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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

"Non dormo la notte". Le lacrime di Vincenzo, commerciante di Foggia costretto a chiudere: "E' finita, non ho scelta"

Con le lacrime agli occhi, Vincenzo Cardone ha annunciato che il suo negozio di calzature, Le Bilò a Foggia, non riaprirà. Solo un anno fa, con un ulteriore investimento, si era trasferito in pieno centro. Il lockdown è stata la mazzata finale

"Non dormo la notte, perché so che devo pagare dei commercianti che mi hanno dato la merce, che mi hanno dato fiducia. Quelle parole le ho scritte con le lacrime agli occhi". Vincenzo Cardone si riferisce al suo post del 25 aprile, un messaggio liberatorio di poche amare parole, per annunciare che il suo negozio, "Le Bilò", a Foggia, dopo 17 anni non riaprirà. "Mi sono sfogato, non volevo neanche farlo sinceramente, perché non sono una persona che mette in piazza il proprio dolore. Sono uno che si è fatto sa solo, senza l'aiuto di nessuno e si è costruito pian piano il suo castello per arrivare a questo punto, in cui ti distruggono tutto".

Come un funambolo, sempre in equilibrio precario, senza un impero ma con un negozietto di calzature, ne ha passate tante ma non l'aveva mai vista così nera. Vincenzo è uno di quei commercianti che ti accoglie sempre con un sorriso, anche quando la crisi impazza, i saldi non tirano e nei negozi gira male. "Alti e bassi: il commercio è questo, però, tutto sommato, resisti".

L'inedita esperienza del lockdown è una batosta. E se fai i conti è finita. "Perdi un incasso di 20mila al mese e ovviamente tornano indietro 20mila euro di assegni. E quindi sono 40". Un anno fa si era trasferito in Vico Serafico, da piazza Federico II, e aveva scommesso tutto sul centro, in una strada di passaggio. Il tempo gli stava dando ragione. "La differenza si vedeva, si iniziavano a vedere i frutti. Avevo rimesso di nuovo un prodotto di qualità, il negozio stava andando bene, ma ti mantieni sempre sul filo".

Ora si ritrova, rassegnato, a raccontare come muore il piccolo commercio. "Non parliamo di un negozio che stava andando in fallimento. Nel giro di due mesi un commerciante piccolo che si stava riprendendo, dopo questa botta, come dovrebbe farcela? A me ancora non arrivano i seicento euro. Arriva un punto in cui dici basta, non ce la faccio più. Due sono le soluzioni, forse ho scelto quella più giusta, avendo anche dei bambini, succeda quello che succeda, di certo non mi vado a mettere la corda".

È un bivio che fa tremare i polsi. Ora lo assilla l'incubo delle banche, dei creditori, dei rappresentanti, del proprietario del locale. Detti così, tutti insieme, c'è poco da dormire sonni tranquilli. Si stava rimettendo in pari e stava ripianando il pregresso. "Due, tre mesi indietro del commerciante sono quei 40-50 mila euro".

E mentre stai rimettendo le cose a posto, un impensabile imprevisto rimescola le carte. "Dopodomani mi arriveranno altri 15mila euro di assegni. Come faccio a pagarli? Stava iniziando ad andare bene, stavo pagando sia il vecchio che il nuovo contemporaneamente, ci stavo riuscendo. Sono un piccolo commerciante che si stava rimettendo in gioco e che aveva fatto un ulteriore sforzo per aprire in centro, mi stava andando bene e stavano ritornando i vecchi clienti. Poi ti bloccano tutto e arrivederci e grazie".

Si sente spacciato e non ha altra scelta. "Sicuramente andrò in protesto perché gli assegni sono tornati indietro e da parte della banca e delle aziende ci saranno delle azioni legali. Ed Enzo Cardone sarà finito, non potrà fare più niente. È vero pure che il governo, furbo, ti dice 'non ti preoccupare, io non ti metto in protesto ma tu fra 120 giorni, non più a 60 giorni, dovrai pagare questi assegni, sennò andrai a finire in protesto'. Ti ha fatto il favore di allungarti di due mesi il protesto, ma comunque lo devi pagare, e se io non lavoro più adesso che cosa devo fare, come te li faccio a pagare?".

L'unica salvezza sarebbe ripartire dallo 'zero a zero', cancellando tutto con un colpo di spugna. Un'eventualità che, ne è perfettamente consapevole, non si realizzerà. "Già mi chiamano e mi chiedono che sta succedendo. La vivo solo io questa situazione? La stiamo vivendo tutti".

È mortificato al solo pensiero di quelle aziende che avevano creduto in lui. "Sicuramente dopo che finirà tutto questo casino mi inizieranno a bombardare di telefonate. I rappresentanti magari mi diranno che ci hanno messo la faccia, sono situazioni talmente spiacevoli, e chi se le dovrà abbracciare tra un po' sarò io. Non ti può aiutare nessuno".

Con una famiglia e due figli deve trovare la forza di ricominciare, a tutti i costi: "Ho sempre lavorato e mi sono sempre guadagnato da vivere". Aprirà un'ultima volta per smaltire le giacenze e chi s'è visto s'è visto. "Farò una svendita totale della merce invernale e cercherò di fare i famosi saldi e stralci con le aziende per la merce che vendo a saldissimo. E finisce la storia. Poi chiudo tutto e mi devo rimboccare di nuovo le maniche e reinventarmi".

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