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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Manfredonia

Rivale in amore reo-confesso rischia l'ergastolo: chiuse le indagini sull'omicidio del consulente del lavoro Vincenzo Paglione

Il fatto avvenne nel febbraio di quest'anno. La vittima fu colpita in diverse parti del corpo; due i fendenti mortali sferrati all'altezza del cuore. Una ferocia che rischia di costare l'ergastolo all'imputato Biagio Cipparano

Chiuse le indagini preliminari da parte della Procura di Foggia (pubblico ministero Marina Gravina) per l'omicidio del consulente del lavoro Vincenzo Paglione, avvenuto a Manfredonia la mattina del 5 febbraio scorso, ad opera del 52enne reo confesso Biagio Cipparano.

Come emerge dall'avviso, il pubblico ministero contesta anche l'aggravante della premeditazione, perchè Cipparano avrebbe covato l'intenzione di uccidere il rivale in amore da almeno dieci giorni, cioè fin da quando aveva avuto la definitiva conferma che tra la vittima e la moglie esisteva una relazione clandestina, che sembra andasse avanti da tempo.

Dallo stesso documento, emergono particolari raccapriccianti, come il numero di coltellate inferte alla vittima - almeno 15 - provocate con un coltello da cucina com lama di 13,5 cm. La vittima fu colpita in diverse parti del corpo; due i fendenti mortali sferrati all'altezza del cuore. Una ferocia che rischia di costare l'ergastolo all'imputato.

VIDEO | Prima la lite poi le coltellate, ucciso commercialista

Infatti, il pm Gravina contesta anche la premeditazione, perchè Cipparano - che poche ore dopo l'accaduto, confessò alla polizia di essere l'autore del delitto - avrebbe architettato l'omicidio per diversi giorni, manifestando anche ad alcuni testimoni sentiti durante le indagini la propria intenzione di uccidere per vendetta il consulente del lavoro, accusato di avere una relazione clandestina con sua moglie.

"All'epoca in cui Biagio Cipparano confessò l'omicidio non ero io il suo difensore, però ho potuto constatare nei mesi successivi che, al momento del fatto, il mio cliente versava in condizioni psicologiche fortemente squilibrate, a causa di tutta una serie di gravi problematiche familiari, già in corso da tempo", spiega il difensore, l'avvocato Michele Sodrio (nella foto in basso).

"Proprio nel periodo a cavallo dell'omicidio, Cipparano viveva, anzi sopravviveva, in uno stato di forte confusione mentale, giungendo a dormire in auto per molte notti ed a vagare senza meta durante il giorno. Senza nulla togliere alla gravità del gesto che ha commesso, credo che quelle condizioni psicologiche siano state determinanti in ciò che ha fatto. Il mio obiettivo sarà quello di far emergere queste circostanze e di far escludere dai giudici l'aggravante della premeditazione. Purtroppo non è più possibile accedere al rito abbreviato per questo tipo di fatti, quindi quasi certamente se ne discuterà durante il dibattimento in corte d'assise", conclude il legale.

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