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Cronaca Vieste

Cappi d'acciaio per catturare selvaggina sul Gargano, ma nella trappola dei bracconieri trova la morte un cane di proprietà

E' successo a Vieste, dove la Polizia Locale è intervenuta con il personale veterinario dell’Asl e i volontari della Lega del Cane in un terreno ricadente nel perimetro del Parco Nazionale del Gargano

Un cappio d’acciaio per catturare selvaggina, ma nella trappola letale dei bracconieri finisce un cane di proprietà. Accade a Vieste, sul Gargano, dove la Polizia Locale è intervenuta con il personale veterinario dell’Asl e i volontari della Lega del Cane in un terreno ricadente del perimetro del Parco Nazionale, dove bracconieri senza scrupoli hanno installato trappole illegali per catturare selvaggina.

Queste trappole consistono in cordine in acciaio che con un nodo di tipo scorsoio diventano dei veri e propri cappi, pronti a stringersi attorno all’animale al suo passaggio. L'animale che finisce in questa trappola trova una morte lenta e dolorosa, che può avvenire per stretta nel collo, come nell'addome. Se poi la vittima rimane presa per l'arto si può arrivare all'autoamputazione dello stesso.

In uno di questi cappi è rimasto intrappolato un cane di proprietà che purtroppo ha trovato la morte. Il personale del servizio veterinario effettuerà esame autoptico per risalire alle cause della morte. "Queste trappole sono vietate, sempre, in quanto si tratta di mezzi non esplicitamente ammessi ai sensi dell’articolo 13 comma 5 della Legge N° 157 del 1992 e non esistono aree dove si possono utilizzare", spiega Caterina Ciuffreda, comandante della Polizia Locale di Vieste.

"Nelle aree protette, come per esempio nel perimetro del Parco Nazionale del Gargano, è sempre vietato catturare, uccidere, danneggiare o anche soltanto disturbare la fauna selvatic. Sicuramente concorrono anche la violazione dell’articolo 544 ter del C.P. (Maltrattamento animali) nella sua ipotesi più grave in quanto l’animale ha trovato la morte e la violazione dell’articolo 544 bis del C.P. (Uccisione di animali). Se l’animale ucciso è di proprietà altrui concorre altresì la violazione dell’articolo 638 del C.P".

"Tali attività sono illegali e prevedono sanzioni di natura penale, con denuncia alla Procura della Repubblica". E' vietata  anche la semplice detenzione senza utilizzo di qualsiasi mezzo di caccia illecito, come trappole, tagliole, archetti e cappi. Questi episodi tracciano una marcata differenza tra la figura del cacciatore, rispettoso delle leggi e coscienzioso dell'ambiente e della fauna che lo abita e il bracconiere, persona non consona alle leggi e priva di ogni senso civico. 

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