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Cronaca

Bodybuilder foggiano morto per doping: condannati titolare bar e gestore palestra, patteggia allenatore

Così all’esito del primo grado Scillitani nell’ambito del processo denominato “Spartacus”, partito dalla denuncia del padre di Giovanni Racano, il trentenne body builder foggiano deceduto il 17 aprile 2016 a Bari

Sono accusati a vario titolo di aver smerciato sostanze dopanti e di aver favorito l’assunzione di farmaci tra body builder. Motivo per cui – e in considerazione del rito abbreviato scelto-, il gup del Tribunale di Foggia, Roberto Scillitani, ha condannato Maurizio Caricchia, Jonata Rinaldi e Antonio Gambacorta rispettivamente a due anni di reclusione il primo anno, 49 anni, titolare di un bar foggiano e appassionato di culturismo, e ad un anno la seconda, 27enne, gestore di un palestra a Manfredonia. Per il terzo, infine, il foggiano Gambacorta, già campione di body building e allenatore, il gup ha accolto la proposta di patteggiamento a dieci mesi, con sospensione della pena. Così all’esito del primo grado Scillitani nell’ambito del processo denominato “Spartacus”, partito dalla denuncia del padre di Giovanni Racano, il trentenne body builder foggiano deceduto il 17 aprile 2016 a Bari. Il sospetto di doping fu immediato, Racano si stava allenando per una importante gara che si sarebbe dovuta a disputare a giugno di quell’anno. Le indagini partite nel settore portarono, nel settembre 2017, a quattro misure cautelari ai domiciliari (due patteggiarono, due ora sono stati condannati).
 

Caricchia e Rinaldi sono stati riconosciuti colpevoli di aver violato la legge 376 del 2000 che riguarda la «disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping» che punisce sia chi assume sostanze dopanti, sia chi ne favorisce l’assunzione e soprattutto chi , come nel caso dei due, commercializza farmaci con effetti dopanti al di fuori dei canali leciti rappresentati dalle farmacie. Entrambi dicono innocenti. Gambacorta, invece, è accusato del meno grave reato di aver favorito l’assunzione di sostanze dopanti. Il pm contesta che fu Gambacorta, quale allenatore e preparatore atletico della vittima, a «redigere per Racano dettagliate schede di assunzioni di farmaci e sostanze indicando tipologia, tempi e modalità di assunzione; in tal modo favorì l’utilizzo di farmaci, non giustificati da condizioni patologiche e idonei a modificar le condizioni psicofisiche e biologiche dell’organismo, al fine di alterare le prestazioni agonistiche dell’atleta che avrebbe partecipato ad una gara di body building il 4 giugno 2016, gara cui non partecipò a seguito del suo decesso il 17 aprile 2016».

Il decesso del giovane appassionato di culturismo diede il via alle indagini di Procura, Squadra mobile e Guardia di Finanza sull’assunzione di farmaci dopanti nel mondo del culturismo foggiano, contrassegnate da alcuni arresti, denunce a piede libero, sequestri di migliaia di farmaci, siringhe, schede di allenamento contenenti medicinali da assumere.

Un’indagine complessa, maturata in condizioni di estrema omertà a seguito della denuncia presentata dal padre di Racano, mentre il figlio era ricoverato in gravissime condizioni di salute, nel policlinico foggiano e poi in quello barese, prima di morire il 17 aprile dello scorso anno. Più di 20 i body-builder agonisti ascoltati da polizia e fiamme gialle, ma nessuno ha collaborato nelle indagini. Nonostante le resistenze del settore, gli inquirenti sono riusciti, nel tempo, a tratteggiare un quadro di grave allarme sociale, basato su taciti accordi clandestini tra preparatori atletici e body-builder che, in vista delle gare, sono disposti ad assumersi ed iniettarsi farmaci e integratori di dubbia provenienza e dai costi elevatissimi. Nel corso delle indagini, infatti, si è proceduto al sequestro di oltre 1.500 confezioni di farmaci dopanti, la maggior parte prodotti in Cina e in India, altri ad uso veterinario, come stimolatori di crescita e stabilizzatori ormonali per animali. Difficile stabilire al momento il giro d’affari stimato: si tratta di prodotti immessi sul territorio in totale clandestinità e, quindi, a caro prezzo.

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