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Cronaca

Società Foggiana, blitz dei Ros all'aeroporto di Fiumicino: preso il latitante sfuggito al 'Grande Carro' accusato di truffa all'Ue

L’uomo era sfuggito all'ordinanza di custodia cautelare scaturita dall'operazione che ha smascherato una serie di episodi di truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche in ambito Ue, tutte ipotesi aggravate dalle finalità mafiose per aver agevolato la cosiddetta ‘Società Foggiana’

Operazione ‘Grande Carro’ su truffe in danno all’Unione Europea: arrestato dai carabinieri del Ros il ricercato Ion Prichici Staia.

L’uomo - rumeno, estradato dalla Romania, in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso a novembre 2020 - era sfuggito all'ordinanza di custodia cautelare scaturita dall'operazione che ha smascherato una serie di episodi di truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche in ambito Ue e falsità ideologica, tutte ipotesi aggravate dalle finalità mafiose per aver agevolato la cosiddetta ‘Società Foggiana’.

L’indagine ‘Grande Carro’, condotta dai carabinieri del ROS e del Comando per la Tutela Agroalimentare, ha consentito di documentare i delitti di associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi/esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle UE) ed altri delitti, tutti con l’aggravante mafiosa.

Avviata dal Ros dopo la cattura in Romania del latitante foggiano Francesco Russo (avvenuta il 3.07.2013 poiché condannato all’ergastolo), le investigazioni si sono concentrate sulle dinamiche criminali riconducibili alla batteria Sinesi-Francavilla della Società foggiana, organizzazione mafiosa sviluppatasi alla fine degli anni ’80 nella provincia di Foggia ed evolutasi nel corso degli anni, verso un modello di “mafia degli affari”.

Le complesse indagini hanno evidenziato l’esistenza ed operatività di una articolazione della suddetta batteria attiva a Foggia, Orta Nova, Ascoli Satriano e Cerignola, con interessi su Rimini e l’alta Irpinia, nonché in Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca; i ruoli e funzioni degli affiliati all’interno della consorteria, rispondente a Francesco Delli Carri, storico esponente della Società foggiana e a suo fratello Donato.

In tale contesto sono emerse pure le figure di Aldo Delli Carri, cugino dei suddetti Francesco e Donato, impegnato nel reinvestimento dei proventi illeciti nel settore immobiliare e nelle truffe per l’indebita percezione di contributi per l’agricoltura erogati dall’UE e dalla Regione Puglia; i rapporti dei Delli Carri con esponenti della criminalità garganica e di Canosa di Puglia, grazie ai quali hanno potuto esercitare le proprie attività illecite in quelle aree.

Sotto il profilo delle attività criminali, è emersa una forte pressione estorsiva esercitata dal sodalizio a carico di aziende agricole, ditte di trasporti e di onoranze funebri, società attive nella realizzazione di impianti eolici e nel settore delle energie alternative, costrette al versamento di percentuali sui ricavi/lavori ottenuti, nonché ad affidare in subappalto ad aziende riconducibili al sodalizio. Il complesso delle attività ha svelato inoltre un complesso e sofisticato sistema di truffe finalizzate all’indebita percezione dei fondi per l’agricoltura dell’Unione Europea. Gli indagati, anche con la connivenza di alcuni funzionari pubblici compiacenti, hanno percepito indebitamente, tra il 2013 ed il 2018, contributi per complessivi 13,5 milioni di euro, veicolati attraverso i cosiddetti PIF - progetti integrati di filiera.

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