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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Dedda, si allungano i tempi del processo ad Albanese: chieste integrazioni delle fonti di prova

Le richieste della pm Manganelli e della difesa dell'imputato, avv. Santangelo, nel corso dell'udienza tenuta questa mattina, in Corte d'Assise, a Foggia

Una richiesta di integrazione delle fonti di prova richiesta dalla pubblica accusa e altre cinque avanzate dalla difesa: rischiano, dunque, di allungarsi sensibilmente i tempi del processo - in corso da oltre due anni, dinanzi alla Corte d’Assise di Foggia - a carico del foggiano Giuseppe Albanese, accusato dell’omicidio di Rocco Dedda.

Il fatto di sangue, lo ricordiamo, avvenne nel pomeriggio del 23 gennaio del 2016, quando due persone freddarono il 47enne Dedda, ritenuto vicino alla batteria dei Sinesi-Francavilla, sull’uscio della sua abitazione, in via Capitanata.

Albanese fu arrestato dalla polizia al termine del funerale di Rodolfo Bruno, esponente di rilievo della batteria Moretti-Pellegrino-Lanza ucciso a Foggia nel 2018.

In apertura di udienza, la pm Bruna Manganelli della DDA di Bari ha chiesto alla Corte (presidente Mario Talani) di nominare un perito per la trascrizione di una intercettazione ambientale captata nell’ambito del processo ‘Decima Azione’, che ha visto lo stesso Albanese condannato in primo grado per reato associativo.

Si tratta di una conversazione captata in carcere, tra più persone, nel febbraio del 2018, nella quale un detenuto attribuisce l’omicidio proprio all’odierno imputato. Una richiesta che ha registrato l'opposizione della difesa (rappresentata dall'avvocato Francesco Santangelo), che ha già anticipato la necessità di effettuare perizia fonica, per accertare la reale identità degli interlocutori, nel caso in cui la Corte dovesse accordare l'integrazione richiesta.

La parola è quindi passata alla difesa che ha avuto modo di avanzare cinque differenti integrazioni probatorie. Tra queste, una ispezione sui luoghi dei fatti, e nello specifico dell’abitazione di Dedda Rocco, al fine di appurare le reale dinamica omicidiaria. “Si tratterebbe di un importante momento di confronto”, spiega il legale “per rendersi conto che la fantasiosa ricostruzione di un teste cozza con gli elementi obiettivi del processo”.

Ancora, è stato chiesto di effettuare una perizia tecnica relativa ai tempi di percorrenza, sia in auto che a piedi, tra l’abitazione della vittima e i luoghi videoripresi da telecamere o agganciati dalle celle telefoniche nel corso delle indagini. “Un accertamento di questo tipo non è mai stato fatto”, sottolinea criticamente il legale. “Eppure si tratta di un accertamento importante e decisivo per mettere ordine tra i tempi reali di percorrenza dei luoghi e lo sfasamento orario dichiarato per alcune telecamere”.

In verità, tale accertamento era stato prodotto in proprio dalla difesa, ma la relazione tecnica del consulente di parte non è stata accolta. Lo stesso legale ha poi chiesto il confronto di tra diversi testi, già ascoltati nel corso del dibattimento, le cui dichiarazioni sono sembrare apertamente in conflitto, nonché tra ufficiali di polizia giudiziaria della Squadra Mobile di Foggia e del Servizio Centrale Operativo per fare chiarezza sullo sfasamento orario delle telecamere prese in esame per le indagini. 

Netta l’opposizione della pubblica accusa: “In pratica, si chiede un nuovo processo dopo oltre due anni e mezzo di dibattimento”, ha replicato la pm. Sul punto, la Corte si è riservata la decisione che verrà sciolta nel corso della prossima udienza, già fissata nel mese di maggio.

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