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Cronaca

Attività penale col contagocce, inizia male il 2021 del tribunale di Foggia. Treggiari: “70% dei processi rinviato d’ufficio”

L'impatto del Covid-19 sull’attività penale è stato devastante e peserà notevolmente sull'anno in procinto di cominciare. Il punto dell’avvocato Giulio Treggiari, presidente della Camera Penale di Foggia

“Credevamo di aver toccato il fondo. Con il Coronavirus abbiamo scoperto che potevamo ancora scavare”. L’avvocato Giulio Treggiari, presidente della Camera Penale di Foggia, va dritto al punto: l’impatto del Covid sull’attività penale è stato devastante. Se già il Tribunale di Foggia porta sulle sue spalle il fardello di pendenze ataviche (frutto di una ‘geografia giudiziaria’ del tutto scollata dalla realtà e dalle esigenze del territorio), il 2021 - complice la pesante eredità dell’anno ormai ai titoli di coda - inizia male ancor prima di incominciare.

“Il Covid ha avuto un impatto negativo sull’attività giurisdizionale. Come lo ha avuto su tutto il resto. Dopo un inizio molto buio, nella primavera scorsa eravamo riusciti a concordare con il presidente del Tribunale e con la Procura una serie di aperture che ci hanno permesso di non paralizzare del tutto il sistema. Oltre ai processi con i detenuti (che era obbligatorio fare in virtù dei decreti che si erano susseguiti nel tempo, ma che costituiscono una piccola parte di tutto il lavoro che c’è), Foggia è stata una delle poche città in cui le udienze preliminari si sono svolte pressoché regolarmente”, cita a mo’ di esempio.

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“A giugno e luglio eravamo riusciti ad avere un ritmo quasi vicino alla normalità, fino a ripiombare nel baratro ad ottobre: prolungato lo stato di emergenza, sono stati promulgati decreti legge e Dpcm che hanno ristretto le maglie delle attività, pertanto oggi vengono celebrate solo cause con persone sottoposte a una misura cautelare e processi in cui non c’è attività istruttoria (quindi non possono essere ascoltati testimoni, periti ed esperti)”.

Tradotto in numeri? “Almeno il 60-70% dei processi viene rinviato d’ufficio alla primavera 2021, sperando che per quella data sia possibile procedere”, continua Treggiari. Le circostanze non permettono previsioni, né slanci di ottimismo. “Tutto questo comporta una notevolissima difficoltà, un profondo stato di disagio nell’avvocatura e soprattutto nei cittadini, che hanno visto rinviare di mesi la soddisfazione dei propri diritti”. Stimare in percentuale l’impatto del Covid non è semplice.

Ma le percezioni di quanti hanno frequentato quotidianamente il Palazzo di Giustizia in questi mesi rendono bene l’idea: “La crisi ha costretto noi della Camera Penale a riunioni quasi quotidiane con la Magistratura e con l’Ordine degli avvocati per trovare soluzioni e palliativi finalizzati a portare avanti l’attività, che all’inizio di marzo era precipitata addirittura al 10%, per poi aumentare gradualmente fino a raggiungere a luglio picchi del 50-60%”. L’entusiasmo però è durato una manciata di settimane.

“In autunno la situazione è riprecipitata, credo siamo attorno al 25% dei procedimenti penali celebrati”. Sono numeri, questi, certamente orientativi, ma in grado di dare l’idea dell’andamento generale. “Un crollo di questo tipo non è avvenuto per il settore civile”, continua Treggiari. “Questo perché noi penalisti ci siamo opposti fermamente, trovando sponda anche nella magistratura, al processo da remoto: praticamente un videogioco! Ci siamo opposti perché a nostro avviso è una modalità che non funziona e non garantisce i diritti dei cittadini. E per questo ci siamo trovati in una situazione peggiore”.

Ad aggravare ancor di più la situazione ci sono stati contagi sporadici che hanno riguardato singoli avvocati o impiegati del tribunale dauno, con conseguente quarantena per dipendenti e chiusura degli uffici coinvolti. “Il fatto che ci sia un frequentazione degli uffici, anche se ridotta, porta assembramenti. E’ fatale. Questo nonostante l’uso dei dispositivi individuali è rigoroso”, continua Treggiari che - nonostante tutto - riesce a trovare due note positive: “Adesso finalmente le udienze penali vengono fissate ad orari distinti comunicati alle parti”. Una misura anti-assembramento importantissima, legata all’emergenza sanitaria in atto ma anche al buonsenso.

“Inoltre, grande battaglia dell’avvocatura penalista vinta da qualche giorno, è la possibilità di  depositare atti e altri documenti attraverso Pec, cosa che fino a poco tempo fa non era consentita”. In questo modo si riduce la presenza fisica in Tribunale all’osso. Nonostante ciò, il 2021 partirà già in affanno. “Se non cessa l’emergenza sanitaria, e quindi le misure restrittive, la situazione rimane quella che è. O potrebbe cambiare con ulteriori restrizioni. Tutto è legato alla luce in fondo al tunnel costituita dal vaccino”, conclude. 

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