Guerra di mafia a Foggia, confermate le condanne per l'omicidio Tizzano: 30 anni al killer e 20 ai cugini Sinesi
Venti anni ai cugini Sinesi, trenta a un 44enne di San Marco in Lamis. La Cassazione conferma le condanne per l'omicidio di Roberto Tizzano avvenuto in un bar di via San Severo a Foggia
La Cassazione ha messo la parola fine al processo sull'omicidio di Roberto Tizzano, il 21enne ucciso il pomeriggio del 29 ottobre 2016 nel bar H24 di via San Severo a Foggia, nell’ambito della guerra di mala tra clan rivali, quello dei Sinesi-Francavilla e dei Moretti-Pellegrino, che tra il 2015 e il 2016 ha fatto registrare tre morti e nove feriti in nove agguati (un anno di sangue). In quella occasione rimase ferito l’amico della vittima, Roberto Bruno. Un altro riuscì a farla franca nascondendosi nel bagno del locale.
Francesco Sinesi, ritenuto il mandante dell’omicidio in risposta all’agguato compiuto il 6 settembre 2016 ai danni del padre Roberto e boss della batteria, in cui rimase ferito il nipotino di quattro anni che era in macchina con lui e la figlia – nonché figlio e moglie di Antonello Francavilla - è stato ritenuto il mandante dell’uccisione di Roberto Tizzano e per questo condannato a 20 anni di reclusione così come il cugino e coetaneo Cosimo Damiano Sinesi, ritenuto colui che invece indicò ai sicari chi avrebbero dovuto uccidere.
Patrizio Villani, 44enne di San Marco in Lamis, ritenuto uno dei due killer (non ancora identificato l’altro), è stato condannato a 30 anni di carcere. Sono stati assolti altri due foggiani accusati di favoreggiamento. Ad incastrare Villani, oltre ad una intercettazione ambientale, le immagini video di un summit tra gli indagati prima dell’agguato. Sul luogo dell’omicidio furono rinvenuti nove bossoli, sei calibro 9 e tre calibro 12, il che aveva fatto sin da subito presupporre agli inquirenti che fossero stati assoldati killer garganici.
All’epoca dei fatti, ritenendo altamente probabile il coinvolgimento del sammarchese nell’omicidio di Roberto Tizzano, la Procura Distrettuale aveva chiesto l’emissione di un provvedimento di intercettazione ambientale presso l’abitazione dell’allora 39enne, quella della sua compagna e all’interno della sua autovettura.
La mattina del 22 dicembre 2016, gli agenti della Squadra Mobile di Foggia, del Servizio Centrale Operativo e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Foggia, avevano effettuato una mirata attività investigativa a carico di Villani, con una perquisizione domiciliare che aveva permesso di recuperare droga e munizioni. Nel corso della stessa erano state installate le attività tecniche che avrebbero poi fornito preziosi elementi: tra queste, una breve ma significativa frase intercettata. “Ma non sanno che ho sparato io... Quelli pensano... dice tu,….. sei tu…… Dice sei tu, sei tu quello che ha ucciso….. Ah... hai capito? Di prove non ne tengono. Ha fatto: "la mattina del 29 tu sei ... sei sicuro che..." No... si... sono sicuro. E' impossibile che… Francesco ci hanno ripreso... è impossibile”.
Intanto proseguono le indagini sull'agguato di Nettuno ad Antonello Francavilla, in cui è rimasto gravemente ferito anche il figlio 15enne, tuttora ricoverato al policlinico Gemelli di Roma. A seguito del gravissimo episodio, la squadra mobile di Foggia ha avviato una serie di controlli e perquisizioni mirate nei confronti di soggetti appartenenti o semplicemente orbitanti gli ambienti della Società Foggiana.
Nell’ambito delle operazioni, quindi, è stato arrestato in flagranza di reato un pregiudicato foggiano, già ai domiciliari a seguito dell’inchiesta ‘Decima Azione’: si tratta di Fabio Tizzano, 41enne del posto (per gli inquirenti uomo della batteria Moretti-Pellegrino), attualmente imputato nel processo alla mafia foggiana, per il filone in corso al Tribunale di Foggia. Nell'udienza di alcuni giorni fa, al termine della requisitoria, il pm della Dda di Bari ha chiesto per lui una condanna a 22 anni di reclusione.
Benchè ai domiciliari, Tizzano è stato trovato in possesso di 372 grammi di cocaina, materiale idoneo al confezionamento e alla pesatura, nonché una somma contante di 23.875 euro. Il denaro è stato sequestrato in quanto ritenuto presunto provento di spaccio. L’uomo risponderà di detenzione finalizzata ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.