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Cronaca

Sim dedicate ed sms criptati: così assaltavano e rapinavano i portavalori

Fermati tre soggetti baresi per il colpo messo a segno a Cerignola, lo scorso 6 dicembre. Gli inquirenti: "Un fenomeno tipicamente pugliese, a carattere modulare, che verrà debellato solo se affrontato con lo stesso criterio"

Sul grande tavolo che vede seduti, gli accanto agli altri, gli inquirenti della squadra mobile di Foggia, Bari e Lecce, con la regia del Servizio Centrale Operativo, da mesi ormai si gioca a carte scoperte. E si fa di necessità virtù, condividendo informazioni e professionalità: da una parte le competenze tecnico-scientifiche, dall’altra la capillare conoscenza del territorio e dei suoi principali attori. E’ questo l’unico modo per combattere il fenomeno degli assalti a portavalori, fenomeno criminale che negli ultimi anni sta mettendo letteralmente a ferro e fuoco le principali direttrici pugliesi.

“Ci troviamo di fronte ad un’organizzazione complessa, di tipo modulare – hanno spiegato in conferenza stampa i dirigenti della squadra mobile di Lecce, Bari e Foggia – e per combatterla è necessario avere lo stesso tipo di approccio”. Appurato ormai che, nel settore, vengono reclutati solo professionisti – esperti reclutati ora nel cerignolano, ora nel bitontino, secondo competenze criminali selezionate caso per caso – anche l’approccio investigativo deve essere modulare, flessibile alla mutevolezza di scenari sempre uguali eppure sempre diversi.

Ultimo caso, in ordine di tempo, l’assalto milionario messo a segno lo scorso 6 dicembre, sulla A14 in direzione nord, a circa cinque chilometri da Cerignola, quando un 'commando' composto da una decina di persone incappucciate e armate di kalashnikov, ha assaltato un furgone portavalori della NP Service, portando via un bottino da 2 milioni di euro. Per il fatto, gli agenti del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Lecce, di Bari e Foggia hanno eseguito, questa mattina, 3 fermi, emessi dalla Procura della Repubblica di Foggia, a carico di Angelo Falco, di 52 anni, del nipote Michele, di 32 e di Pierpaolo Perez, di 45 anni, ritenuti dagli inquirenti alla regia del colpo, insieme ad altre persone – tutta manovalanza pugliese e specializzata - ancora da identificare.

Quello di Cerignola è l’ultimo tassello di una indagine di più ampio respiro, avviata nel luglio scorso dalla squadra mobile di Lecce  quando – dopo un assalto fallito per una manovra inaspettata dell’autista del blindato - la polizia scientifica ha operato sui ponti telefonici che attraversano la direttrice incriminata, riuscendo ad individuare 27 utenze telefoniche sospette sulle 250 isolate su uno stesso dealer.  Si tratta di utenze dedicate, attraverso le quali i membri del sodalizio si passavano informazioni utili al buon esito degli assalti: tempi, coordinate, velocità media del mezzo. Insomma tutto quello che non era possibile dirsi via radio.

Messaggi brevissimi e criptati del tipo: “Adesso vado a mangiare, quando esco dal ristorante avviso”, per indicare l’ingresso in autostrada verosimilmente per un sopralluogo, oppure “Quando sei al cancello avvisarmi” e per cancello si intende il casello autostradale. Utenze che venivano ricaricate e utilizzate solo a ridosso di assalti consumati o tentati. Così fino al mese di ottobre, fino alla svolta che segna il primo aggancio collaborativo con la mobile di Bari.

RAPINA PORTAVALORI E FERMI: IL VIDEO

Nel flusso dati analizzato dalla scientifica viene intercettata una conversazione “a cornetta aperta”: si fa riferimento ad armi e grilletti, e l’accento è chiaramente barese. Gli inquirenti della questura di Bari non hanno difficoltà a riconoscere nell’intercettazione i tre fermati. “Si tratta di soggetti di alta caratura criminale”, spiegano in conferenza. “Angelo Falco, ad esempio, è una figura carismatica nel quartiere San Paolo, che viene rispettata anche dai clan della zona”. Nelle perquisizioni a corollario dell’indagine, inoltre, gli inquirenti hanno trovato delle “tabelle” di marcia sulle quale veniva riportato il tempo di percorrenza, a velocità standard, delle tratte compiute dai portavalori.

Casello-casello, fino a Cerignola, in modo tale da poter calcolare il momento migliore per bloccare la strada e "andare in scena", secondo consolidate tecniche paramilitari e forti di armi ad alto volume di fuoco. Sul caso, sono in corso ulteriori indagini, volte ad individuare gli altri membri del commando che ha operato a Cerignola, nonchè i tanti addentellati che, di volta in volta, si sono uniti al gruppo secondo casi specifici.

Cerignola, rapina portavalori NP Service di Foggia: le foto

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