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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Monte Sant'Angelo

La mafia che soffoca e fa male non ferma Monte, dove soffia il favonio della legalità per spazzarla via

Non è la prima volta che gli amministratori subiscono atti intimidatori. Ma questa volta la mafia sembra aver alzato il tiro, scuotendo anche la reti nazionali di Libera e Avviso Pubblico

Trenta atti intimidatori negli ultimi due anni ad amministratori foggiani. E’ il triste bilancio di Avviso Pubblico, la rete nazionale degli Enti locali Antimafia, che ha espresso il proprio sdegno per quanto accaduto due giorni fa al sindaco di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo D’Arienzo, al suo assessore al Bilancio Generoso Rignanese, e alle rispettive famiglie: un teschio umano è stato fatto ritrovare appeso alla porta della delegazione comunale di Macchia, frazione di Monte Sant’Angelo. Non bastasse il macabro avvertimento, sono state rinvenute esplicite minacce di morte.

Ordinaria “amministrazione”, si dirà, a maggior ragione in un Comune che porta l’onta dello scioglimento per infiltrazioni mafiose. Tra l’altro non  è la prima volta che la Capitanata ed il Gargano vengono sbattute in prima pagina per mafia. E invece no, questa vicenda sembra segnare qualcosa di diverso ed impone a tutti, cittadini di Monte Sant’Angelo in primis, di riflettere e cominciare ad esserci, evitando di ridurre il proprio ruolo ad un dito puntato contro la politica “brutta e corrotta”.

Questa volta c’è un ente che finisce sulle cronache nazionali più che per mafia, per il tentativo di tenerla fuori, quella mafia. Una lettura che deriva non solo dal tipo di minaccia utilizzata, che alza notevolmente il livello dell’avvertimento, ma dagli stessi soggetti che hanno risposto al grido d’allarme lanciato da Monte Sant’Angelo in queste ore, esponendosi e facendo quadrato attorno al sindaco e al suo esecutivo.

Non c’è solo la politica di facciata questa volta, per intenderci. Si muovono Libera Puglia e, appunto, Avviso Pubblico. Staccando un robusto assegno di fiducia agli amministratori.

Scrive l’associazione contro le mafie di Don Ciotti: “Il coordinamento Libera Puglia sente la necessità di ribadire la propria vicinanza alle comunità coinvolte e al lavoro delle Istituzioni, impegnate nel fare chiarezza e nel contrastare gli interessi criminali nella gestione della cosa pubblica di quei territori.  Auspica, inoltre, come già sta avvenendo in alcuni casi, la creazione di percorsi e di momenti di aggregazione che partano dal basso per costruire gli anticorpi culturali e sociali a questo fenomeno. C'è bisogno di creare un nuovo senso di comunità e di partecipazione per sostenere chi è in prima fila e arginare coloro che, per troppi anni, hanno agito per bloccare la crescita e la libertà di una terra dalle enormi ricchezze e bellezze”.

Quindi Avviso Pubblico che, “nell’esprimere la propria solidarietà e vicinanza agli amministratori di Monte Sant’Angelo, sottolinea la propria preoccupazione per queste reiterate minacce e chiede alle autorità preposte di fare chiarezza su tali episodi, garantendo al Sindaco D’Arienzo, all’assessore Rignanese e a tutta la giunta di Monte Sant’Angelo la possibilità di poter svolgere il proprio operato”. L’Associazione, inoltre, dopo aver ricevuto la notizia di quanto accaduto, ha prontamente informato il Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Sen. Nicola Morra, che a sua volta qualche ora dopo ha contattato il Sindaco D’Arienzo.

“Non basta scaricare la colpa, occorre sporcarsi le mani ed essere artefici del cambiamento, mettersi una mano sulla coscienza e comprendere che le cose si cambiano tutti insieme, istituzioni o semplici cittadini, giovani o anziani, liberi professionisti o impiegati, studenti o disoccupati, bianchi e neri, gialli o verdi – ha dichiarato il Vicepresidente Michele Abbaticchio, Sindaco di Bitonto – A Pierpaolo e ai suoi concittadini, alla parte sana della comunità di Monte Sant’Angelo, diciamo: alzate la testa e gridate il vostro sdegno verso questo schifo. Fatelo a viso aperto perché la Giustizia non deve avere timore. Non come chi deve nascondersi con codardia dietro atti anonimi e infami.  Ricordatevi che siete la maggioranza.  A quel teschio simbolo di morte, contrapponete la cultura della vita”.

Ecco, non c’è solo mafia. Questa volta a finire sulle cronache nazionali è evidentemente il tentativo di arginarla e tenerla fuori, quella mafia. La chiave di lettura è diversa. Ed è una chiave di volta cruciale. Una sorta di giro di boa per la nostra martoriata terra. A cui la comunità deve unirsi, o non avrà  più capri espiatori da condannare.   

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