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Cronaca

I 115 Oss Pegaso buttati fuori, il pasticcio del maxi concorso finisce in Procura: "I nostri titoli sono validi"

Vincitori e idonei esclusi sono pronti a ricorrere anche al Consiglio di Stato: "Abbiamo attestati equipollenti". Sono stati tagliati fuori anche dal bando per la riqualifica della Regione Puglia. E sulle chat corrono infamanti accuse nei loro confronti

"Abbiamo perso il treno della vita dopo tanti sacrifici e chiediamo solo giustizia". Vincitori e idonei del Concorsone Oss in possesso degli attestati Pegaso sono pronti a portare le carte in Procura. Una relazione della Regione Puglia ha tagliato le gambe ai candidati a un passo dalla meta: le attestazioni rilasciate dall'Aps Pegaso Istituto Europeo "non possono essere considerate valide ai sensi delle normative vigenti" e i corsi svolti in collaborazione con Validacert "non possono essere autorizzati".

Fine del sogno di un posto a tempo indeterminato. Sono partite più di 115 lettere di decadenza dalla graduatoria per mancanza del requisito specifico di ammissione previsto dall'articolo 3 del bando di concorso, sarebbe a dire l'attestato.

Una operatrice stava provando a pronare un paziente, arruolata per l'emergenza Covid, quando un superiore le ha intimato di lasciare tutto, perché per lei i Riuniti finivano lì. Sull'orlo di una crisi di nervi, uno di loro in ospedale ci è finito, ma per un malore provocato dallo stress. Una operatrice, una volta superato il concorso, si era licenziata, lasciando un posto a tempo indeterminato in una struttura privata, e ora si ritrova con un pugno di mosche in mano.

Si presentano in una quindicina, per raccontare la loro storia a FoggiaToday mostrando i documenti, i badge e i contratti di chi, per lavorare pochi giorni o anche quattro mesi, è stato pescato dalla graduatoria del Concorso unico regionale per la copertura di 2445 posti per le aziende sanitarie della regione Puglia.

"Siamo Oss con attestato equipollente"

"Siamo certi della validità dei nostri attestati e non lo diciamo noi, lo dice una sentenza del Tar", affermano oggi esibendo alcune pergamene datate 2016 e 2017 che certificano il conferimento della qualifica professionale di Operatore Socio Sanitario, rilasciate dall'Istituto Europeo Onlus Pegaso di Domenico Di Conza - da non confondersi con l'università telematica Pegaso - e vidimate anche dal ministero dell'Istruzione.

"Abbiamo pagato duemila e passa euro per un corso, tutto di tasca nostra". C'è chi ne ha spesi anche 3mila aggiungendo la 'terza S', quella per diventare Operatore Socio Sanitario Specializzato. "Noi siamo operatori socio sanitari con attestato equipollente", rivendicano.

La pensa diversamente la Regione Puglia che, nella famigerata relazione di aprile, ha sentenziato che "il riconoscimento ottenuto tramite Accredia non è condizione sufficiente a rendere validi e spendibili in ambito pubblico e privato in Italia e in Europa i titoli rilasciati". Porte chiuse dappertutto, non li chiama più nessuno. "Con questo ci hanno condannato".

Confortati dall'interpretazione dell'avvocato Michele Peretto, esperto in class action e legale degli Oss Pegaso assieme al collega Renato Speranzoni, considerano la sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Puglia che ha respinto il ricorso lo scorso 28 luglio, per quanto sfavorevole, la prova dell'equipollenza dell'attestato che hanno in mano. "Lo dice tra le righe", spiega l'avvocato Peretto. In buona sostanza, i magistrati sentenziano che i ricorrenti sono stati esclusi perché il bando di concorso non prevedeva la possibilità di allegare attestati equipollenti, di conseguenza, per deduzione e stando all'interpretazione del legale, "riconosce il fatto che i miei assistiti fossero in possesso di un attestato equipollente".

Nella lista delle contraddizioni sui titoli, poi, ci sarebbe il caso di uno degli operatori che ha conseguito anche la terza S, sempre tramite Pegaso, che gli è valsa 0,5 punti ai fini della graduatoria. "Perché la formazione complementare rilasciata dalla Pegaso è stata riconosciuta nei titoli e l'attestato no?", si domanda ora.  

I dubbi sul bando

Il bando di concorso, all'articolo 3 relativo ai requisiti di partecipazione, fa riferimento agli articoli 7 e 8 dell'accordo provvisorio tra il ministero della Sanità, il ministro della Solidarietà Sociale e le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano del 18 febbraio 2000 relativamente all'attestato di operatore socio sanitario conseguito a seguito del superamento del corso di formazione di durata annuale. Gli articoli in questione, evidenzia un Oss Pegaso vincitore di concorso, "prevedono un corso di formazione di 1000 ore suddiviso in 450 ore in classe e 550 ore di tirocinio, mentre l'articolo 8 è relativo al programma di formazione per Oss. Quello che prevede l'accreditamento è l'articolo 2 che non viene in alcun modo richiamato in tutto il bando".

Secondo gli esclusi, si configura la mancata applicazione della legge comunitaria del 2013: la pubblica amministrazione avrebbe dovuto tener conto degli attestati equipollenti.

Lo conferma l'avvocato Peretto: ci sono una serie di questioni che, nel merito, non state affrontate dal Tar, "compresa la legislazione sovranazionale che, fino a prova contraria, dovrebbe prevalere su quella nazionale, che a sua volta dovrebbe per forza prevalere su quella regionale".

Alcuni Oss Pegaso, anche qualche giorno fa, avrebbero firmato contratti a tempo determinato in aziende ospedaliere di altre regioni. E allora, carte alla mano, i colleghi si domandano se la Regione Puglia sia una Repubblica a parte.

Con tutta probabilità, ricorreranno al Consiglio di Stato.

Le accuse di 'omesso controllo'

Contestano che non sia stata applicata nemmeno la legge sulla trasparenza dei concorsi: "La norma impone tassativamente alle amministrazioni procedenti di valutare i titoli e comunicare la valutazione prima della prova orale - afferma un Oss Pegaso - Tutti noi, in sede di domanda, abbiamo prodotto copia dei nostri documenti. L'unica cosa che hanno fatto è stata controllare che l'attestato fosse di 1000 ore e che avessimo seguito lo stesso programma della Regione".

Ma sono stati dichiarati ugualmente vincitori o idonei, hanno scelto la sede e a distanza di un anno si sono sentiti dire che i loro titoli non erano validi. "Nel momento in cui mi dichiari vincitore di concorso i controlli dovresti averli già effettuati o no?", è uno degli interrogativi che oggi perseguita gli Oss Pegaso.

Nel bando, il Policlinico si riservava di effettuare ulteriori controlli sui titoli prima delle assunzioni, ma questo secondo i ricorrenti non lo esimeva dall'attenersi alla normativa nazionale ed europea. 

Sulle procedure di controllo da parte del Policlinico Riuniti adombrano più di un sospetto e mostrano almeno tre contratti firmati dal direttore generale Vitangelo Dattoli. Peraltro, non si spiegano come tra loro possano essere stati chiamati - da una graduatoria di più di 13mila persone - gli idonei ma non alcuni vincitori.

Hanno badge, contratti, Tfr, buste paga e relazioni dei caposala che hanno validato e confermato il loro operato. La lettera di decadenza dalla graduatoria è arrivata anche a distanza di mesi dalla scadenza del contratto a tempo determinato.

"Quando sono stati assunti i colleghi, gli Ospedali Riuniti di sicuro non ha provveduto a fare dei controlli, perché altrimenti non avrebbero potuto lavorare". Una di loro ha lavorato 17 giorni, un'altra per un mese in Rianimazione, un'altra ancora per tutto il tempo dell'incarico, vale a dire 4 mesi.

La Regione Puglia, secondo gli Oss Pegaso, con la sua relazione inchioderebbe anche gli Ospedali Riuniti che, a questo punto, avrebbero messo in corsia anzitempo persone senza requisiti. Sostengono che alcuni colleghi siano stati chiamati anche dopo la lettera di decadenza. Ora non fanno che domandarsi per quale motivo gli Oss della Pegaso siano stati assunti dai Riuniti e abbiano lavorato, estratti dalla graduatoria del concorso Oss.

Alcuni starebbe lavorando nelle altre regioni, sia nel pubblico che nel privato. "Le persone che stanno lavorando fuori ricevono anche i complimenti per come siamo stati formati nelle strutture - raccontano - Adesso, però, quelle stesse strutture non ci vogliono più".

La beffa della riqualifica

Nelle conclusioni della sua relazione, la Regione Puglia si rendeva disponibile "a percorrere l'unica strada possibile", intendendo dire "l'accesso a corsi di riqualificazione". Ma, anche in questo caso, l'ultimo bando non prevede gli attestati equipollenti, e gli Oss con attestato Pegaso sono stati tagliati fuori. Al danno, la beffa.

"Abbiamo avuto anche un incontro con l'assessore alla Formazione Sebastiano Leo, con la nuova responsabile Silvia Pellegrini e con il vice presidente della Regione Puglia Raffaele Piemontese. Ci avevano promesso che non ci avrebbero abbandonato. Ora ci hanno esclusi. Siamo abbandonati a noi stessi".

L'avvocato Peretto ha già spedito una Pec alla Regione Puglia per chiedere delucidazioni.

"Siamo vittime di discriminazione da parte degli Ospedali Riuniti, di tutta la commissione, di una relazione della Regione e di un accanimento mediatico mediante mezzi come WhatsApp,Telegram e Facebook. Il nostro avvocato conserva 200 screen di tutte quelle persone che hanno detto che i nostri attestati erano falsi già da un anno e mezzo". Gliene continuerebbe a dire di tutti i colori. "Sui gruppi di Telegram ci hanno fatti nuovi nuovi - racconta una operatrice - Ridevano di noi, scrivevano che noi eravamo i truffatori".

Ma loro continuano a ripetere che "il corso è in regola", anche perché tra i docenti e nella commissione esaminatrice c'erano dottori, Oss e infermieri degli Ospedali Riuniti. Col fascicolo in mano, promettono di andare fino in fondo: "Siamo pronti a tutto, perché sono stati violati i nostri diritti. Abbiamo subito un'ingiustizia. È un vaso di Pandora, e lo stiamo scoperchiando".

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