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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Il vescovo agli assassini di Francesco: "Costituitevi, la spirale di morte che avete generato non smetterà di inseguirvi"

L'omelia del vescovo di Foggia, mons. Vincenzo Pelvi, durante i funerali di Francesco Paolo Traiano, il titolare del bar Gocco di Caffè ferito a morte durante una violenta rapina

Il vescovo di Foggia, mons. Vincenzo Pelvi, durante l'omelia dei funerali di Francesco Traiano, ha chiesto agli autori dell'omicidio di costituirsi e a chi sa di parlare.

Funerali Francesco Traiano, l'omelia di Pelvi

"Carissimi, siamo qui, di fronte alla bara, che da oggi nasconde Francesco ai nostri occhi. Vorrei con voi gridare di svegliarlo, di uscir fuori, chiamare tanto forte da spezzare il suo sonno, frantumare il silenzio. 

Il dolore, cari familiari, si è immesso in ogni parte del vostro corpo e anche le lacrime non danno alcun sollievo, scendono a volte silenziose, a volte accompagnate da singhiozzi, ma non riescono ad alleggerire la desolazione dentro e accanto a voi.

Non possiamo capire il vostro dolore, restiamo in silenzio davanti ad un evento così ingiusto e violento che ha stravolto per sempre la storia della vostra famiglia, già duramente provata. Ma il dolore non può vincere e deve trasformare ogni esistenza. 

Immergiamo il mistero della morte nel mistero della vita che non finisce. Come affrontare questo? Non ci sono parole, tranne il silenzio e la vicinanza. La fede nella risurrezione è chiudere gli occhi e procedere al buio, quel buio che avete incontrato. Perché ancora voi tanta sofferenza? Come facciamo a ricominciare? Neanche Gesù risponde a queste domande, piuttosto dice: «Vieni, seguimi, facciamo un po' di strada assieme, apriamo un sentiero di vita». 

Il dolore in sé non ha un senso, le lacrime non vanno asciugate, né respinte. Il dolore non può essere capito, bisogna lasciarlo essere in modo da trasformare la sua energia negativa in tenerezza e amore. Il Signore ci è accanto e piange le sue lacrime. Dio non è venuto a spiegare la sofferenza, ma a riempirla della sua presenza.

La morte, dunque, non solo può essere detta a partire dalla vita: essa anche parla alla vita. Non dovete temere, lo diceva Gesù alla vigilia della sua morte. 

Confidate, abbiate fiducia: è la parola che stamane il  Signore dice a noi, donandoci una forza immensa che ci trascinerà sempre più su in una purezza più luminosa, in una semplicità sempre più grande, in un amore sempre più potente per Lui.

Cari amici, la triste e tremenda circostanza diventa anche un appello di coraggio per reagire all’inquietante malessere sociale che respiriamo nella nostra città.

Contro i condizionamenti perversi della criminalità, la diffusione di comportamenti asociali, la nuova aggravata incidenza delle “illegalità” diffuse, l’impoverimento del potenziale umano giovanile, il nostro grido si fa più eloquente:

Foggia reagisci. Il tuo futuro sarà rassicurante se andrai oltre la miope chiusura delle protezioni e non ti concederai alla subalternità dei privilegiati, consapevole che rubare ad altri per sé e per i propri interessi danneggia il bene comune più che il Covid-19 e la miseria. 

Nelle pieghe di ogni forma di corruzione si nasconde il disprezzo verso quell’insieme indistinto chiamato “la gente”, non più in grado di opporre una resistenza condivisa e critica. Siamo, infatti, testimoni della celerità con cui il sentire superficiale tende a lasciarsi condizionare dalla moda del momento. Ne consegue, così, che ci stiamo abituando alla parola… e ai fatti di corruzione, come se facessero parte della vita normale della società, quasi uno stile accettabile e desiderabile nella convivenza cittadina.

Di qui l’urgenza di ripristinare la legalità nel campo delle relazioni sociali dove l’idea che tutto sia lecito, anche arricchirsi con ruberie, concussioni e corruzioni, illegalità piccole e grandi, omertà. Per ricostruire una cultura della legalità occorre cominciare dal basso promuovendo un’opera di rigenerazione collettiva di nuovi rapporti sociali.

Autori di questo delitto, liberatevi dalla spirale di morte che avete generato e che non smetterà di inseguirvi. Costituitevi! Francesco, giovane buono e mite, che faticò, amò e gioì, ora è nell’abbraccio di Dio. 

Carissimo Francesco, resta a noi più vicino quando gli occhi sono in lacrime, il cuore resta muto e girano a vuoto le energie dell’esistenza, quando le angosce sembrano annullare la fede e il tempo acuisce le piaghe della tua assenza. Il tuo amore è ciò che rimane e il nostro cuore è in te, anche se il corpo è lontano da te. Rendi per noi anche la morte una vita di amore.

Abbandoniamoci a Dio, che Egli faccia di noi quello che vuole. Apriamo l’anima alla speranza e saremo messaggio di meravigliosa bellezza spirituale, imparando a soccorrere gli altri con un sorriso, un gesto di affetto e di misericordia.

Maria, Madre addolorata, prega per noi, prega con noi".

Le immagini video dei funerali di Francesco (clicca qui)

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