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Cronaca San Severo

Femminicidio Perillo, chiusa l'istruttoria dibattimentale. In aula, un neurochirurgo come ultimo teste

In Corte D’Assise, dinanzi al presidente Mario Talani, è stato ascoltato il dottor Angelo Franzini, dell’istituto neurologico ‘Besta’ di Milano. In primavera verranno fissate le udienze per le discussioni di difesa, pubblico ministero e parti civili

Con l’ultimo teste della difesa, si è chiusa questa mattina l’istruttoria dibattimentale del processo a carico di Francesco D’Angelo, accusato dell’omicidio volontario aggravato dell’ex fidanzata Roberta Perillo, avvenuto l’11 luglio 2019, a San Severo, nell’abitazione della donna.

In Corte D’Assise, dinanzi al presidente Mario Talani, è stato ascoltato il dottor Angelo Franzini, dell’istituto neurologico ‘Besta’ di Milano. Luminare nel campo della neurochirurgia, ed esperto della neuro-stimolazione cerebrale (una metodica innovativa reversibile, che tende a correggere disturbi del comportamento mediante l’applicazione di neuro-stimolatori), Franzini ha risposto alle domande della difesa, rappresentata dall’avvocato Michele Curtotti, e a quelle della pm Rosa Pensa.

Il professionista, è emerso nel corso dell’interrogatorio, ha visitato l’imputato nel gennaio del 2019.  L'obiettivo del giovane, che giunse a Milano accompagnato dal padre, era valutare possibilità e opportunità di sottoporsi ad un intervento di neuro-stimolazione: Lamentava un impulso di aggressività nei confronti del padre, ma questo tipo di metodica presuppone una diagnosi psichiatrica precisa e un percorso che porta ad escludere terapie e altri trattamenti conservativi”, ha spiegato il neurochirurgo, attualmente in pensione.

“La neurochirurgia è l’ultimo passo del percorso. Lo psichiatra dispone, io eseguo eventualmente l’intervento”, ha aggiunto il professionista che, rispondendo ad una domanda della pm Pensa, ha puntualizzato di non aver ricevuto o visionato, in quella occasione, alcuna documentazione medica relativa all’imputato. “Mi ha riferito che dormiva poco, soffriva di insonnia. Mi sono fatto l’idea di una sindrome ansiosa grave, ma non ho avuto contezza di diagnosi psichiatrica precisa”, ha concluso.

Nessuna domanda o richiesta di puntualizzazione è stata avanzata, invece, dai patroni delle parti civili. Chiusa, quindi, l’istruttoria dibattibamentale, in primavera verranno fissate le udienze per le discussioni di difesa, pubblico ministero e parti civili (rappresentanti dagli avvocati Guido e Roberto De Rossi e Consiglia Sponsano); la sentenza potrebbe arrivare entro la prossima estate.

L’intero procedimento, lo ricordiamo, poggia sulla stima della capacità, o meno, di intendere e volere dell’uomo. Sul punto, infatti, si sono espressi diversi periti, giungendo a risultati a volte opposti: per il professore Alessandro Meluzzi, noto psicologo e criminologo, nominato consulente dei familiari di Roberta Perillo, D’Angelo era capace di intendere e volere.

Di diverso avviso, invece, il dottor Angelo Righetti, consulente tecnico della difesa che, ascoltato a lungo durante la scorsa udienza, ha concluso per la totale incapacità di intendere e di volere dell’uomo al momento del fatto. Nel mezzo, si pone la relazione del consulente della procura, prof. Roberto Catanesi (parziale vizio di mente). Il ‘nodo’, quindi, è ancora da sciogliere.

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