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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La mafia evoluta di Foggia, non spara soltanto e condiziona le Pa: resta il nemico numero uno dello Stato

La relazione della Dia - Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento in relazione al I semestre del 2021

“A Foggia la pervicace capacità di permeare il tessuto economico è alla base dello spirito di rinnovamento della criminalità organizzata che si orienta verso un modello più evoluto di ‘mafia degli affari’ attraverso la costante ricerca di un equilibrio tra tradizione e modernità”. E' quanto si legge nella relazione della Dia, Direzione Investigativa Antimafia, al Parlamento, relativa al I semestre 2021. Nel documento, si richiamano le significative parole del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho: “Foggia è la componente significativa e importante della Quarta Mafia e quindi rappresenta oggi uno dei primi obiettivi di contrasto alle organizzazioni criminali di matrice mafiosa. Una mafia, quella di Foggia, che si infiltra nelle attività economiche che non spara soltanto, usa violenza per sottomettere la popolazione, per far soggiacere le imprese e, inoltre, condiziona le pubbliche amministrazioni”. 

La moderna competitività criminale della mafia foggiana, che è pronta a cogliere e a sfruttare le nuove ed innovative sfide della globalizzazione, si realizza nelle attività economiche lecite dove trae l’opportunità di conseguire elevati guadagni disponendo tra l’altro di forme di collegamento più o meno strutturate con gli ambienti dell’establishment cittadino. Negli ultimi anni tale crescente propensione affaristica è palesemente emersa nell’operazione ‘Grande Carro’ dell’ottobre 2020 e, ancor prima, in ‘Decima Azione’ del novembre 2018. D’altra parte non può passare inosservato l’atteggiamento intimidatorio verso esponenti delle pubbliche amministrazioni laddove la comunicazione si traduce in forza intimidatrice e corruttiva, favorita peraltro da un contesto ambientale verosimilmente assuefatto e sempre più predisposto a logiche clientelari.

La capacità dei sodalizi mafiosi di influenzare a proprio vantaggio il processo decisionale della pubblica amministrazione è confermata dai provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Cerignola, Manfredonia e da ultimo dall’insediamento il 9 marzo 2021 della Commissione d’accesso presso il Comune di Foggia, al fine di verificare l’eventuale sussistenza di collegamenti tra la criminalità organizzata di tipo mafioso e gli amministratori ovvero forme di condizionamento tali da alterare il procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e da compromettere il buon andamento ed imparzialità dell’ente.

L’indagine ispettiva ha portato il successivo 6 agosto 2021 all’affidamento per la durata di 18 mesi della gestione del Comune ad una commissione straordinaria. L’esigenza di avviare accertamenti in ordine all’amministrazione comunale di Foggia sarebbe scaturita anche dagli approfondimenti informativi svolti dalle Forze di Polizia a seguito dell’adozione di interiettive antimafia nei confronti di imprese legate da rapporti contrattuali con il Comune di Foggia. La gestione criminosa degli Enti locali sopra delineata affiorerebbe anche dai risultati investigativi dell’indagine ‘Nuvole d’oro’ e dagli arresti operati dalla Polizia di Stato il 30 aprile 2021 che hanno visto coinvolti perfino dipendenti e pubblici ufficiali del Comune dauno nel compimento di reati contro la Pubblica Amministrazione.

In particolare per quanto concerne i riscontri giudiziari della prima inchiesta è emerso come gli indagati avessero indotto il rappresentante legale di una azienda molisana, del settore informatico e aggiudicataria dell’appalto pubblico per il servizio informatico di archiviazione dei dati del comune di Foggia a consegnare loro una somma di circa 35 mila euro quale contropartita del pagamento di tre fatture emesse dalla sua società nei confronti dell’ente locale. I destinatari della misura collegati all’Amministrazione comunale, tra l’altro, “progettavano di continuare nella loro attività estorsiva nei confronti dell’imprenditore molisano o di altra persona meno refrattaria del primo a consegnare il denaro”. L’indagine condotta dalla polizia ha invece lumeggiato sull’operato illecito di 2 amministratori locali i quali con l’ausilio di altro funzionario in quiescenza del Comune di Foggia avevano favorito un imprenditore attivo nel settore dell’agroalimentare nella liquidazione di alcune forniture in cambio di denaro e/o altra utilità. Nell’ambito dello stesso procedimento penale l’acquisizione di ulteriore materiale probatorio ha portato il 21 maggio 2021 all’esecuzione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di alti esponenti del Comune, di un impiegato comunale e di un imprenditore del settore edile ritenuti responsabili in concorso di corruzione.

Nel semestre di riferimento lo spaccato più interessante della commistione tra affari criminali e politico-amministrativi si ritrova nelle più volte citate indagini che il 24 aprile 2021 hanno portato i carabinieri all’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di un appartenente all’ordine giudiziario del capoluogo pugliese e di un avvocato del Foro di Bari per corruzione in atti giudiziari e che mostra “un deplorevole mercimonio della funzione giurisdizionale”. Nel dettaglio il sistema corruttivo era finalizzato ad agevolare la sostituzione de “l’originaria custodia in carcere con misure meno afflittive quale quella degli arresti domiciliari o, addirittura, dell’obbligo di dimora nel comune di residenza” in cambio di somme di denaro.

Tra i soggetti favoriti figurano elementi di spicco della criminalità foggiana vicini al clan Delli Carri articolazione mafiosa della batteria Sinesi-Francavilla della società foggiana e un altro elemento ritenuto di raccordo tra il clan Raduano di Vieste e la fazione dei Mattinatesi a sua volta organica al clan Romito. L’analisi del fenomeno mafioso dimostra come la criminalità organizzata foggiana, nella tradizionale distinzione tra società foggiana organizzazioni criminali del Gargano e gruppi del Tavoliere, conservi, come punto di forza una tipica impenetrabilità connessa alla struttura familistica e al forte radicamento sul territorio.

A Foggia, anche nel semestre di riferimento, si conferma come la società foggiana sia articolata in tre segmentazioni Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese tutte dotate di margini di autonomia decisionale e operativa ma facenti capo a un nucleo direttivo costituito dalle figure di vertice delle singole batterie. La sinergia tra i clan sarebbe funzionale alla pianificazione e gestione delle attività illecite nonché alla condivisione degli interessi economico-criminali che consentono di governare la complessità del processo espansionistico partendo da un comune epicentro fondante che si espande sempre più verso l’esterno. Capaci di stabilire interconnessioni al loro interno attraverso l’adozione di modelli tendenzialmente federali e al passo con la modernità le tre batterie mafiose sono in grado di influenzare le dinamiche criminali nelle altre aree della provincia (Gargano e Alto Tavoliere) estendendosi in altre regioni come l’Emilia Romagna, il Molise e l’Abruzzo. Una possibile condizione di stallo fra le articolazioni criminali in conseguenza delle recenti attività di contrasto non consente di escludere una presumibile spinta di riassetto finalizzata a stabilire nuove gerarchie ed equilibri.

Protagonista della settima guerra di mafia, combattuta a Foggia contro il clan facente capo ai Sinesi-Francavilla la batteria Moretti-Pellegrino-Lanza dotata di pervicace forza e carisma criminale estenderebbe la propria influenza mafiosa nell’Alto Tavoliere grazie all’appoggio del sodalizio La Piccirella–Testa nell’area garganica in virtù dei collegamenti con il clan ex Romito con il quale si è schierata militarmente nella faida contro i Li Bergolis e nel basso Tavoliere con il gruppo Gaeta di Orta Nova. Il clan Sinesi-Francavilla è tradizionalmente collegato ai cd. Montanari dell’area garganica, in particolare al clan Li Bergolis e ai Nardino di San Severo. Opera prevalentemente nel capoluogo di provincia ed è attivo nelle estorsioni, nei traffici di stupefacenti, usura, riciclaggio nonché nel gioco illegale.

Già la citata operazione 'Grande Carro' del 2020, concentrandosi sulle dinamiche criminali dell’articolazione Delli Carri, costola della  'macrostruttura mafiosa' Sinesi-Francavilla, aveva delineato il tenace sistema di infiltrazioni nel circuito legale produttivo attraverso traffici lucrativi che rafforzavano la filiera agroalimentare e il suo complesso di interessi economici. Proprio da quel contesto investigativo sarebbero maturati gli esiti informativi che hanno portato all’adozione di alcuni provvedimenti interdettivi antimafia nei confronti di società attive nel settore agrario, industriale, commerciale e turistico. Come emerso dall’indagine infatti l’amministratore e socio unico in qualità di libero professionista, unitamente ad altri “mediante artifizi e raggiri, generava un complesso meccanismo fraudolento finalizzato alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche di carattere transnazionale nel settore agricoltura ai danni dell’Unione Europea”. Nello specifico redigeva progetti per conto dei referenti dell’associazione criminale, presentandoli alla Regione e ottenendo finanziamenti grazie all’intercessione dei funzionari infedeli. La batteria dei Trisciuoglio-Prencipe-Toloneseapertamente schierata in favore dei Moretti-Pellegrino-Lanza, ha infine sviluppato sinergie con elementi mafiosi della provincia in particolare, con il clan Romito operante a Manfredonia e con elementi della criminalità di Orta Nova.

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