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Cronaca Apricena

Giovanna uccisa anche dall'indifferenza. La sorella: "Bastava una chiamata ai carabinieri e si sarebbe salvata"

Sui social il duro sfogo della sorella di Giovanna Frino, assassinata lo scorso venerdì mattina dal marito Angelo Di Lella

I familiari di Giovanna Frino - la 44enne assassinata lo scorso venerdì mattina, nella sua abitazione, ad Apricena - non si danno pace. Sull'onda della rabbia e del dolore, è la sorella Angela ad affidare ai social un durissimo sfogo verso la comunità: "Mi rivolgo a tutte quelle persone che sentivano ogni volta le litigate di mia sorella con quel mostro", scrive. "Invece di farvi i fatti vostri, bastava una chiamata ai carabinieri e mia sorella si sarebbe salvata", denuncia. "Spero che la vostra coscienza non vi dia pace per il resto della vita".

A premere per tre volte il grilletto di una calibro 9 contro la donna, lo ricordiamo, sarebbe stato il marito Angelo Di Lella, 56enne ed ex guardia giurata. L'uomo è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di omicidio volontario aggravato. Nella giornata di ieri, l'uomo è comparso dinanzi al gip per l'interrogatorio di garanzia ma ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Il fermo è stato convalidato e Di Lella resta in carcere. 

Il fatto, lo ricordiamo, è avvenuto lo scorso venerdì mattina, nell'appartamento di via Saragat, dove la coppia - sposata da circa 20 anni - viveva con le tre figlie, una delle quali  - a casa perché influenzata - presente in casa. Le indagini sono seguite dai carabinieri, coordinati dalla procura di Foggia (pm Mongielli) e dovranno fare luce su dinamica e movente. Secondo quanto accertato, anche tramite la testimonianza di alcuni vicini e conoscenti, i litigi tra i due erano sempre più frequenti, alimentati dalla gelosia dell’uomo e dallo stato di ‘prostrazione psicologica’ derivante alla perdita del lavoro dell’uomo, ex guardia giurata che faticava a trovare una nuova occupazione. 

Subito dopo il fatto, l’uomo si è barricato in casa, arrendendosi solo dopo una ‘trattativa’ durata circa 15 minuti, ingaggiata con il maresciallo della stazione di Apricena, che ha convinto l’uomo ad aprire la porta. Recuperata la pistola utilizzata per il femminicidio: si tratta di una pistola calibro 9, legalmente detenuta, che verrà sottoposta ad accertamenti tecnici e balistici.

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