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Cronaca Candela

Lavori abusivi o autorizzati? Chiesa chiusa e statue danneggiate, fedeli contro il parroco "ras"

A Candela monta la protesta nei confronti di Don Michele De Nittis. Nasce anche un comitato di fedeli. Nel mirino soprattutto il restauro fatto nella Chiesa dell'Immacolata, pare non autorizzato

Ci sarebbe malessere nella comunità dei fedeli di Candela. E’ sorto anche un comitato, #lanostraparrocchianonsitocca il nome. Un hashatag che ben sintetizza l’obiettivo: difendere il luogo sacro da una serie di abusi che, a parere dei parrocchiani, verrebbero perpetrati da don Michele De Nittis, giovane prelato assegnato alla Chiesa della Purificazione della Beata Vergine Maria, e, di fatto, responsabile delle otto chiese di cui in tutto è “dotata” Candela.

Questo avveniva un anno e mezzo fa. E in un così breve arco temporale il malessere sarebbe aumentato. Circa cinquanta gli aderenti al comitato ad oggi, ma la realtà è appena nata e starebbe crescendo, raccontano, denunciando una serie di offese da parte del parroco in questione (descritto come una sorta di "ras") nei confronti anche di un ex seminarista, rispetto alle quali vi sarebbero numerose testimonianze.

Potrebbe sembrare un mero alterco tra uomini di chiesa ed ex, ma, carte alla mano, emergono questioni che vanno oltre il personale e rispetto a cui sarebbe cosa buona e giusta fare chiarezza. Anche e soprattutto nell’interesse del prelato. Le divisioni, i sospetti, le denunce, le richieste di chiarezza lasciate inevase non fanno bene alla causa religiosa, soprattutto in un paesino qual è Candela, e rischiano di delegittimarne la guida spirituale e la Chiesa in sé.

Tra le questioni “concrete” che meritano risposta vi è sicuramente la vicenda di un inizio di restauro a cui è stata sottoposta all’incirca un anno e mezzo fa (a cavallo tra il 2016 e il 2017) la Chiesa dell’Immacolata Concezione, risalente al 1590. E avrebbe riguardato interni e statue. L’anomalia, stando ad un carteggio intercorso con la Soprintendenza dei Beni Culturali, è che i lavori sarebbero avvenuti tutti “abusivamente”, ossia senza alcun tipo di autorizzazione e/o comunicazione da parte del prelato al competente Ministero, come da norme che regolano i restauri di luoghi e cose sacre; men che meno nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica che regolano gli appalti (pronti ad eventuali smentite, sempre con carte alla mano).

Vi è di più: perché, come si evince dalla fotografie allegate, alcune statue avrebbero subito danni durante il trasporto (operato, probabilmente, senza le adeguate norme di sicurezza) e nel corso del restauro: si osserva facilmente la frantumazione di alcune parti delle sculture (è accaduto alla statua di San Francesco Da Paola, ad esempio) o l’alterazione di forme, colori e dimensioni (basti pensare che la statua di Gesù Morto è lasciata giacere per terra perchè non entra più nell’urna) . Tanto da portare i soprintendenti, nel corso di un sopralluogo, a chiudere la struttura e a sporgere denuncia. Da un anno la Chiesa dell’Immacolata ha l’ingresso sbarrato.

“Inoltre – si legge in una missiva inviata al Ministero competente-, possiamo attestare che altri oggetti sacri risalenti al 700 sono usciti dalla Chiesa ed inviati ad un laboratorio sconosciuto senza alcun permesso della soprintendenza”. “Nonostante i nostri sforzi nel cercare di dialogare con il parroco per il rispetto della legge, e le conseguenze avute successivamente alla denuncia penale che riguarda la chiesa della concezione, il parroco continua a far dei beni comuni un bene proprio, procedendo a trasporti “abusivi” e pericolosi del patrimonio storico parrocchiale” conclude una delle missive.

"Non abbiamo fatto alcun restauro" la replica di Don Michele alla nostra testata, che parla di "cattiverie" in paese; ammette di aver fatto pochi interventi ma, sostiene, tutti "autorizzati". Sulla chiusura della chiesa afferma che la stessa "è chiusa da sempre" (ma le fotografie ai tempi del suo predecessore, Gerardo Rauseo, mostrano il contrario) e che quindi nessun sopralluogo è stato fatto dalla Soprintendenza, men che meno una chiusura forzata del luogo sacro. Nega che le statue siano uscite per essere trasportate in un laboratorio.

Dell’intera vicenda e del malessere che accompagnerebbe (in un crescendo) la comunità dei fedeli, sarebbe stato messo al corrente anche il Vescovo della relativa diocesi. Del quale, tuttavia, ad oggi, non si registrerebbe alcuna azione. Intanto alla redazione di Foggiatoday continuano a giungere denunce di anomalie e di invasioni di campo della figura religiosa nella sfera laica ed amministrativa.

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