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Giovedì, 30 Novembre 2023
Cronaca

Camilla dopo Alfredo, si continua a morire tra le vie del centro di Foggia. Mario Di Marco: "Chi sarà il prossimo?"

Il monito di Mario, figlio di Alfredo Di Marco, il 65enne investito e ucciso il 12 giugno 2021 in via Sant'Alfonso De Liguori a Foggia. "Nessuno ha mai chiesto scusa. Dovremmo gridare tutti a gran voce basta!"

A due settimane dall’incidente stradale di via Giacomo Matteotti che ha provocato la morte della 25enne Camilla Di Pumpo, Mario Di Marco, figlio di Alfredo, il 65enne investito e ucciso in via Sant’Alfonso De Liguori il 12 giugno 2021, ricorda il papà a “otto mesi da quel maledetto giorno in cui fu strappato alla vita, falciato sull’asfalto, mentre attraversava la strada col suo cagnolino, sotto casa sua”.

Lo fa pubblicando una foto che ritrae Alfredo con la medaglia conferitagli con decreto del presidente della Repubblica, “onorificenza per singoli meriti di perizia, laboriosità e buona condotta morale”, di cui andava orgoglioso: “Con impegno e sacrificio si guadagnò la stella al merito del Lavoro e il titolo di Maestro del Lavoro. Papà credeva nel suo Paese, nella giustizia, nella sua terra, che amava profondamente” evidenzia Mario.

Da quel 12 giugno - quando “il cielo era azzurro, quando l’ennesima distrazione di questa città lo rese vittima di un impatto devastante” - i familiari del 65enne attendono ancora risposte e giustizia, "dal silenzio roboante delle istituzioni". "Ad oggi nessuno ha mai chiesto nemmeno scusa, come se uccidere un essere umano rappresentasse la banalità di un ‘semplice’ incidente, non il primo né l’ultimo, per il quale non è necessario scusarsi, appellarsi alla propria coscienza o cercarne una…” prosegue Mario Di Marco.

E ancora, incalza il figlio della vittima, “il nostro dolore attende in coda, come in fila ad un sportello che dispensa morte. A Foggia si muore ancora tra le tranquille strade del centro cittadino ed il prossimo chi sarà? Stavolta ad essere uccisa è stata un’anima giovane, Camilla, solo l’ultima delle tante, troppe innocenti vittime, che si potevano evitare, educando sé stessi alla civiltà. Camilla esacerba il dolore di tutte quelle famiglie che hanno seppellito padri, madri, figli… quelle ancorate alla morte, condannate in eterno a non sorridere, a lottare affinché qualcuno applichi pene esemplari, dispensi giustizia, ad attendere… perché ad uccidere non è stata l’alta velocità, la distrazione, il Destino, ma uomini e donne in carne ed ossa che hanno troncato la vita altrui. Siamo tutti vittime di un sistema che trascura l’evidenza e neglige l’importanza della vita. Dovremmo gridare a gran voce ‘Basta!’, affinché il sacrificio dei nostri martiri sia da monito per salvare altre vite” conclude.

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