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Cronaca

Parentele scomode e 'protezioni' dei clan, così crollano Trisciuoglio e Insalata: saltano anche i servizi cimiteriali

L'ordinanza della Prefettura ha rigettato la richiesta prodotta da Trisciuoglio di iscrivere la CTM s.r.l. nella white list, il registro delle imprese che possono lavorare con la Pubblica Amministrazione. Troppi i fattori che denunciano la permeabilità mafiosa dell'impresa

Istanza di iscrizione nella white list rigettata. Così ha deciso il Prefetto in merito alla richiesta prodotta da Giovanni Trisciuoglio per la società “CTM s.r.l.”, una delle due imprese colpite da interdittiva antimafia. L’ordinanza prefettizia, infatti, fa seguito ai provvedimenti riconducibili allo stesso Trisciuoglio e a Marco Insalata, l’ultima in ordine di tempo emessa nei confronti della società “Progetto Finanza di Capitanata s.r.l.” che gestisce i servizi cimiteriali per conto del Comune di Foggia, preceduta da quella alla Adriatica Servizi, società che gestiva la riscossione dei tributi.

L’Ordinanza ricalca in molti punti quanto emerso rispetto ad ‘Adriatica Serivizi’. Secondo il Prefetto, l’impresa di Trisciuoglio e Insalata non possiede quella impermeabilità mafiosa per poter lavorare nella pubblica amministrazione. Determinanti sono i legami familiari con alcuni esponenti di spicco della criminalità organizzata. Trisciuoglio, infatti, è cugino di “Enrichetto lo zoppo”, soggetto al vertice della batteria Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, già coinvolto e condannato per associazione mafiosa in tutti i maxi processi celebrati nei confronti della criminalità organizzata foggiana, ovvero il processo “Panunzio” nel 1993, il processo “Double Edge” nel 2002, il processo “Poseidon” nel 2004, l’operazione antimafia “Osiride” del 2006, e l’operazione “Piazza Pulita” del 2012.

Legami che non possono non essere presi in considerazione. Anche perché uno dei fratelli di Trisciuoglio, socio nell’impresa “Silvia s.p.a.” che detiene il 51% delle quote sociali della “CTM” è sposato con una sorella di Mario Luciano Romito, il boss ucciso nella strage di Apricena dove morirono anche i fratelli Luciani: “Fonti investigative indicano che la ‘Società’ estende già la propria influenza nell’intera provincia e ha stretto patti con le famiglie mafiose del Gargano. In particolare, la batteria “Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese” risulta collegata ai “Romito” di Manfredonia”.

Un intreccio “di sangue e di interessi economici che non risente né del passare del tempo, né di mutamenti societari. La consapevolezza di Giovanni Trisciuoglio, dei fratelli e del padre dello stesso di intrattenere rapporti anche economici con un parente ai vertici della criminalità organizzata foggiana, peraltro condannato per associazione di tipo mafioso, deve comportare, come conseguenza necessaria, la sfiducia dello Stato nell’imprenditore che l’ordinamento suggella nell’informazione antimafia interdittiva”, si legge nell’ordinanza.

Ma com’è noto, nelle due interdittive antimafia c’era anche il nome di Marco Insalata, socio sia dell’Adriatica Servizi che della CTM. A tal proposito il Prefetto rileva, la “condizione di soggiacenza di Marco Insalata e di suo fratello, rispetto alle attività estorsive della ‘Società’ foggiana”. Lo stesso Insalata fu oggetto di un agguato il 17 luglio del 2012, quando furono esplosi alcuni colpi di pistola all’indirizzo della sua autovettura.

Nell’ordinanza si fa riferimento alle intercettazioni estrapolate dall’operazione “Decima Azione”, nelle quali alcuni imprenditori edili – tra cui lo stesso Insalata – per sottrarsi alle estorsioni imposte dalle batterie della Società si sarebbero unite professionalmente a Trisciuoglio, in quanto cugino di uno dei capi clan della batteria Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese.

Si cita, a tal proposito, l’episodio in cui i capi batteria, avrebbero deciso di “Salvare a Trisciuoglio”, ovvero di dispensare dal pagamento del pizzo tutte quelle imprese che avessero un legame con la famiglia Trisciuoglio: “Appare ragionevole dedurre che anche la società ‘CTM s.r.l.”, sia ‘salvata’, cioè goda della stessa franchigia, rispetto alle attività estorsive della criminalità mafiosa foggiana, di cui godono le imprese edili facenti capo ai Trisciuoglio”.

Proprio la “protezione” è l’elemento essenziale, secondo il Prefetto, che va a “inquinare il tessuto economico sano”, ed evidenzia la permeabilità mafiosa di una impresa: “La consapevolezza dell’imprenditore di frequentare soggetti mafiosi e di porsi su una pericolosa linea di confine tra legalità e illegalità, deve comportare la reazione dello Stato, proprio con l’esclusione dell’imprenditore medesimo, dal conseguimento di utilità derivanti da contratti con la pubblica amministrazione o anche connesse a provvedimenti ampliativi, per l’inevitabile ‘perdita di fiducia’ che ne consegue, che il provvedimento prefettizio attesta tramite l’informazione interdittiva”.

Appare piuttosto probabile, a questo punto, che – com’è già accaduto con Adriatica Servizi – il Comune provveda alla rescissione del contratto con CTM per la gestione dei servizi cimiteriali.

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