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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Foggia ricorda Giovanni Panunzio, l'imprenditore antiracket ucciso nel 1992

A coordinare l'incontro Tano Grasso con Michele Panunzio. Venne crivellato di colpi di arma da fuoco in via Napoli, alle 22.40 del 6 novembre del 1992

Per una volta retorica e formule istituzionali sono state lasciate oltre la porta. Sono passati esattamente vent’anni dall’uccisione di Giovanni Panunzio, l’imprenditore foggiano che pagò con la vita l’aver denunciato alla magistratura i suoi taglieggiatori. Gli furono chiesti due miliardi di lire, a lui che da semplice muratore era riuscito a costruirsi un nome ed una professione. Venne crivellato di colpi di arma da fuoco in via Napoli, alle 22.40 del 6 novembre del 1992 proprio mentre, ironia della sorte, in comune si discuteva del nuovo piano regolatore generale.

Un lutto pesante che la città di Foggia non può e non vuole elaborare. Perché significherebbe rendere vano il sacrificio di “un uomo tra tanti, come tanti - così come lo ha definito il prefetto Luisa Latella – ma che, a differenza degli altri, ha avuto il coraggio di denunciare e fare quello che tutti dovrebbero fare”. E’ il coraggio della legalità. L’incontro, promosso e organizzato da Libera, dall’ateneo dauno, Rete della conoscenza e Link Foggia, ha visto seduti tra gli studenti i vertici e i rappresentanti militari istituzionali e politici della città. Tutti presenti, quasi a voler riparare a quel vuoto colpevole, a quell’assenza pesante che i tg dell’epoca registrarono nel giorno dei funerali dell’imprenditore caduto in via Napoli, a soli 51 anni.

A ricordare ai più giovani chi fosse Giovanni Panunzio è stato un filmato, curato dalla giornalista Michela Magnifico, che ha ripercorso con le immagini questi 20 anni di storia foggiana. Immagini proiettate in una sala gremita, però composta e rispettosa, e che si è stretta nel lungo e sincero abbraccio tra Michele Panunzio, figlio dell’imprenditore, e Daniela Marcone, coordinatrice di Libera Foggia e figlia di Francesco, il direttore dell’Ufficio del registro ucciso, a Foggia, il 31 marzo del 1995. Entrambi hanno condiviso la stessa rabbia e lo stesso dolore.

Entrambi, però, hanno avuto la forza di trasformare quel dolore in un ricordo attivo, in una voglia di riscatto, di cambiamento. Ognuno a suo modo – dal sindaco di Foggia, Gianni Mongelli, all’assessore comunale alla Sicurezza Franco Arcuri, dal rettore Giuliano Volpe ai rappresentanti della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, solo per citarne alcuni – ha voluto offrire un personale ricordo dell’uomo Panunzio, o sottolineare l’importanza della memoria e della legalità ai ragazzi presenti in sala. “La paura si sconfigge solo con la forza della parola”, ha spiegato Volpe, mentre il procuratore aggiunto della Repubblica di Bari, Pasquale Drago, ha rilanciato il concetto: “Siamo costantemente in guerra: la guerra della legalità contro la criminalità. Una guerra che non si combatte con pistole e mortaretti, ma con il coraggio della parola”.

1992-2012: COSA È CAMBIATO? Innanzitutto, come è stato spiegato a più voci dal tavolo dei relatori coordinato da Tano Grasso, presidente onorario della Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane, oggi c’è la consapevolezza, maturata nel tempo, che anche nel Foggiano, purtroppo, c’è la mafia. Una realtà che si è rafforzata all’ombra di una tesi negazionista che le confutava di fatto il crisma della pericolosità e gravità. C’è poi lo slancio propositivo ed il coraggio dei giovani, come i promotori dell’incontro, di non rendere vano il sacrificio di tanti uomini come Panunzio e Marcone e di custodire la memoria degli eventi.

Ci sono, inoltre, gli strumenti per combattere la criminalità. “Il 1992 è stato l’anno della svolta – ha spiegato Drago – perché il 15 gennaio sono entrate in funzione le Direzioni Distrettuali Antimafia”. E proprio mentre nell’aula magna del Dipartimento di Giurisprudenza si parlava di questi temi, in via Gramsci, nei locali della questura si illustravano gli esiti di una importante operazione antiusura, coordinata proprio dalla Dda barese, che ha portato all’arresto di 5 persone nel Foggiano. Più semplice sarebbe stato, invece, parlare di cosa è mancato in questo 20 anni.

E’ mancato innanzitutto lo slancio e il coraggio di attivare anche a Foggia una associazione antiracket. Cosa che, invece, è accaduta a Vieste, così come testimoniato direttamente dalla componente Vittoria Vescera e indirettamente dalle importanti operazioni messe a segno sul Gargano, a partire da quella più importante battezzata come “Medioevo”. Sono mancate, inoltre - perché non presenti all’incontro, come ha sottolineato Daniela Marcone - le associazioni di categoria e delle imprese edili. “Sarebbe stato bello – ha spiegato – se fossero stati qui a dirci che la realtà è cambiata, che queste piovre che attanagliano le gru (facendo riferimento alla locandina dell’evento, ndr) sono state sconfitte, non ci sono più. E’ importante spiegare, dare delle risposte. Ma se questo non avviene – ha concluso riferendosi alla platea – bisogna trovare il coraggio di chiedere”.

 

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