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Cronaca Cerignola

Il pestaggio, sette mesi di agonia e la morte. La mamma di Donato in lacrime a 'Chi l'ha Visto': "Chi sa ci dia una mano"

La vicenda di Donato Monopoli, il 26enne di Cerignola morto dopo 7 mesi di agonia in seguito ad una violenta rissa in un locale. Il caso su 'Chi l'ha visto?'

“Aiutateci. Non si può morire a 26 anni, per futili motivi”. L’appello di Donata, la madre di Donato Monopoli, è straziante. Insieme al marito Giuseppe chiede giustizia per la morte del figlio, morto a 26 anni, dopo 7 mesi di agonia a causa delle conseguenze di una violenta rissa in discoteca, durante una serata universitaria.

‘Chi l’ha visto?’, storico programma di Rai2, ha ricostruito la vicenda con l’inviato Gianvito Cafaro. “Per 7 mesi, Donato ha lottato come un leone”, racconta la madre. “Era sano, faceva sport, ce l’ha messa tutta perchè amava la vita”. Ma 7 mesi dopo quella tragica notte di ottobre, Donato muore. Succede tutto durante una serata come tante. Una festa in un locale alla periferia di Foggia, tantissimi giovani che ballano, poi la rissa. E’ qui, nel parapiglia scomposto nato dal nulla, che Donato (intevenuto come 'paciere' in difesa di un amico) incassa i colpi fatali. Foggiani contro cerignolani, “sembra un derby”, dicono.

Intanto, Donato cade a terra, è grave: viene portato agli Ospedali Riuniti di Foggia in condizioni serie, poi il trasferimento d’urgenza a ‘Casa Sollievo della Sofferenza’ di San Giovanni Rotondo, dove è morto 7 mesi dopo. “Era un ragazzo perbene, vendeva porte e infissi, proseguendo l’attività del nonno  e degli zii”, racconta il padre Giuseppe. “La sua attività cresceva insieme a lui, era un vulcano di idee”, continua l'uomo. Per il fatto, due ragazzi, entrambi foggiani, sono al momento accusati di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi.

Sono Michele Verderosa e Francesco Pio Stallone, il primo con trascorsi da pugile, l'altro nelle arti marziali. Entrambi si difendono dalle accuse e si dicono innocenti. “Non ho fatto lite con quel ragazzo”, si difende al microfono Rai Verderosa. “A me dispiace per Donato, ma io non l’ho toccato”. Eppure i pm la pensano diversamente: sostengono che entrambi gli indagati abbiano colpito il ragazzo. In particolare, che “Verderosa agevolava la condotta criminosa di Stallone che, contemporaneamente, prima sferrava due pugni al capo di Monopoli, quindi si poneva a cavalcioni sulla vittima, continuava a colpirlo con pugni”.

“Bisogna capire il contesto in cui la rissa è scoppiata. Non c’è prova di chi abbia sferrato il pugno e la valenza di questo pugno nel determinismo della lesione provocata a Monopoli”, ribatte l’avvocato Tonio Ciarambino, legale di Stallone. “Non è chiaro chi ha colpito chi, chi le ha prese e chi le ha date”, continua l'altro legale del giovane, l'avvocato Paolo D’Ambrosio. Stallone ha sferrato il pugno che ha causato la lesione più grave? “Questo è un dato incerto. Allo stato, secondo i consulenti del pm che hanno svolto l’autopsia la morte di Donato è dovuta alla rottura di un aneurisma della pica (arteria cerebellare inferiore posteriore, ndr)”.

La famiglia, assistita dall’avvocato Rosario Marino, continua ad inseguire la verità. Un’intera città chiede giustizia per Donato creando anche una community social che, ad oggi, conta circa 17mila followers. La procura ha individuato due indagati, ma tanti giovani erano presenti a quella festa, hanno visto, possono aggiungere frammenti di verità. Possono contribuire a dare giustizia ad un loro coetaneo.

Guarda qui la puntata andata in onda ieri sera

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