perché non metterli in pratica, perché non unirsi, perché non collaborare. Perché qui non si tratta solo di decidere se sistemare o meno una buca su una strada, qui si tratta di decidere le sorti di noi cittadini, di noi esseri umani. Qui si tratta della nostra vita, di ridare dignità alla nostra terra. Quanti innocenti ancora devono morire prima che noi cittadini abbattiamo veramente e definitivamente quel muro d'omertà dietro al quale troppo spesso ci nascondiamo"

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