rotate-mobile
Mercoledì, 29 Novembre 2023
Cronaca

Gli imprenditori dell'antiracket che hanno detto "no" alla mafia foggiana

Alessandro Zito, Lazzaro D'Auria e Luca Vigilante fanno parte dell'associazione antiracket Fai che verrà presentata il 17 gennaio a Foggia

“Quando hai un’impresa o stai con loro o stai contro di loro”. A dirlo ai microfoni di Foggiatoday, il 17 gennaio di due anni fa, prima che scoppiasse la pandemia, era stato Alessandro Zito, l’imprenditore foggiano che nel 2014 si era visto costretto a chiudere la sua attività, la ‘Az ceramiche’, per le continue e ripetute richieste estorsive ricevute, “pressioni” che si ripetevano almeno da un paio di anni. Anche a Pescara, dove aveva aperto una sede operativa della sua impresa, aveva continuato a ricevere minacce ed intimidazioni. “Non ti lasciano liberi” aveva evidenziato.

Ora Zito è il presidente della nuova associazione antiracket Fai intitolata ai fratelli Luigi e Aurelio Luciani, che verrà presentata alla città il 17 gennaio, presso il salone della Prefettura di Foggia. “Denunciare è importante per il futuro di questa terra. Vanno fatte delle scelte, se una persona è perbene le fa".

Il racket delle estorsioni è un fenomeno che il rumore delle bombe di questi giorni ha riacceso con prepotenza. Se ne contano tre in 24 ore e il furgone di un’azienda di caffè dato alle fiamme ed esploso intorno alle 4 di due notti fa, al quartiere Cep. Scenari di guerra a Foggia e San Severo. Non ride Vieste dove il portone di uno stabile in cui abita un 39enne considerato vicino al clan Raduano, è stato fatto saltare in aria. E a saltare dai letti sono stati tutti gli abitanti che hanno avvertito le deflagrazioni.

Al fianco di Zito ci sono anche Lazzaro D’Auria, l’imprenditore campano ma foggiano d’adozione costituitosi parte civile nel processo contro la Società Foggiana, che a più riprese, a colpi di minacce ed atti intimidatori, gli aveva chiesto 200mila euro “altrimenti ti ammocchiamo”.

Nel Tavoliere D’Auria ha messo in piedi 6 aziende agricole che fatturano quasi 40milioni di euro; un patrimonio dal quale la criminalità organizzata voleva in qualche modo trarre profitto, pretendendo grosse cifre di denaro a titolo di ‘contributo per i carcerati’. Il 24 agosto, i criminali sono tornati a fargli visita in località Palmoli a San Severo, dando alle fiamme e distruggendo un capannone.

Da tempo sotto scorta, l’imprenditore 55enne in questi anni non ha mai smesso di rivolgersi ai colleghi imprenditori: “Questo è il momento della svolta. Le forze dell’ordine e i magistrati stanno lavorando duramente. I processi in corso definiranno le pene, che ci auguriamo saranno severe. Ma c’è bisogno di uno scatto d’orgoglio, di alzare la testa e dire, finalmente, basta”.

Fa parte dell’associazione antiracket anche Luca Vigilante, manager della sanità foggiana che ha subito quattro attentati in dieci mesi. Non ha mai smesso di rimarcare che la Capitanata propone tante attività alternative a una vita da criminali. “Quando si palesarono quelle persone dissi dentro di me: ma come farò io tra 18-20 anni, laddove i miei figli volessero continuare la nostra attività a dire loro 'vedete che forse avrete a che fare con un mafioso perché dovete regolare un po' i conti'. Non era possibile" dirà il vicepresidente di Universo Salute e presidente della cooperativa sociale Sanità Più, alla consegna del premio 'Magna Grecia Awards & Fest'.

Si parla di
Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gli imprenditori dell'antiracket che hanno detto "no" alla mafia foggiana

FoggiaToday è in caricamento