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Cronaca Stornara

Lacrime e sconcerto per la morte dei fratellini Binca e Hristo, ma sono volati in cielo nell'indifferenza di tutti

Fratellini di due e quattro anni morti nel ghetto di Stornara. I commenti di Maurizio Carmeno e Antonio Vannella

Ieri 18 dicembre si è celebrata la ‘Giornata internazionale per i diritti dei migranti’. Soltanto 24 ore prima in un ghetto alla periferia di Stornara, sulla strada che conduce a Cerignola, due bambini di 2 e 4 anni, i fratellini Binca e Hristo, figli di una coppia di giovani bulgari, hanno trovato la morte in una baracca che le fiamme - provenienti probabilmente da una stufa a legna - hanno trasformato in cenere.

Nel groviglio di lamiere, vestiti, alimenti e mezzi di fortuna, i vigili del fuoco hanno trovato i corpicini completamente carbonizzati dei due fratellini, morti uno accanto all'altro, probabilmente nel sonno, per via delle esalazioni di monossido di carbonio o perché sorpresi dalle fiamme. Saranno i carabinieri, i vigili del fuoco, la perizia medico-legale e in ultimo l’autopsia a stabilire la dinamica dei fatti e i motivi del decesso del bambino e della sorellina.

L'insediamento abusivo insiste in un'area privata. Nel 2018 - secondo quanto ha riferito ai nostri microfoni il sindaco Rocco Calamita - era stato oggetto di una operazione di sgombero nel 2018. Nel giro di qualche mese si era però ripopolato. "Più volte abbiamo segnalato la situazione drammatica del campo, soprattutto da un punto di vista igienico-sanitario" ha evidenziato il primo cittadino di Stornara.

Al momento della tragedia i genitori di Binca e Hristo non erano con loro. La madre pare si fosse allontanata e si trovasse a qualche decina di metri dall'abitazione di fortuna, il marito invece era al lavoro. La tragedia ha sconvolto la comunità intera. Una quindicina di persone di nazionalità bulgara e romena sono stati ascoltati sul posto dai carabinieri. Domani lunedì 21 dicembre, presso la prefettura di Foggia, dovrebbe svolgersi il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Ieri sera al Teatro Giordano si è svolto il concerto promosso dalla questura, il cui ricavato andrà al padre e alla madre di Birka e Chris (leggi).

“Tutto questo non deve più accadere ma lo diciamo da tempo, ora è il tempo che le istituzioni si facciano carico di una degna accoglienza per chi in Capitanata lavora, spesso sfruttato, contribuendo alla ricchezza del settore agricolo”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil di Foggia, Maurizio Carmeno. “Da Borgo Tre Titoli a Borgo Tressanti fino alla vecchia pista di Mezzanone, la mappa della Capitanata è contrassegnata da ghetti in cui migliaia di lavoratori – alcuni stagionali, tantissimi stanziali – trova rifugio perché altro non può permettersi, senza servizi, acqua potabile, elettricità. Non è la prima morte che siamo costretti a piangere, numerosi i casi verificatisi in situazioni nelle quali soprattutto in inverno l’unica risorsa per scaldarsi sono bracieri improvvisati che se non incendiano rischiano di intossicare. Luoghi dove imperversano i caporali con le loro regole e gli ingaggi”.

Ma, ricorda Carmeno, “non può bastare allestire container, i ghetti vanno cancellati dalle mappe geografiche. Questi lavoratori hanno diritti ad assunzioni regolari, paghe da contratto, con le quali potrebbero accedere a locazioni regolari. Prima di tutto vanno riconosciuti, perché finché si terranno strette le maglie della cittadinanza si farà il gioco di imprenditori senza scrupoli e caporali, che giocano sul bisogno vitale di un reddito a qualunque costo”.

Non può accadere come in passato, rimarca Carmeno, che al cordoglio e all’indignazione a ridosso di queste tragedie si affievolisca l’attenzione e non si avverta come prioritaria un intervento degli apparati statali risolutori, che liberino uomini e donne da condizioni di vita precarie e restituiscano loro la libertà di poter lavorare in circuiti legali. Per questo chiediamo al Prefetto di Foggia di convocare un incontro per fare il punto sulla situazione dei ghetti in questa provincia, paventando tutte le soluzioni possibili per l’accoglienza prima di procedere a sgomberi a favore di telecamera che, lo abbiamo visto, non sortiscono effetto, in quanto l’esigenza di un ricovero anche di fortuna fa nascere in pochi giorni in quel luogo o poco distante altri accampamenti. Facciamolo, anche per rendere estremo omaggio a Birka e Chris, due vite tragicamente e ingiustamente terminate troppo presto”.

Sull'episodio è intervenuto anche Antonio Vannella della cooperativa Giulia, già Opera Nomadi: "Sono sempre i minori ad essere vittime di situazioni di stallo e ad avere la peggio sui ritardi di una politica poco attenta ai bisogni di una parte concreta di abitanti del nostro territorio. La morte di bambini non può passare come una notizia di cronaca che ci scuote per un attimo per poi cadere nel silenzio. Spente le telecamere forse si parlerà di interventi necessari, ma in realtà si continuerà a tergiversare, a non far nulla per mancanza di una seria progettualità e di volontà di intervenire tempestivamente e concretamente sul nostro territorio. Basti pensare a come sia passata sotto silenzio la denuncia da noi avanzata riguardo la mancata attivazione degli scuolabus che devono permettere ai bambini rom di andare a scuola. 60 bambini Rom rimangono nei campi perché non ci sono mezzi che li portino a scuola. La Puglia in generale e nello specifico la Capitanata è popolata da una grossa fetta di popolazione rom che vive ancora ai margini e in situazione di estrema precarietà abitativa, sosta in campi abusivi nonostante che ufficialmente alcuni campi risultano autorizzati con una gestione comunale. Sono i bambini che hanno la peggio senza che si offra loro la possibilità di uno sviluppo sociale.. Noi continuiamo a stare a loro fianco con tristezza, ma continuando a batterci per loro"

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