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Cronaca

Consorzio di Bonifica del Gargano, duro scontro tra Fai Cisl e Flai Cgil

Al centro della feroce discussione l'attribuzione di profili professionali e parametri retributivi dell'ente. La Flai Cgil risponde alle accuse di Fai Cisl e annuncia l'ipotesi di una querela per tutelare l'organizzazione

Prosegue la polemica a distanza tra l FAI CISL e la FLAI CIGL. Due giorni fa Fai Cisl aveva denunciato, definendola incredibile, la retromarcia del Consorzio di Bonifica Montana del Gargano sulla riqualificazione del personale, addossando la colpa di questa virata all’organizzazione sindacale della FLAI CIGL.

Al centro della querelle l’attribuzione di profili professionali e parametri retributivi dell’ente, che, sempre secondo la FAI avrebbe fatto dietrofront su nove provvedimenti promulgati, in virtù anche di una strana comunicazione a firma dell’RSA della FLAI CGIL, per la quale il 29 ottobre scorso l’amministrazione avrebbe deciso di sospendere l’esecutività delle delibere che riconoscevano ai lavoratori il parametro 159 rispetto al 157 e di chiedere allo SNEBI un parere di competenza. La Fai Cisl accusa la Flai Cigl di aver compromesso il processo di riqualificazione del personale.

Il segretario della Flai provinciale, Daniele Calamita e Matteo Rosa, dirigente Rsa del Consorzio, definiscono inaccettabili i termini utilizzati dalla Fai Cisl e annunciano l’ipotesi di querela. Nel merito della vicenda, la FLAI sottolinea come “i lavoratori del Consorzio meritano una seria tutela. Se vogliamo vincere le battaglie dobbiamo credere e rispettare quelle regole che ci siamo dati, e che sono le uniche che rafforzano la contrattazione. In caso contrario si illudono i lavoratori con uno sterile esercizio di demagogia”. La FLAI – affermano Calamita e Rosa – “non si è mai sottratta al confronto. Da tempo abbiamo chiesto assieme alla Uil un tavolo comune alla Cisl, unitamente alle Rsa aziendali, ma fino ad oggi non s’è avviato e non per nostra responsabilità”. Quanto ai profili, “ci atteniamo a quel che recita il contratto per la specifica area e ci chiediamo se tutti i dipendenti coinvolti hanno le specifiche competenze e i titoli richiesti per accedere al profilo. Noi pensiamo di no, e lo diciamo a tutela di quei lavoratori che nella fattispecie quei titoli li possono vantare. Interessi particolari non possono prevalere rispetto a quelli di carattere generale”.


 

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