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Cronaca

Tangenti per scarcerare i mafiosi foggiani: condannati a quasi 10 anni l'ex gip De Benedictis e l'ex avvocato penalista Chiariello

Cinque persone assolte nello stesso procedimento. Condannati anche il figlio e avvocato penalista Alberto Chiariello e il collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva

Nove anni e nove mesi di reclusione per l'ex gip del tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis e per l'ex avvocato penalista barese, Giancarlo Chiarello. Lo ha deciso il gup del tribunale di Lecce, Giulia Proto. Processati con la formula del rito abbreviato, sono accusati entrambi di quattro presunti episodi di corruzione in atti giudiziari relativi a tangenti in cambio di scarcerazioni, ovvero a presunte tangenti in denaro contante che il legale di alcuni elementi di spicco della criminalità, avrebbe dato al giudice per le indagini preliminari in cambio di provvedimenti di libertà favorevoli ai suoi assistiti, appunto, esponenti di spicco di famiglie mafiose del Barese, di Foggia e del Gargano.

Le richieste della Procura erano, di otto anni e nove mesi per il giudice e di otto anni e cinque mesi per l'avvocato. Tuttavia, dall'accusa di un caso ulteriore di corruzione e rivelazione del segreto d'ufficio, entrambi sono stati assolti "perché il fatto non sussiste". Al momento si trovano agli arresti domiciliari.

Sono stati inoltre condannati dal gup Laura Liguori alla pena di quattro anni di reclusione e tre anni e otto mesi, rispettivamente l'avvocato penalista Alberto Chiarello e l'attuale collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva, il quale, rispetto ai presunti accordi corruttivi tra il suo avvocato Giancarlo Chiarello e il magistrato De Benedictis, avrebbe usufruito delle scarcerazioni.

Sono stati assolti da tutte le accuse una avvocatessa dello stesso studio legale di Chiariello e l'avvocato Michele Pio Gianquitto, per il quale la Procura aveva chiesto l'assoluzione; l'appuntato dei carabinieri in servizio nella sezione di pg della Procura di Bari Nicola Vito Soriano (assolto dall'accusa di corruzione e rivelazione del segreto d'ufficio), Roberto Dello Russo e Antonio Ippedico, per i quali la procura aveva chiesto 3 anni e otto mesi.

Come riporta l'Ansa, al termine del processo i quattro imputati ritenuti responsabili delle vicende corruttive, sono stati condannati al pagamento delle spese processuali in favore dello Stato e al pagamento di 30mila euro come risarcimento al ministero della Giustizia. Giancarlo e Alberto Chiariello dovranno anche risarcire l'ordine degli avvocati di Bari, costituitosi parte civile. L'importo del danno sarà quantificato in sede civile. E' stata poi ordinata la confisca della somma di 30500 euro nei confronti di De Benedictis e quella del denaro, pari a circa 1,2 milioni di euro, sequestrato a Giancarlo Chiariello. I quattro imputati sono stati infine dichiarati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e incapaci in perpetuo di contrattare con la pubblica amministrazione.

Secondo quanto riporta invece La Presse, l'ex gip è stato inoltre ammesso al rito abbreviato (comincerà il 28 giugno) in relazione al procedimento relativo all'arsenale trovato il 29 aprile 2021 dagli agenti della squadra mobile di Bari in una villetta alla periferia di Andria di un imprenditore agricolo (ammesso all'abbreviato), composto da più di 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette comunemente usate dalla criminalità organizzata in agguati armati, due kalashnikov, 2 fucili d'assalto Ar15, 6 mitragliatrici pesanti Beretta MG 42, 10 Mab, 3 mitragliette Uzi, armi antiche e storiche, pistole di vario tipo e marca, esplosivi, bombe a mano ed una mina anticarro, oltre a circa 100mila munizioni di vario calibro. Un caporal maggiore dell'Esercito ha chiesto di patteggiare a cinque anni.

Aggiornamento: "In data 29/03/2022 il Tribunale di Lecce ha emesso sentenza assolutoria piena nei confronti del Sig. Nicola Vito Soriano perchè il fatto non sussiste, divenuta irrevocabile per la posizione dello stesso nel luglio 2022". 

Il sequestro dei beni a Chiariello

Nelle settimane scorse i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari avevano sottoposto a sequestro preventivo beni del valore complessivo di 10,8 milioni di euro - tra cui immobili prestigiosi nel capoluogo dauno e disponibilità finanziarie - nei confronti dell'ex avvocato penalista di Bari Giancarlo Chiariello. Il provvedimento aveva riguarsato l'ipotesi di dichiarazione infedele dell'Iva e delle imposto sui redditi dovute all'erario tra il 2014 e il 2019. Il provvedimento, su richiesta della procura di Bari, era stato emesso dal gip. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, erano state avviate all'incirca un anno fa, quando, al momento dell'arresto del legale, presso l’abitazione del figlio, furono trovati tre zaini della somma pari a circa 1,1 milioni di euro in contanti (leggi qui). Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Chiariello aveva "riconosciuto come proprie" le somme di denaro sequestrate, "indicandole - spiegano i finanzieri - come i risparmi di vent'anni derivanti dai pagamenti dei clienti per l'attività professionale prestata".

Durante una successiva perquisizione nello studio legale era stata sequestrata documentazione relativa a 239 fascicoli processuali, "utile all’identificazione della sua clientela e alla quantificazione del volume dei compensi professionali effettivamente percepiti". I successivi approfondimenti, anche sulle base delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia ex clienti dell'avvocato, avevano quindi permesso, "di appurare la dichiarazione al Fisco di compensi per importi largamente inferiori rispetto a quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia e rispetto ai parametri indicati nelle cosiddette “tabelle professionali”. In particolare, i suoi ex clienti avrebbero rivelato che l'onorario del penalista "ammontava a 10mila euro, per raggiungere l’importo di 100mila euro per il patrocinio in Cassazione a fronte di un’accusa per omicidio". "Pagamenti effettuati tutti in contanti - hanno ricostruito i finanzieri - in violazione della normativa antiriciclaggio e senza il rilascio di alcun documento fiscale".

I finanzieri avevano quindi eseguito "accurate indagini patrimoniali finalizzate a ricostruire l’effettiva capacità di spesa del nucleo familiare dell’indagato, risultata - nonostante i modesti redditi dichiarati, oscillanti nel periodo 2016-2019 tra i 60 e i 26mila euro - particolarmente elevata, come dimostrato dall’acquisto e dal possesso di auto di lusso, di gioielli e di consistenti disponibilità finanziarie derivanti da titoli di credito, obbligazioni, depositi e conti correnti". Di qui, l’impostazione accusatoria accolta gip presso il Tribunale di Bari (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), secondo cui "il penalista - tra il 2014 e il 2019 - avrebbe evaso l’i.v.a. e le imposte sui redditi dovute all’Erario per oltre 10,8 milioni di euro".

L'avviso di conclusione delle indagini

Nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari notificato l'8 luglio 2021 a 11 indagati - per le quattro vicende relative a presunte tangenti pagate dal penalista barese Giancarlo Chiariello per ottenere la scarcerazione di altrettanti clienti, la Dda aveva ipotizzato l'aggravante di aver agevolato l'attività delle associazioni mafiose di appartenenza di Danilo Pietro Della Malva (oggi collaboratore di giustizia) nei territori di Vieste e Cerignola, di Roberto Dello Russo a Bitonto, di Pio Michele Gianquitto e di Antonio Ippedico a Foggia. 

Nell'ordinanza di custodia cautelare che il 24 aprile dello scorso anno aveva portato in carcere l'ex gip e il penalista, la gip Giulia Proto aveva escluso l'aggravante mafiosa, ritenendo che "nessuno degli indagati è un capo mafia né un esponente di vertice di una cosca mafiosa la cui scarcerazione può aver inciso sul clan di appartenenza". Di parere diverso la Procura, secondo la quale le scarcerazioni avrebbero consentito agli indagati di riprendere i contatti con i sodali e quindi la piena operatività dei gruppi mafiosi sul territorio.

L'ordinanza di custiodia cautelare dell'aprile 2021

"Danilo Pietro e Matteo Della Malva, Valeria Gava, Giancarlo Chiariello e Giuseppe De Benedictis, sono indagati del delitto di corruzione in atti giudiziari - perché in concorso tra loro, De Benedictis, in qualità di giudice presso l’ufficio gip/gup del tribunale di Bari, nell’esercizio delle sue funzioni, Giancarlo Chiariello in qualità di avvocato del Foro di Bari nonché difensore di fiducia di Danilo Pietro Delle Malva, di concerto con quest’ultimo già attinto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 23 ottobre 2019 emessa il 16 dallo stesso De Benedictis in funzione di gip, per partecipazione ad associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e altri reati aggravati - stringevano un patto corruttivo per effetto del quale il gip compiva un atto contrario ai doveri d’ufficio al fine di favorire Della Malva nell’ambito del procedimento penale, adottando un provvedimento de libertate favorevole, grazie alla mediazione di Giancarlo Chiariello, in cambio dei quali, lo stesso De Benedictis riceveva a titolo di controprestazione da costoro del denaro. In particolare, l’11 marzo 2021, previa istanza concertata ad arte con l’avvocato Chiariello, De Benedictis emetteva provvedimento di sostituzione della custodia cautelare presso la casa circondariale di Roma Rebibbia con quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Vasto Marina, ricevendo per il tramite dell’avvocato 30mila euro versati in tranche tramite lo zio Matteo Della Malva e la compagna di Danilo Pietro, Valeria Gala.

Sono indagati con l’aggravante per aver commesso i fatti al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso di appartenenza del ‘meticcio’, promotore ed organizzatore, di una organizzazione criminale dedita al narcotraffico operante con metodo mafioso in provincia di Foggia

De Benedictis, Chiariello padre e figlio e Michele Pio Gianquitto, sono indagati perché in concorso tra loro Giuseppe De Benedictis, in qualità di giudice in servizio presso l’ufficio Gip/gup del tribunale di Bari, pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, Giancarlo Chiariello in qualità di avvocato del foro di Bari, nonché difensore di fiducia di Michele Pio Gianquitto, di concerto con quest’ultimo, già attinto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 27 ottobre 2020 emessa il 29 settembre 2020 dallo stesso De Benedictis, in funzione di Gip, nell’ambito del procedimento penale ‘Grande Carro’, per partecipazione ad associazione a delinquere finalizzata e trasferimento fraudolento di valori, stringevano un patto corruttivo per effetto del quale De Benedictis compiva un atto contrario ai doveri d’ufficio al fine di favorire Gianquitto, adottando un provvedimento de libertate (più) favorevole, grazie alla mediazione di Giancarlo Chiariello, il quale si avvaleva del figlio nel ruolo di emissario, in cambio del quale lo stesso De Benedictis riceveva da costoro, a titolo di controprestazione, denaro.

In particolare il 16 novembre 2020, previa istanza concertata ad arte con l’avvocato Giancarlo Chiariello, De Benedictis emetteva provvedimento di sostituzione della custodia cautelare presso la casa circondariale di Melfi con l’obbligo di dimora nel comune di residenza, ricevendo, quale controprestazione da costoro, per il tramite di Chiariello il 18 novembre 2020, denaro nell’ordine di 5mila euro circa già versati tramite la moglie a Giancarlo Chiariello, con l’aggravante per aver commesso i fatti al fine di agevolare la presunta attività dell’associazionismo di tipo mafioso di appartenenza di Gianquitto presunto partecipe dell’associazione per delinquere armata di tipo mafioso, formata da più di dieci persone, costituente articolazione della batteria Sinesi-Francavilla, componente della federazione associativa di tipo mafioso convenzionalmente denominata Società Foggiana.

Tra gli indagati c’è anche Antonio Ippedico, attinto da una ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 27 ottobre 2020 emessa il 29 settembre dallo stesso De Benedictis nell’ambito della operazione Grande Carro, perché di concerto con il suo difensore di fiducia Giancarlo Chiariello, stringevano un patto corruttivo per effetto del quale De Benedictis, grazie alla mediazione di Chiariello, il quale si avvaleva con il ruolo di emissari del figlio Alberto e della sua collaboratrice, riceveva da costoro denaro.

Il 31 marzo 2021 De Benedictis emetteva provvedimento di sostituzione della custodia cautelare con gli arresti domiciliari nel comune di residenza motivata con l’asserita incompatibilità delle condizioni di salute con la detenzione carceraria a seguito di perizia il cui contenuto veniva predeterminato dallo stesso De Benedictis e di fatto dettato al perito “Ce l’ha, ce l’ha...questo devi scrivere”, incaricato in sostituzione del precedente che si era espresso in termini contrari, ricevendo 5500 euro da Chiariello all’interno di una busta consegnata presso lo studio dell’avvocato presso il quale il 9 aprile si recava De Benedictis.

Con l’aggravante per aver commesso i fatti al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo mafioso di appartenenza di Antonio Ippedico organizzatore dell’associazione per delinquere armata di tipo mafioso formata da dieci persone, costituente articolazione della batteria Sinesi-Francavilla, componente della federazione associativa di tipo mafioso convenzionalmente denominata Società Foggiana"

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