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Mercoledì, 22 Marzo 2023
Cronaca

Una corsia d'ospedale come giaciglio, triste Capodanno per due fratelli senzatetto. "Il Comune di Foggia li ha rinviati a dopo le feste"

La denuncia è di Francesco Niglio, chirurgo pediatra agli Ospedali Riuniti di Foggia, che racconta l’ennesimo spaccato di indifferenza delle istituzioni locali, quando siamo alla vigilia dell’anno nuovo e il freddo morde

“Ieri ho scritto di una mano tesa verso il prossimo ma purtroppo la realtà poi è diversa”. Esordisce così Francesco Niglio su Facebook. Chirurgo pediatra agli Ospedali Riuniti di Foggia, 15 anni in Caritas, Niglio racconta l’ennesimo spaccato di indifferenza delle istituzioni locali, quando siamo alla vigilia dell’anno nuovo e il freddo morde.
“Stamattina – racconta -,  ancora una volta, verifico che in ospedale, ed esattamente nella sala di attesa dell'ingresso di Via Napoli, vi è una coppia di persone, un fratello ed una sorella, senza fissa dimora, che stabilmente vivono al freddo e senza la pur minima assistenza, e, tra l'altro, entrambi portatori di gravi patologie.

Persone che erano ospitate presso l'istituto Scillitani con onere da parte del Comune, ma poi mandate via per morosità. Evidentemente la vita di due persone vale meno di qualche centinaia di euro” sferza il medico. Che aggiunge un elemento sconfortante: “Sembra che, richiesto con urgenza il doveroso intervento dei Servizi Sociali del Comune, si sia rimandato il tutto a dopo le feste. Magari nel frattempo noi festeggiamo e loro sono l'ennesima morte annunciata, come un altro senza fissa dimora storico che vive in ospedale ma è invisibile”.
Quindi l’appello: “Ad alta voce chiedo, disinteressandoci delle feste, che chi è deputato istituzionalmente al sociale intervenga senza mezzi termini perché' noi volontari ci mettiamo il cuore ma poi, purtroppo, siamo inermi in assenza di mezzi e possibilità. Non possiamo più girarci dall'altra parte e/o aspettare che passino le feste; o almeno per noi è festa ma per altri è l'ennesimo giorno di freddo, fame, senza acqua e cure mediche. Non potevo girarmi dall'altra parte ed aspettare il 2 gennaio” conclude amaramente. Che qualcuno, in Corso Garibaldi, si ricordi che la vita vale più di un rosso sul calendario? Staremo a vedere.

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