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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca San Severo

Caporale in fuga braccato a San Severo: voleva scappare in Grecia, in tasca aveva già la carta d’imbarco

L’uomo, 39enne della Bulgaria, è accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, in concorso con un imprenditore agricolo 61enne del Chietino. Almeno 11 i braccianti sfruttati nei campi e 'ospitati' in precarie condizioni igienico-sanitarie

Caporale in fuga, braccato in autostrada a San Severo: progettava di fuggire in Grecia, in tasca aveva già il biglietto d’imbarco. L’uomo, 39enne della Bulgaria, è uno dei due destinatari di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Lanciano, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Lanciano contro il caporalato.

L’operazione, eseguita dai carabinieri di Atessa, è scattata su una vasta area coltivata nei comuni di Fossacesia e Mozzagrogna nelle prime ore di venerdì 30 ottobre, e ha visto l’impiego di oltre venti militari, tra cui personale del Nucleo carabinieri Ispettorato del Lavoro di Chieti, del 5° Nucleo elicotteri carabinieri di Pescara e ispettori del lavoro.

Le due misure restrittive sono state eseguite nei confronti del cittadino bulgaro, 39enne, attualmente detenuto presso il carcere di Vasto e di un imprenditore agricolo di Mozzagrogna, di 61 anni, attualmente agli arresti domiciliari. Entrambi sono ritenuti responsabili in concorso tra loro, a vario titolo - in qualità di caporale e di datore di lavoro, del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ma anche di numerosi reati in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro. 

Le indagini, condotte dal Nucleo operativo e radiomobile di Atessa iniziate nel mese di settembre 2021, con servizi di osservazione e pedinamento, hanno consentito di mettere in luce una situazione di sfruttamento lavorativo nei confronti di almeno 11 cittadini di nazionalità bulgara tra cui diverse donne, con  condotte delittuose poste in essere dai destinatari delle misure, consistenti nel reclutamento, nell’utilizzo e nell’impiego dei lavoratori stranieri tutti sprovvisti di un regolare contratto di lavoro, allo scopo di destinarli al lavoro agricolo in condizioni di sfruttamento e ai quali era versata una retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi regionali e nazionali.

Era il 39enne bulgaro che, approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità delle vittime, reclutava i lavoratori da impiegare sui campi, tutti suoi connazionali, perlopiù provenienti da un piccolo paese nel nord della Bulgaria al confine con la Romania. Gli stranieri giungevano in Italia via mare dalla Grecia fino alle frontiere marittime di Brindisi o Bari per poi proseguire in autobus fino a San Severo dove venivano prelevati dal loro connazionale che li trasportava fino a Fossacesia. Qui, in un locale di proprietà dell’imprenditore agricolo, fatiscente e con gravi carenze igienico-sanitarie, erano fatte alloggiare fino a undici persone che, come successivamente accertato, erano tutte sprovviste di vaccinazione contro il Covid-19.

Fondamentale la tempestività dell’autorità giudiziaria di Lanciano nell’emettere la misura restrittiva, condizione che ha permesso ai carabinieri di arrestarlo all’altezza di San Severo, prima che lo stesso - già in possesso di un biglietto per la Grecia - si imbarcasse dal porto di Brindisi.

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