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Cronaca

Zammarano trema: il contratto sui locali di piazza Padre Pio potrebbe essere nullo!

Nella stipula del contratto tra il Comune e la CO.IM. srl, mancherebbe il parere preventivo di congruità dell'Agenzia del Demanio, che a sua volta sarebbe dovuto essere oggetto del parere del Ministero di Grazia e Giustizia

Il contratto di locazione dei locali di piazza Padre Pio sottoscritto il 3 febbraio scorso dal Comune di Foggia e dalla CO.IM. Srl di Zammarano, potrebbe essere nullo. Carenze procedimentali evidenziate anche dal presidente del Tribunale di Foggia, Domenico De Facendis, potrebbero mandare in fumo un affare di circa 4,7 milioni di euro in sei anni, sul quale, peraltro, continua a pesare la vicenda che il 2 aprile portò all’arresto del sottoscrittore del contratto, il dirigente del servizio ai Lavori Pubblici, Fernando Biagini.

LA RICOSTRUZIONE DI MONGELLI | Il 27 febbraio scorso l’allora sindaco Gianni Mongelli ripercorreva le tappe che il 3 febbraio dello stesso mese (registrato presso il Tribunale quattro giorni dopo) avevano portato il Comune di Foggia a sottoscrivere il contratto di locazione con la CO.IM. s.r.l. di Zammarano, proprietaria dell’immobile di Piazza Padre Pio, dove sono stati destinati gli uffici giudiziari in uso a Palazzo di Giustizia.

L’ex primo cittadino, nel premettere che l’amministrazione si era trovata davanti alla necessità di far fronte alla ‘emergenza’ provocata dalla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie (entrata in vigore della revisione delle circoscrizioni giudiziarie sancita dal decreto legislativo 155 del 2012) - rispondendo anche a un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Lello Di Gioia - aveva ricostruito la vicenda attraverso tre tappe.

Quella del 18 aprile 2013, quando cioè la commissione di Manutenzione - appresa dall’Ente la mancata disponibilità di immobili comunali da destinare ad uffici ed archivi giudiziari - aveva sollecitato il Comune di Foggia a porre in essere una procedura di avviso pubblico finalizzata all’individuazione di un immobile da prendere in locazione.

La successiva del 29 aprile, quando in una seduta si era proceduto alla valutazione delle dieci offerte presentate. E dove, all’unanimità, due proposte era state ritenute irricevibili mente sette non idonee per mancanza di documenti o requisiti. L’unica offerta presa in considerazione era stata quella della CO.IM. s.r.l..

Infine, quella del 26 novembre 2013, quando l’intera procedura era stata sottoposta al vaglio della Commissione di Manutenzione che - valutata tutta la documentazione relativa e previo sopralluogo sull’immobile individuato come idoneo - esprimeva all’unanimità parere favorevole all’acquisizione in locazione da parte del Comune di Foggia dell’immobile di Zammarano.

IL CONTRATTO DI LOCAZIONE | Il contratto, della durata di sei anni (più sei), prevedeva un esborso annuo alla CO.IM di 773.430 più Iva, per una cifra complessiva di 4.640.580 euro (più 4.640.580 per i successivi sei). Una spesa che avrebbe pesato sui bilanci comunali per circa il 10%, poiché il restante 90% sarebbe stato sborsato dal Ministero di Grazia e Giustizia. Nel contratto era stata inserita anche un’opzione per l’acquisto dell’immobile allo scadere dei primi sei anni, al costo di 17 milioni di euro, a cui però sarebbero state scomputate le cifre versate sino a quel momento per l’affitto.

TANGENTI E ARRESTI | Ma l’ombra delle tangenti sui futuri locali del Tribunale, portava, il 2 aprile del 2014, all’arresto del consigliere comunale di Foggia, Massimo Laccetti, del dirigente ai Lavori Pubblici, Fernando Biagini e del’imprenditore, Adriano Bruno, “Secondo gli inquirenti Biagini, nella propria veste di dirigente comunale avrebbe costretto Lello Zammarano a versare una tangente di 80mila euro in contanti, in relazione alla conclusione del contratto di locazione di un immobile in piazza Padre Pio, che il Comune avrebbe poi adibito a sede degli uffici giudiziari”.

L’AIGA DI FOGGIA | Oggi, mentre l’inchiesta giudiziaria (entrata a gamba tesa anche sulle elezioni del 25 maggio) va avanti, ci si interroga sull’opportunità o meno di dar vita alla ‘Città della Giustizia’ a scapito degli uffici giudiziari di piazza Padre Pio. Esattamente così come richiesto dai giovani avvocati foggiani dell’AIGA, che in una lettera inviata alle massime istituzioni il 15 luglio, hanno indicato nella costruzione di un plesso all’interno dell’area di viale I Maggio “l’unica soluzione realmente definitiva e in linea con le finalità di risparmio della spesa pubblica e di razionalità organizzativa per tutte le componenti della giurisdizione”. Sottolineando peraltro le criticità e i problemi per gli avvocati, i giudici, gli utenti e cancellieri, nel caso in cui gli uffici giudiziari si trasferissero realmente in piazza Padre Pio.

L’ASSESSORE CANGELLI | Sulla spinta degli avvocati foggiani dell’AIGA, il giorno successivo il sindaco di Foggia ha dato mandato all’assessore al Contenzioso, Sergio Cangelli, di controllare tutti i contratti stipulati dal Comune di Foggia, compreso quello dei locali di piazza Padre Pio. “Sto studiando con molta attenzione il contratto e la procedura seguita dal Comune. È di tutta evidenza che qualora dovessi individuare profili di dubbia legittimità nel contratto informerò tempestivamente il sindaco, valutando le procedure più opportune da mettere in campo”.

Ricostruita la vicenda, oggi sono in tanti a chiedersi se la procedura che ha portato alla firma del contratto di locazione sia legittima. Perché, se è vero che rispetto al prezzo di acquisto era necessario acquisire preventivamente il parere di congruità dell'Agenzia del demanio, e che nel caso in cui le parti lo avessero ottenuto, lo stesso sarebbe dovuto essere oggetto del parere del ministero di Grazia e Giustizia (sui cui peraltro peserebbe il 90% dei costi), è ipotizzabile quindi che il contratto sia carta straccia.

LA RELAZIONE DI DE FACENDIS | Tutto ciò supposto, in una relazione inviata alla commissione di Manutenzione, Domenico De Facendis ricordava che il contratto era stato stipulato senza che fossero stati richiesti il parere dell’Agenzia del Demanio in ordine alla congruità del canone e quello dell’Agenzia del territorio in ordine all’idoneità di locali all’uso cui dovrebbero essere destinati e senza che fosse stato richiesto l’assenso del ministero della Giustizia, così come previsto dall’art. 5 della Legge del 24 aprile del 1941 numero 392 (Nella scelta dei locali per gli uffici giudiziari dovrà intervenire il parere dell'ufficio tecnico erariale sulla idoneità di essi all'uso cui voglionsi destinare, e dovrà ottenersi l'assenso del ministero di grazia e giustizia).

All’accapo 6 il presidente del Tribunale di Foggia ricordava di aver trasmesso copia del contratto di locazione al competente ministero della Giustizia evidenziando dette carenze procedimentali e rilevando inoltre come l’unico parere di congruità era quello espresso dal dirigente del servizio ai Lavori Pubblici e sottoscrittore nel contratto il 26 luglio 2013, che stimava un congruo canone annuo di 557mila euro a fronte di un canone proposto dall’offerente di 755mila euro.

Al punto 10 De Facendis scriveva di aver ricevuto, in data 16 aprile 2014, una nota del ministero della Giustizia che rilevava che “la stipula del contratto in questione sembrerebbe avvenuta senza il rilascio del prescritto parere di congruità da parte della competente Agenzia del demanio, cui fa seguito l’assenso di questo ministero, e che pertanto, allo stato, non può non rilevarsi l’irritualità e l’incompletezza della procedura sinora eseguita”.

LA RIDUZIONE DEL 15% | Sfugge però un terzo passaggio, non meno importante sul fronte del risparmio dei costi. Come mai non è stata applicata la riduzione del 15% così come previsto dalla Legge del 7 agosto 2012 numero 135? (comma 4 e 6 articolo 3 sulla Razionalizzazione del patrimonio pubblico e riduzione dei costi per locazioni passive del Titolo I  Disposizioni di carattere generale). Per capirci meglio, perché il contratto sottoscritto in forma privata da Biagini fa riferimento a 773mila euro più IVA al netto della riduzione, e non al lordo così come previsto dalla legge?

IL CONTRATTO E’ NULLO? | Alla luce di tutto questo, rispetto al contenuto della relazione del presidente del Tribunale di Foggia inviata alla commissione di Manutenzione il 29 aprile e rispetto alla nota del ministero della Giustizia del 16 dello stesso mese, può ritenersi ancora valido il contratto di locazione sottoscritto dal Comune per l’affitto dei locali di Piazza Padre Pio?

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