Sparatoria via Sprecacenere: simula tentato omicidio, arrestato 63enne
Denunciato un amico che avrebbe sparato i colpi all'indirizzo dell'auto e fatto sparire l'arma risultata rubata. L'uomo temeva per la propria vita e cercava protezione nella Polizia
Simulazione di reato, esplosione di colpi in luogo pubblico, detenzione di arma comune da sparo e ricettazione della stessa. Con queste accuse gli agenti della squadra mobile di Foggia hanno arrestato L.E., l’uomo di 63 anni che lo scorso martedì aveva allertato la centrale operativa denunciando un attentato omicidiario in suo danno; attentato al quale era miracolosamente scampato.
LA CRONACA DELL'ACCADUTO - Il fatto, secondo il racconto fornito dalla presunta vittima, era avvenuto alle 9.30 di mattina, in via Sprecacenere, alle spalle del cimitero cittadino, una strada rurale all’estrema periferia della città. L’uomo aveva atteso sul posto l’arrivo degli agenti per fornire loro i dettagli dell’accaduto e ricostruire insieme l’esatta dinamica del fatto.
Secondo il suo racconto, due persone a bordo di una motocicletta di grossa cilindrata avevano esploso alcuni colpi di arma da fuoco all’indirizzo della sua autovettura, una Ford Focus che difatti risultava colpita in due punti (entrambi diretti al lato guida, ad altezza uomo). Due, forse tre i colpi esplosi. Poi l’arma si sarebbe inceppata risparmiandogli quindi la vita.
Ad acclarare la versione dei fatti fornita dall’uomo, il ritrovamento sul luogo del delitto di due bossoli calibro 7.65. Ma dalle indagini esperite dalla squadra mobile di Foggia è stato accertato che l’uomo aveva simulato l’attentato nei suoi confronti servendosi della collaborazione di un “amico fraterno” - P.V., che per il fatto è stato denunciato - che avrebbe esploso i colpi all’indirizzo dell’autovettura occupandosi anche di far sparire nell’immediatezza l’arma utilizzata (risultata, tra l’altro, oggetto di furto: fu rubata a Termoli nel 2002).
Si tratta di un caso risultato subito “sospetto” per gli inquirenti: erano troppe, infatti, le incongruenze presenti nella ricostruzione del fatto. A partire dall’insistenza con la quale l’uomo – appena scampato ad un tentato omicidio – ha voluto aspettare, solo ed in una strada desolata, l’arrivo della polizia invece che fuggire e mettersi al sicuro; così come appare del tutto inverosimile che da una moto in corsa sia possibile sparare ad una distanza talmente ravvicinata quando anche l’obiettivo da centrare è in movimento.
Il gesto dell’uomo, secondo quanto riferito dagli inquirenti, rappresenterebbe il tentativo disperato del pregiudicato foggiano di garantirsi indirettamente la protezione delle forze di polizia; è verosimile, infatti, che l’uomo si senta minacciato o, addirittura, stia temendo per la propria vita.
Nonostante ciò, l’uomo non ha voluto formalizzare dichiarazioni in questo senso, né indicare da chi o da che cosa stia cercando di difendersi. Sul fatto sono in corso ulteriori indagini.