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Cronaca Manfredonia

"Ma quale mafia", Zingariello rompe il silenzio dopo mesi di sospetti. L'ex vicesindaco di Manfredonia: "Le carte dicono altro"

In un video su Facebook l'ex numero due di Palazzo Celestini parla dei suoi rapporti con Giovanni Caterino, il presunto basista della strage di San Marco in Lamis, e dei contenuti della relazione che lo riguardano. Sul finale l'appello alla politica

Un “provvedimento ingiusto”, rispetto al quale “ci difenderemo nelle sedi opportune perché ci sono tutte le condizioni per cambiare le conclusioni a cui è giunta la commissione di accesso agli atti” nel Comune di Manfredonia. E un appello alla città, affinchè sia "compatta” in questa battaglia, e in particolare al suo partito, il PD, a quella classe dirigente che ha governato Manfredonia negli ultimi 25 anni e che nelle ultime settimane si è fatta prendere dal “fuggi fuggi”.

Salvatore Zingariello, ex vicesindaco di Manfredonia, rompe il silenzio e interviene sullo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Lo fa con un video su Facebook, dopo aver scandagliato gli atti della relazione prodotta dalla commissione antimafia. In quelle carte Zingariello è il maggior “indiziato”, l’amministrazione attorno al quale più ombre si accumulano in virtù dei suoi rapporti con Giovanni Caterino, presunto basista della strage di San Marco in Lamis, a processo per questo motivo.

Cosa dice la relazione dei commissari

E’ proprio da qui che parte l’arringa di Zingariello. Parla di un rapporto di “amicizia” che non nega con Caterino, “anzi – aggiunge- le mie foto con lui sono lì sul mio profilo Facebook, chi è andato a prendere non ha fatto chissà quale rivelazione”. E però, aggiunge, non sapeva nulla del suo presunto coinvolgimento nel quadruplice omicidio. “Sono rimasto incredulo. Addirittura in un incontro con i Carabinieri mostravo il mio stupore, il militare mi disse che in questi casi si utilizzano sempre soggetti insospettabili: se sono insospettabili per le forze dell’ordine, come potevo mai sospettare io?” dichiara Zingariello. Che passa poi agli elementi di “contraddizione”, a suo dire, della relazione. “Non c’è nulla che dica che (Caterino, ndr)  abbia condizionato una mia scelta visto che è stato sotto controllo per un anno. Questa sì è una prova che poteva portare la commissione a dire ‘non abbiamo trovato nessuna parola, nessun elemento che potesse dare il benchè minimo dubbio’. Si fa poi riferimento all’intercettazione nella quale Caterino dice, dopo un colloquio con la Dda, che gli avrebbero riferito di  indagini sull’amministrazione comunale, e che lui doveva avvisare Zingariello: “O questi della Dda sono sprovveduti che parlano con un presunto pregiudicato o la notizia è stata data per i rapporti che c’erano tra me e lui, per verificare. Ma se hanno verificato, sanno anche che a me quella cosa Caterino non l’ha mai detta”. In quelle carte “c’è una dimostrazione palese del rapporto con Caterino e di come non abbia mai potuto condizionare una mia scelta amministrativa” .

Zingariello passa poi ai suoi fratelli e a quanto contenuto su di loro nella relazione. “Questi sono i casellari giudiziali, non c’è nulla, e però la relazione dice il contrario. E poi ci sono questioni che dimostrano esattamente l’opposto delle conclusioni a cui giungono i commissari”. Zingariello spiega secondo il suo punto di vista la telefonata tra Mino, suo fratello, e la questione della ditta GBC, e delle telefonate con l’impresa di Leonardo Miucci, in cui “si parla solo di lavoro ma nella relazione viene scritto ‘anche di lavoro’, lasciando intendere chissà cosa”. Si tratta, secondo l’ex vicesindaco, di “conclusioni palesemente contraddittorie”.

“Guardate, non può funzionare così. Non possono essere questi gli elementi. Non può essere che se uno è cugino, parente, contatto Facebook o addirittura avvocato penalista, dà adito a sospetti. Allora facciamo una norma a che gli avvocati siano interdetti dall’assumere cariche pubbliche. E i medici di base? Facciamo attenzione su cose di questo tipo” si sfoga, puntando il dito contro lo strumento legislativo: “E’ la norma che è troppo discrezionale. La stessa legge per Mafia Capitale dove ci sono Carminati, appalti truccati, tangenti e terre di mezzo varie, il lavoro della commissione ha messo in condizione il Prefetto di non sciogliere il consiglio comunale”.

“La responsabilità che l’amministrazione ha avuto è semplicemente questa: in un territorio fortemente condizionato dall’azione criminale non siamo stati in grado di vigilare e controllare la mafia. Io ritengo che anche questo non sia giusto perché non solo non ci siamo fatti condizionare da nessuno ma abbiamo messo in campo tante azioni che possono dimostrare il contrario. Questo lo faremo nelle sedi opportune. Molti aspetti non si evincono dalla relazione. Noi abbiamo avuto il Comune occupato dalle cooperative ittiche, proteste sotto al Comune, non è così semplice. Su Ase ci interroghiamo da 20 anni su cosa farne di quell’azienda,  ma non si può fare confusione. Ci sono anche errori grossolani in queste carte. Si parla di lavoratori socialmente utili, che non sono dipendenti di Ase, era un progetto della Regione Puglia e non è che ci siamo scelti quelli con precedenti penali, l’amministrazione ha fatto una nota a tutta la platea e quelle unità oggi vengono utilizzate per spazzare strade e raccolta differenziata”.

“E’ la commissione stessa che dice che non c’è condizionamento ma che non siamo stati in grado di controllare, altro che titoli giornalistici. Che posso pure comprenderli. Ciò che non comprendo è quando viene da chi ha fatto un lavoro difficile” ( i commissari, ndr).

Quindi, la conclusione: “Politicamente abbiamo commesso tanti errori, probabilmente avevamo anche esaurito la nostra azione dopo 25 anni, è anche giusto che magari ci fosse un cambio alla guida della città; errori dovuti più che dalla nostra incapacità, dalla rottura all’interno del partito. Anche io sono arrivato a dimettermi per due volte, non c’erano più le condizioni politiche. Era forse giusto che andassimo a casa ma sicuramente non è giusto che il comune di Manfredonia sia stato sciolto per infiltrazioni mafiose”.

E l’appello a tutti: “Noi ci difenderemo nelle sedi opportune perché ci sono tanti elementi di contraddizione e Manfredonia non può avere questa ombra addosso. Ma ci vuole uno scatto d’orgoglio. E’ una battaglia che ci deve accomunare tutti. Mi rivolgo alla parte politica che ha governato questa città negli ultimi 20 anni (al PD, ndr) ma anche a chi oggi non faceva parte di questa maggioranza. Diamoci forza, poi possiamo scontrarci su tutto ma su una cosa così importante dimostriamo che siamo una città. Ci sono tutte le condizioni per cambiare la conclusione a cui è giunta la commissione”. 

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