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Cronaca

La palazzina si sbriciola a Borgo Croci, dieci famiglie in tenda: "Non vogliamo elemosina ma una sistemazione dignitosa"

I residenti sono accampati dal 28 settembre in strada. L'immobile è stato dichiarato inagibile già da mesi. Erano rientrati dopo un intervento tampone. Oggi una delegazione ha incontrato il sindaco di Foggia

"Qua ci cade tutto sulla testa". Dieci famiglie dal 28 luglio sono accampate davanti alla palazzina che continua a sbriciolarsi nella terza traversa numero 1 di via San Severo a Foggia, nel cuore di Borgo Croci. Hanno passato cinque notti nelle tende. Ci sono anche due disabili. Continuavano ad avvertire inquietanti scricchiolii che lasciavano presagire il peggio. Meglio la strada. "Ogni giorno cade qualcosa - racconta avvilita Lucia che, suo malgrado, vive in quello stabile da 21 anni - Non possiamo neanche allontanarci perché ci sono i nostri beni".

Dopo gli ultimi acquazzoni, gli intonaci hanno ceduto ulteriormente e pezzi del soffitto di una casa sono atterrati su un letto matrimoniale. Le infiltrazioni non si contano più. Da ultimo sono venuti giù una parte del solaio e il parapetto in muratura di un balconcino. L'altra sera, dopo l'ennesimo intervento di polizia locale, vigili del fuoco e tecnici del Comune, è scattato lo sgombero immediato per inagibilità, già certificata cinque mesi fa. Ancora prima, a novembre, erano stati puntellati l'architrave d'ingresso - che poi il 29 aprile ha ceduto - e un soffitto imbevuto d'acqua al pianterreno.

A giugno è crollato un cornicione e il Comune, all'indomani, ha sistemato le famiglie in albergo nelle more dei lavori. Se ne occupò l'allora assessore alle Politiche Abitative Antonio Bove. Ma pare si sia trattato solo di un intervento tampone. "Hanno fatto semplicemente dei lavori di ripristino dell'architrave - spiegano oggi i residenti - e non ci hanno rilasciato la documentazione per poter rientrare". L'immobile inagibile era e inagibile è rimasto. Gli inquilini sono rientrati nelle loro case, ma a loro rischio e pericolo considerata l'inibizione, con la promessa di acquisire una priorità nell'elenco dell'emergenza abitativa, subito dopo l'assegnazione degli alloggi alle famiglie dei container.

Il ritornello è sempre quello: case non ce ne sono. "Noi siamo assegnatari. In un anno avrebbero potuto sistemarci - contesta Lucia - Non ci hanno mai visto al Comune, in 21 anni non hanno fatto un lavoro di ripristino". Gli appelli urgenti riguardano le persone con disabilità, affinché sistemino subito almeno loro. La soluzione dell'albergo è risultata troppo onerosa, comporta una spesa astronomica - quella riferita alle famiglie (50mila euro) - che vale un appartamento. Si sta interessando del caso anche l'Arca Capitanata, che già si sta barcamenando per smantellare il campo di via San severo. A complicare le cose, un particolare non trascurabile, venuto fuori già a giugno: pare sia uno stabile fantasma, risulterebbe demolito. "È una palazzina che non dovrebbe esistere".

Da una conferenza di servizi con il sindaco Franco Landella, i dirigenti comunali e l'amministratore unico dell'Arca Capitanata Donato Pascarella è venuto fuori che "l'unica strada percorribile - ha riferito il primo cittadino - è il contributo straordinario di 350 euro mensili per ciascuna famiglia per un anno di tempo, in attesa dell'acquisto di un nuovi alloggi da parte di Arca Capitanata, utilizzando dei fondi di un recente bando regionale. La legge, infatti, non ci consente più di contrattualizzare immobili". L'esito della riunione è stato comunicato stamattina a una delegazione di residenti che il sindaco ha incontrato a Palazzo di Città. Le famiglie hanno rifiutato l'offerta: "Non vogliamo l'elemosina, ma una sistemazione dignitosa dopo 21 anni". Il pagamento del fitto sarebbe intestato a loro e il Comune non figurerebbe in alcun modo. Non si fidano. "Non abbiamo nessun tipo di garanzia". Hanno proposto anche di rimanere nelle tende e hanno chiesto che a fornirle fosse la Protezione Civile. Non vogliono perdere la residenza. L'acquisto di roulotte o strutture prefabbricate non si può fare. 

"Spiace constatare - ha fatto sapere il sindaco Landella oggi - che una famiglia abbia rifiutato un alloggio pronto a Borgo Incoronata, nonostante la situazione di  disagio". I fatti risalgono a novembre, e la famiglia in questione tiene a precisare che il rifiuto è motivato da delicati problemi familiari. "Durante la riunione di questa mattina è emerso che il crollo di una parte del solaio della palazzina è avvenuto a causa di manomissioni abusive alla struttura portante accertate dall'Ufficio tecnico comunale", ha aggiuno ancora il primo cittadino. I residenti sostengono che le opere di ampliamento abusivamente realizzate fossero preesistenti. "Il Comune - dicono - ha assegnato le case così com'erano all'epoca". Dagli accertamenti è risultato, inoltre, che "molti dei residenti della palazzina - lo riferisce sempre il sindaco Landella - non sono dotati di titoli abitativi, nonostante, a loro dire, abbiano ottenuto quell'alloggio attraverso un intervento dell'ex sindaco Paolo Agostinacchio". Non tutti hanno i decreti di assegnazione, ma risultano residenti. Sono tornati nelle tende e rimarranno accampati davanti alla palazzina e, per il momento, non hanno alcuna intenzione di andarsene. 

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