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"Il personale è in sofferenza". La situazione nel carcere di Foggia è al limite: "Valorizzare la polizia penitenziaria"

In Prefettura oggi si è tenuto un tavolo tecnico al quale ha partecipato anche Bernardo Petralia, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha fatto seguito alla visita all’interno del penitenziario

Con l’arresto di Cristoforo Aghilar, reo confesso dell’omicidio di Filomena Bruno, e ultimo degli oltre 70 detenuti evasi dal carcere durante la rivolta dello scorso 9 marzo, a essere catturato, si è aperta una nuova fase di confronto sul tema della sicurezza nelle carceri. 

All’interno dell’istituto penitenziario di Foggia, come d’altronde nel resto della Penisola, il sovraffollamento delle carceri e la carenza di agenti sono due problemi che vanno a braccetto, la cui gravità si accentua nel capoluogo della provincia dove alberga la quarta mafia. In Prefettura oggi si è tenuto un tavolo tecnico al quale ha partecipato anche Bernardo Petralia, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha fatto seguito alla visita all’interno del penitenziario, per toccare con mano la situazione. La maxi evasione del 9 marzo è stata l’acme di una situazione precaria da troppo tempo: “Non prometto nulla, solo buona volontà”, ha esordito Petralia. “L’obiettivo è quello di valorizzare il corpo di polizia penitenziaria. Le priorità sono le stesse, c’è un personale che soffre una carenza nata da una legge e che ora si trova a dover gridare aiuto. Abbiamo il dovere di fare tutto il possibile come strutture e personale. Siamo qui a fare un conto della possibilità”.

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