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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Medici, oss e infermieri contagiati ai Riuniti: sanitari preoccupati. "Zona grigia non è sufficiente a prevenire il contagio"

La richiesta del sindacato Anaao Assomed: "Tutto il personale sanitario che ha rapporti diretti con i pazienti sia dotato di adeguati dpi (e non la semplice mascherina chirurgica) al fine di evitare che gli operatori si infettino, diventando inconsapevole veicolo di contagio di pazienti e familiari”

Il Coronavirus preoccupa medici e operatori sanitari in servizio al Policlinico Riuniti di Foggia. Il focolaio registrato all’interno del reparto di Medicina interna universitaria (con 20 persone risultate positive al Covid) e vari contagi ‘puntiformi’ in reparti no-Covid (dalla Medicina ospedaliera alla Chirurgia toracica) non fanno che alimentare le ansie dei sanitari.

“Ogni giorno ci troviamo a rispondere alle richieste di chiarimenti circa le procedure operative che l’azienda sta adottando nei confronti dell’emergenza Coronavirus. In particolare, medici e sanitari esprimono crescente preoccupazione circa il rischio di contagio da Covid-19, in conseguenza dei numerosi casi di infezione che hanno interessato pazienti ed operatori sanitari in diversi reparti”, spiega a FoggiaToday il segretario aziendale di Anaao Assomed, il dott. Fabrizio Corsi.

“Ciò dimostra, se ce ne fosse bisogno, che le caratteristiche epidemiologiche e cliniche dell’infezione sono tali che nessun 'filtro' è sufficiente a prevenire il contagio: inevitabilmente, pazienti Covid-positivi potranno continuare ad arrivare anche in reparti (teoricamente) no-Covid, con tutti i rischi del caso. E’ necessario, quindi, che tutto il personale sanitario che abbia un rapporto diretto con i pazienti sia dotato di dispositivi di protezione individuale più adeguati di una semplice mascherina chirurgica, poiché soltanto l’utilizzo di idonei Dpi (a cominciare dalle maschere filtranti) può evitare che gli operatori si infettino, diventando inconsapevole veicolo di contagio nei confronti dei pazienti e dei propri familiari”.

“Appare inoltre quantomeno inopportuno, in considerazione anche delle possibili ricadute medico-legali, continuare ad affermare a mezzo stampa che quasi tutti i contagi degli operatori siano di origine extra-ospedaliera - continua Corsi - dal momento che in più occasioni i contagi hanno interessato contemporaneamente più operatori nella stessa struttura (anche in reparti Covid) e che tale circostanza ci risulta sia stata in alcuni casi espressamente negata dai diretti interessati. Sempre in riferimento a questioni di sicurezza, siamo venuti a conoscenza dei ripetuti episodi di malfunzionamento dell’ascensore utilizzato in Rianimazione nel percorso Covid, in cui sono rimasti bloccati più volte operatori sanitari insieme ai pazienti, con tutti i rischi del caso”.

“Sarebbe opportuno che l’amministrazione fornisse ulteriori delucidazioni su quanto avvenuto, in considerazione anche del fatto che, in occasione del primo episodio, segnalato circa un mese fa, si sarebbero verificate gravi criticità assistenziali, e che informasse gli operatori su eventuali provvedimenti che si intendono adottare nella non auspicabile ipotesi di esaurimento dei posti letto nella Rianimazione al piano terra, con la conseguente necessità di trasferire i pazienti nei reparti ai piani superiori”.

Al fine di individuare precocemente i positivi asintomatici, e prevenire quindi la diffusione del contagio all’interno dell’ospedale, a tutela anche della salute dei pazienti, “appare indispensabile che venga adottato quanto prima un protocollo di sorveglianza sanitaria degli operatori che, allo stato, non può prescindere dall’effettuazione del tampone naso-faringeo, unica procedura diagnostica validata. Sappiamo che, prossimamente, sarà avviato uno screening sierologico di tutti i dipendenti; tuttavia, tale indagine, soprattutto se effettuata una tantum (come sembrerebbe dalla relativa Direttiva), ha evidentemente finalità differenti (di tipo epidemiologico) rispetto ad un monitoraggio periodico e ciò dovrebbe essere comunicato con chiarezza agli operatori”.

“Nel ricordare che il Testo unico in materia della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, relativamente al rischio biologico, stabilisce che il datore di lavoro è tenuto ad attuare ‘misure tecniche, organizzative e procedurali per evitare ogni esposizione ad agenti biologici’ e che pertanto i datori di lavoro saranno chiamati in causa per tutti i casi di contagio derivanti da evidenti carenze organizzative o dall’utilizzo di inadeguati dispositivi di protezione, l’Anaao Assomed chiede all’Amministrazione, in un’ottica di collaborazione finalizzata a ridurre il rischio per i pazienti e per gli operatori sanitari, un’immediata convocazione delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria, inspiegabilmente ignorate sin dall’inizio di questa emergenza sanitaria”.

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