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Cronaca

Nel Foggiano l’80% degli omicidi irrisolti, denunce inesistenti e da 10 anni nessun pentito

Il dato viene confermato in Sesta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, per il quale nel Foggiano ci sono numerosi gruppi in cruenta lotta fra loro

L'80 per cento dei trecento omicidi ascrivibili alla mafia del Foggiano dagli anni Ottanta ad oggi "sono ancora irrisolti". Il dato viene confermato dalla sesta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, che tira le somme di un giro di audizioni di vertici degli uffici giudiziari, delle forze di polizia e dell'avvocatura fatte in Puglia all'indomani dell'ultimo sanguinoso agguato della stazione di San Marco in Lamis costato la vita anche a due persone innocenti, gli agricoltori e fratelli Aurelio e Luigi Luciani.

Si tratta di una mafia "feroce e profondamente radicata sul territorio, su cui esercita un vero e proprio controllo militare". Un radicamento che in alcuni contesti "è così forte, da produrre una generalizzata omertà", che in alcuni casi diventa "connivenza" se non addirittura "consenso". Le denunce sono "pressoché inesistenti e i pochi cittadini che le presentano quasi sempre ritrattano". Dal 2007 non ci sono pentiti e "recenti inchieste hanno dato conto della capacità della mafia foggiana di infiltrarsi nella pubblica amministrazione".

La risoluzione del Consiglio Superiore della Magistratura

Nella seduta del 18 ottobre 2017 il plenum ha approvato una risoluzione che analizza la situazione degli uffici giudiziari di Foggia e Bari. La delibera si colloca nell’ambito dell’azione consiliare in materia di criminalità organizzata, per tutte, la risoluzione in materia di misure di prevenzione patrimoniale e fa seguito alla missione della Sesta commissione a Bari e Foggia, che – dopo i gravi episodi criminali verificatisi nello scorso agosto nel Gargano – si è recata in Puglia per acquisire i dati necessari per un intervento consiliare di supporto agli uffici giudiziari.

Nello specifico la risoluzione analizza compiutamente i fenomeni criminali che caratterizzano la provincia di Foggia, sia con riferimento alle tipologie delittuose “tipiche” delle diverse aree, sia con riguardo alle numerose associazioni delittuose che vi operano. Quanto ai reati, è emerso che quelli di maggiore impatto sono usura, estorsione, delitti connessi al traffico di stupefacenti e di armi, rapina, ricettazione, riciclaggio, caporalato. Ramificazioni della criminalità organizzata sono state riscontrate anche nei settori degli appalti pubblici, dell’edilizia e della tutela ambientale. Quanto, invece, alle organizzazioni criminali che operano sul territorio, è stata constatata l’esistenza di numerosi gruppi, spesso in cruenta lotta fra loro.

Sulla base del contesto così descritto, la risoluzione procede ad esaminare la situazione delle attività di contrasto delle forze di polizia e della magistratura, rilevando che quest’ultima è impegnata nella celebrazione di un elevato numero di procedimenti penali, aventi ad oggetto sia reati riconducibili a fattispecie associative (delitti che, molto spesso, implicano la celebrazione di impegnativi maxiprocessi), sia reati non aventi tale connotazione. In parallelo, si registra un notevole incremento di procedimenti volti all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniale.

Ciò posto, la delibera registra una serie di criticità, relative all’edilizia giudiziaria e agli organici dei magistrati e del personale amministrativo. Con riferimento al primo profilo, è emersa una situazione di disagio legata alla obsolescenza delle strutture, che rendono complessa la celebrazione dei processi, sia per la difficoltà di reperire aule adeguate alla celebrazione di maxiprocessi, sia per la vetustà degli immobili stessi. Con riferimento agli organici, è emersa una strutturale carenza di magistrati, che rende anch’essa difficile sia la celebrazione dei processi, sia la costituzione di sezioni specializzate in materia di prevenzione.

Sulla base di tale analisi, il CSM ha elaborato una serie di interventi. In primo luogo, la delibera ribadisce la necessità di un forte raccordo operativo – in fase investigativa - tra la DDA e le varie procure, sia attraverso il coordinamento, sia individuando modelli organizzativi che prevedano una stabile presenza di magistrati della DDA presso i singoli uffici, anche con il ricorso all’istituto dell’applicazione.

Quanto alla carenza degli organici, un primo intervento è già stato effettuato attraverso l’assegnazione delle sedi ai magistrati in tirocinio del D.M. 2017, che andranno a coprire molte delle vacanze. Sono stati difatti assegnati 7 posti al Tribunale di Foggia, 1 alla relativa sezione lavoro e 4 alla procura; a Bari, invece, sono andati 2 posti al Tribunale e 4 alla sezione lavoro.

Altre soluzioni possono consistere in pubblicazioni straordinarie, applicazioni extradistrettuali, nonché nella possibilità di chiedere al Ministero della Giustizia di garantire, attraverso il c.d. posticipato possesso, la contemporaneità fra trasferimenti in entrata e trasferimenti in uscita, così da limitare al massimo le scoperture.

Quanto alla riscontrata necessità di formazione specifica per la trattazione dei procedimenti di criminalità organizzata, che possa condurre alla necessaria specializzazione dei magistrati, è necessario che – attraverso la Scuola superiore (cui la delibera si rivolge) – si incentivi una offerta formativa mirata, anche con riferimento al procedimento di prevenzione. Quanto, infine, all’edilizia giudiziaria, il Consiglio si è attivato, attraverso il Comitato paritetico, con il Ministero della Giustizia, per individuare le migliori e urgenti soluzioni

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