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Cronaca

Contro Francavilla chiese aiuto ai Moretti/Pellegrino, finì per essere succube di entrambi: chieste 6 condanne

Il pg ha chiesto condanne per complessivi 25 anni e 4 mesi nel processo d’appello «Rodolfo». Tra gli imputati i due capi clan ìEmiliano Francavilla e Vincenzo Antonio Pellegrino, accusati di estorsione aggravata dalla mafiosità

l Il pg ha chiesto 6 condanne per complessivi 25 anni e 4 mesi, con pene oscillanti da 3 anni e 4 mesi a 5 anni e mezzo, nel processo d’appello «Rodolfo» a sei foggiani, tra cui i due capi clan rivali Emiliano Francavilla e Vincenzo Antonio Pellegrino. Sono accusati di una serie di estorsioni aggravate dalla mafiosità ai danni di un imprenditore del settore agro-alimentare. Delle richieste del pg ne scrive oggi la Gazzetta di Capitanata.

Il blitz risale al 2016 e portò a dieci arresti. 12 in tutto gli imputati. L’inchiesta si è divisa in due tronconi: per sei foggiani rinviati a giudizio dal gup di Bari, è in corso dal 21 aprile 2017 il processo di primo grado con rito ordinario; altri sei imputati, quelli del processo d’appello ora in corso, optarono per il rito abbreviato davanti al gup di Bari, il quale, il 28 luglio 2017, ne condannò cinque a complessivi 26 anni e 4 mesi (riconoscendo anche la sussistenza della mafiosità), assolvendone uno: un’avvocatessa compagna di un boss. Per lei ora l’accusa chiede la condanna a 3 anni e 4 mesi per concorso in un’estorsione.

Il pg ha chiesto la conferma della pena (5 anni e sei mesi) per Emiliano Francavilla, detenuto dal 2011 (attualmente per questa vicenda), accusato di tre estorsioni (due le avrebbe ordinate dalla cella), e uno sconto di pena - da 6 anni e 8 mesi del verdetto di primo grado a 5 anni e 4 mesi - per Vincenzo Antonio Pellegrino, detto «Capantica», detenuto anch’egli per questa vicenda, e al vertice della batteria Moretti/Pellegrino/Lanza, rivale del gruppo Sinesi/Francavilla. Pellegrino è accusato di un’estorsione.

In generale il pg ha chiesto sconti di pena per i quattro imputati - Pellegrino, Pipoli, Aprile e Ruggiero - i cui difensori hanno rinunciato al principale motivo d’appello, ossia la richiesta di assoluzione; chiesta invece la conferma della condanna di primo grado per Emiliano Francavilla che punta all’assoluzione ed alla scarcerazione, “sul presupposto che non ci sia alcuna minaccia, considerati i rapporti d’amicizia tra lui e parte offesa: ne deriva - nell’ottica difensiva - che i soldi versati dall’imprenditore erano un regalo a Francavilla, non una tangente imposta” scrive il quotidiano foggiano.

Che aggiunge: “Il sesto imputato in attesa di giudizio, per il quale il pg ha chiesto la condanna a 3 anni e 4 mesi per concorso in un’estorsione, è Gabriella Capuano, 43 anni, avvocato foggiano legata sentimentalmente a Emiliano Francavilla: risponde di aver riscosso 2450 euro di pizzo in due tranche, versate tra il maggio e giugno 2014 dalla vittima ai Francavilla: e per questa imputazione ci fu il ricorso della Dda contro il verdetto assolutorio, cui è seguita ora la richiesta del pg di condannare il legale a 3 anni e 4 mesi”. Il processo è stato aggiornato a dicembre per arringhe difensive e sentenza.

L’inchiesta Rodolfo

Gli elementi d’accusa poggiano molto sulle intercettazioni a carico dell’imprenditore taglieggiato che, parlando con conoscenti, avrebbe rivelato d’essere da anni sotto ricatto. L'imprenditore inizialmente il pizzo lo pagava al clan Francavilla, sotto forma di tangenti e assunzioni di personale che al lavoro non ci andavano riscuotendo comunque lo stipendio; quando poi un esponente del gruppo Francavilla assunse atteggiamenti che impaurirono ulteriormente la vittima, quest’ultima chiese protezione a esponenti del clan rivale, il gruppo Moretti/Pellegrino, finendo così per essere ricattato da entrambe le «batterie» ai vertici della «Società foggiana». I fatti vanno dal 2008 al 2015.

L’accusa contesta l’aggravante della mafiosità per un doppio motivo. Il primo è «aver agito con metodo mafioso (essendo la dinamica estorsiva posta in essere mediante l’utilizzo della forza di intimidazione mafiosa derivante dal vincolo associativo, e della conseguente condizioni di assoggettamento e omertà generatasi all’interno delle realtà produttive facenti capo a Franco Curcelli)», il secondo è aver agito «al fine di agevolare la batteria Sinesi/Francavilla, o la batteria Moretti/Pellegrino/Lanza, e la più vasta associazione mafiosa denominata “Società foggiana”, di cui le due batterie costituiscono articolazioni operative».

Aggiornamento luglio 2020

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