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Cronaca

La 'camaleontica' mafia foggiana è emergenza nazionale: "Spregiudicato affarismo criminale, tutto sbrigativamente risolto col sangue"

La fotografia emerge dalla Relazione Dia relativa al secondo semestre del 2020: "Ricalcando il percorso evolutivo della ‘ndrangheta, i clan foggiani si sarebbero mostrati capaci di stare al passo con la modernità pronti a cogliere e sfruttare le nuove occasioni criminali offerte dalla globalizzazione"

Gli altalenanti rapporti di conflittualità e alleanze che contraddistinguono la criminalità organizzata pugliese intesa quale somma di differenti costellazioni mafiose, continuano a rappresentare il leitmotiv delle dinamiche criminali nella Regione.

La fotografia emerge dalla Relazione Dia relativa al secondo semestre del 2020. Infatti, “a differenza di altre mafie - governate da una “cupola” e capaci, quanto meno nei momenti di criticità o per comuni interessi, di rispettare gerarchie interne ed esterne, di creare alleanze stabili, di seguire strategie concordate - quella pugliese è caratterizzata da incontenibile effervescenza che si riflette sulla composizione e la potenza dei sodalizi”.

In questi termini si è espresso il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione Giovanni Salvi, laddove individua tra l’altro come causa dell’aggravamento dell’endemica vivacità dello scenario criminale pugliese il perdurare dello stato detentivo dei capi storici che ha di fatto comportato “il dinamismo e l’ingestibilità delle nuove leve, impazienti di scalare le gerarchie e disposte a tutto pur di ricoprire ruoli apicali”.

Ne sono conferma, oltre che le improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan anche le efferate modalità con le quali sono stati compiuti nel semestre agguati e gambizzazioni, episodi delittuosi che solitamente maturano in ambienti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. “Se a tanto si aggiunge una enorme disponibilità di armi, comprovata da numerosissimi sequestri, è evidente che ogni alterazione dei fragili e temporanei equilibri e, più in genere, qualsivoglia intralcio al più spregiudicato affarismo criminale viene sbrigativamente risolta con fatti omicidiari”.

Dinamiche, queste, che si riflettono tanto nei rapporti tra le batterie della Società Foggiana, quanto al sistema di alleanze della mafia garganica e con quella cerignolana e il loro collegamento con altri sodalizi italiani e stranieri. 

I dati presentati con la Relazione sull’Amministrazione della Giustizia in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2021 presso la Corte di Appello di Bari confermano il trend di crescita dei delitti di associazione di tipo mafioso espressivi sia delle tradizionali attività criminali del controllo del territorio, sia di quelle che denotano una vocazione affaristica e finalizzata al riciclaggio anche fuori regione come evidenziato, nel territorio dauno, dal recentissimo insediamento della Commissione di accesso presso il Comune di Foggia, del 9 marzo 2021, che mostra gli intrecci tra politica e imprenditoria mafiosa con manifestazioni di corruttela nella gestione delle attività amministrative.

Peraltro anche in Puglia l’attuale situazione economico-sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 ha profondamente inciso sulle strategie criminali dei clan sempre pronti a consolidare il proprio consenso sociale sul territorio.  L’infiltrazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale si riscontra anche nell’azione delle mafie foggiane che appaiono capaci di stabilire interconnessioni tra loro attraverso l’adozione di modelli tendenzialmente federati in grado di influenzare le dinamiche criminali non solo nelle aree del Gargano e dell’Alto Tavoliere ma anche in altre regioni e in particolare in Molise e in Abruzzo.

Ricalcando il percorso evolutivo della ‘ndrangheta, i clan foggiani si sarebbero mostrati capaci di stare al passo con la modernità pronti a cogliere e sfruttare le nuove occasioni criminali offerte dalla globalizzazione. In questi termini il fenomeno mafioso foggiano desta maggior allarme sociale tanto da essere considerato dalle Istituzioni, soprattutto negli ultimi tempi, un’emergenza nazionale. Al riguardo il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, ha definito la mafia foggiana come “il primo nemico dello Stato” nel corso dell’intervento tenuto presso l’Università di Foggia il 27 gennaio 2020 e più recentemente in occasione della conferenza stampa del 16 novembre 2020 relativa all’inchiesta “Decimabis”.

Un “salto di qualità” della società foggiana che tra affari criminali e politico-amministrativi appare sempre più come una mafia “camaleontica” capace di essere insieme rozza e feroce ma anche affaristicamente moderna con una vocazione imprenditoriale. Proprio al fine di esercitare il controllo capillare di ogni settore economico-produttivo cittadino la lungimiranza della società foggiana ha puntato a consolidare un asse trasversale fra le tre batterie di cui si compone (Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese), così realizzando una struttura operativa in senso criminale alla quale si accompagna quella economico-imprenditoriale che annovera non solo imprenditori collusi ma anche commercialisti e professionisti di varia estrazione nonché appartenenti alle istituzioni.

Sotto questo profilo anche nell’area garganica nel solco della mafia agro-pastorale ha messo le radici una criminalità modernissima la cui misura di infiltrazione è data dai provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Mattinata e da ultimo Manfredonia dove il 9 febbraio 2021 il Consiglio dei Ministri ha deliberato la proroga, per sei mesi, dell’affidamento della gestione dell’ente ad una commissione straordinaria. Fra gli strumenti di penetrazione nei gangli vitali della società civile senza dubbio il capillare e sistematico racket estorsivo è quello che consente ai gruppi criminali di perseguire scopi di più alto profitto. Emblematica, al riguardo, è proprio la citata operazione “Decimabis” dove è emerso come la metodica pressione estorsiva, funzionale all’acquisizione di attività imprenditoriali nei confronti di imprenditori e commercianti di Foggia, fosse gestita secondo un codice regolativo predefinito e condiviso, significativamente denominato quale il “Sistema Foggia”.

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