Imprenditore si ribella alla mafia foggiana, le banche smettono di finanziare l'attività: "Se mi uccidono perdono i soldi"
Il servizio andato in onda al TG1 di Rai 1 su un imprenditore agricolo che in provincia di Foggia si è ribellato al pizzo della Quarta Mafia. "Le banche non mi finanziano per paura che mi uccidono e perdono i soldi"
Da tre anni dice no al pizzo, ma le banche, "per paura di poter perdere i soldi", si rifiuterebbero di finanziare l'attività dell'imprenditore agricolo scortato 24 ore al giorno dai carabinieri, l'unico ad essersi costituito parte civile nei processi contro la 'Quarta Mafia': "Se mi uccidono le banche perdono i soldi" il commento ai microfoni di Giacinto Pinto, invitato del servizio andato in onda ieri 9 febbraio 2020 durante il Tg1.
"Sono stato fermato e minacciato con armi di grosso calibro, se volevo continuare dovevo pagare una retta annuale di 150mila euro. Io sarei diventato un dipendente e loro i proprietari" spiega raccontato l'imprenditore agricolo taglieggiato. "Ho pensato al futuro dei miei figli, dei miei nipoti, della provincia di Foggia. Non si può continuare a dare denaro a dei delinquenti. E' il momento giusto, se accompagnamo lo Stato possiamo essere più forti di quelli che si chiamano boss" (qui il servizio video).
"Purtroppo è tutto vero, ha ricevuto richieste estorsive dalla criminalità, non si è piegato, ha denunciato i mafiosi, li ha fatti arrestare, vive sotto scorta, ma ora la banche lo ritengono un soggetto a rischio perché temono per la sua vita. Ora lo Stato intervenga, con immediatezza e senza indugi" il commento di Pippo Cavaliere, presidente della Fondazione Antiusura Buon Samaritano.