Dalla nave Diciotti alla comunità educativa e Sprar di Cerignola "Un sorriso per tutti", gestita da Angelo Minardi. Eden e Feven, 18 e 17 anni, due ragazzine eritree. Erano su quella nave nell'agosto scorso quando il Ministro Salvini ingaggiò il suo ennesimo braccio di ferro al grido di "Porti chiusi". Le abbiamo incontrate, per farci raccontare qualcosa di loro, di quei giorni, del viaggio che dall'Eritrea le ha portate in Libia e poi sul barcone della morte. Le famiglie son rimaste nei paesi d'origine, Eden e Feven son partite da sole, si son conosciute durante il viaggio. "Ci picchiavano" dichiarano ai nostri microfoni, le "mazzate" le definiscono, servivano a convincere le famiglie a pagare altro denaro.
"Tutte vengono sistematicamente violentate, alcune sono arrivate qui in situazioni compromesse" ci dice Minardi, una vita nel volontariato e nella sua comunità educativa, voluta da Mons. Nunzio Galantino e realizzata all'interno di un bene confiscato alla mafia. Dal 2016 è anche Sprar minori, uno dei due presenti sul territorio. Eden e Feven sono state inviate lì. Oggi vanno a scuola, hanno appena completato un corso di operatore sociale."Cerignola come punto di partenza per una vita normale, siamo orgogliosi di questo" fa eco l'assessore alle Politiche sociali, Rino Pezzano. "Ma il loro desiderio è ricongiungersi con un familiare in altri paesi europei, non vogliono restare in Italia - continua Minardi-. Purtroppo si fa un gran parlare di rimpatri e ricongiungimenti ma la burocrazia resta lentissima, l'impresa è proibitiva".
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