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Cronaca Monte Sant'Angelo

Mafia garganica con le ‘ndrine calabresi. Comandano i 'Montanari', penetrano nei settori più importanti

La relazione della Dia, Direzione Investigativa Antimafia del I semestre 2021. La mafia garganica scenario più complesso in provincia di Foggia

La macro-area del Gargano – secondo la Dia – risulta essere lo scenario più complesso della provincia di Foggia. Qui si intersecano dinamiche ed influenze di più sodalizi con forte vocazione verticistica, basati essenzialmente su vincoli familiari e non legati tra loro gerarchicamente. Tra questi lo “zoccolo duro” è rappresentato dal clan dei Montanari, in seno al quale un ruolo chiave sarebbe svolto dalla famiglia Libergolis di Monte Sant’Angelo che ha catalizzato elementi vecchi e nuovi provenienti da diversi gruppi locali, riuscendo a penetrare anche nel tessuto economico.

Nel territorio, la storica contrapposizione tra i Libergolis e gli ex Romito, si conferma ancora come valida ed attuale chiave di lettura per le evoluzioni strutturali dell’intero promontorio sebbene debba tenersi conto di alcuni indicatori sintomatici degli equilibri e assetti criminali. Tra questi sicuramente si annovera il ruolo di un elemento di raccordo tra i clan Romito e Raduano di Vieste. Il clan dei Montanari risulta allo stato dotato di maggiore influenza nell’area garganica, grazie ad un processo evolutivo generatosi non solo dalla centralità acquisita nel traffico di stupefacenti anche fuori regione, ma dalla capacità imprenditoriale finalizzata al controllo dei settori economici più importanti e remunerativi.

Mimetizzando i caratteri più cruenti ed efferati dell’organizzazione la mafia garganica, riesce infatti a penetrare nel tessuto socio-economico controllandone i settori più importanti. Di particolare interesse per la capacità di stringere alleanze, appaiono peraltro le risultanze giudiziarie connesse con le operazioni congiunte coordinate dalla Dda di Reggio Calabria ‘Handover’, rispettivamente condotte dalla Polizia di Stato, e ‘Pecunia Olet’ condotta da Carabinieri e Guardia di finanza che hanno colpito la cosca Pesce-Bellocco. Tra i 53 indagati figurano due garganici, di cui un elemento di spicco della criminalità organizzata già protagonista della sanguinosa faida contro il clan Ciavarrella. Significativo è il riconoscimento che i calabresi attribuiscono nel traffico e cessione di stupefacenti ai garganici quali “padroni dell’erba”, a conferma della saldatura tra la predetta cosca calabrese e la mafia garganica, in particolare con il clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo.

Oltre agli stupefacenti, i sodalizi del promontorio foggiano controllerebbero il tessuto economico dell’area, segnatamente quello agricolo-pastorale, secondo la Direzione Investigativa Antimafia anche attraverso i Di Claudio-Mancini e i Lombardi-Romito-Riccucci. Nel semestre in esame il clan Romito che sarebbe attivo nel triangolo Monte Sant’Angelo-Macchia-Manfredonia-Mattinata confermerebbe le saldature con le batterie Tirsciuoglio-Prencipe-Tolonese e Moretti-Pellegrino-Lanza della società foggiana, nonché le interazioni con la criminalità del basso Tavoliere e in particolar modo con quella cerignolana. È documentata tra l’altro la sussistenza di rapporti intessuti dal clan con esponenti delle ‘ndrine calabresi del reggino e con soggetti ai vertici della criminalità partenopea. Proprio grazie a tali “appoggi” risulta in grado di esercitare una perdurante e pervasiva influenza nell’area garganica.

L’assunto è confermato da alcune interdittive antimafia emesse dalla Prefettura nel semestre in esame a carico di imprese risultate vicine ai sodalizi criminali. Tale influenza è attestata anche dall’ agguato consumato il 6 maggio 2021 ai danni di un pregiudicato fratello del boss Ricucci, figura di altissimo profilo della mafia di quel territorio avendo ricoperto una posizione apicale in seno al clan Lombardi-Ricucci-La Torre, fino al suo omicidio avvenuto nel 2019.

La pervasività del fenomeno mafioso nel tessuto economico garganico si manifesta anche nel territorio di San Nicandro Garganico, a nord del promontorio dove la famiglia Tarantino, contrapposta ai Ciavarrella, ha sviluppato nel tempo sinergie con la criminalità organizzata sanseverese e garganica assumendo un ruolo strategico anche in ambito extraregionale grazie alle nuove leve. Tra questi giovani elementi, ne emerge uno vicino al clan già destinatario di un provvedimento cautelare in carcere nell’ambito delle richiamate indagini ‘Handover’ e ‘Pecunia Olet’.

A Vieste risulterebbe egemone il gruppo Raduano, sinergico ai Romito e contrapposto agli Iannoli-Perna, che sebbene indebolito, starebbe cercando di ricomporre il tessuto criminale oltre che per il tramite della frangia mattinatese dei Romito, anche grazie al ruolo di un pregiudicato considerato il reggente del clan in grado di tenere vivo l’asse con Mattinata.

L’area di San Giovanni Rotondo rappresenta uno snodo strategico e di interesse per le altre espressioni criminali della zona come conferma l’arresto nel mese di maggio di un pregiudicato, figura emergente e di rilievo della criminalità organizzata della provincia di Foggia. Il soggetto, sebbene legato alla società foggiana, in particolare alla batteria Moretti-Pellegrino-Lanza, secondo la Dia interagiva con i Martino e i Romito, a conferma di come il promontorio rappresenti nelle dinamiche mafiose una delle principali cerniere della provincia.

Sul territorio sarebbe confermata la presenza del clan Li Bergolis grazie ad un costante avvicendamento tra vecchie e nuove leve, soprattutto nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti e nel racket delle estorsioni. A dimostrazione del carattere familistico della criminalità mafiosa garganica, nel semestre in esame non sono mancati episodi che hanno evidenziato il coinvolgimento diretto in eventi criminali dei rampolli delle famiglie mafiose. Ciò in particolare è emerso dall’operazione dei carabinieri che il 17 aprile 2021 ha portato all’arresto tra gli altri, di un minorenne figlio di un esponente di vertice del clan Li Bergolis.

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