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Vigne distrutte e lettere estorsive sotto i tralci. Viticoltori 'ostaggio' della malavita, con richieste da 5 a 20mila euro

Almeno 16 casi accertati nell'operazione 'In vino veritas'. Le richieste estorsive variavano dai 5 ai 20mila euro. Due persone sono state arrestate dai carabinieri per tentata estorsione aggravata e continuata e furto aggravato

Prima il danneggiamento della vigna, poi la lettera estorsiva lasciata direttamente sui tralci. Così, imprenditori agricoli diventavano ‘ostaggio’ dei taglieggiatori.

Accade a Torremaggiore, dove questa mattina, nell’ambito dell’operazione ‘In vino veritas’ i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Foggia su richiesta della locale procura, nei confronti di due persone, ritenute responsabili di una serie di tentativi di estorsione e di un furto in danno di viticoltori della zona.

I provvedimenti rappresentano un primo risultato delle complesse indagini, dirette dalla procura, che erano state avviate a seguito di alcuni vili danneggiamenti, accompagnati da minacciose richieste estorsive, subiti da altrettanti agricoltori di Torremaggiore, che avevano suscitato un grave allarme tra gli addetti ai lavori.

Il primo episodio di quello che avrebbe poi assunto le caratteristiche di fenomeno si era verificato nei primi giorni di aprile in località Cantigliano, ed era consistito nel taglio di alcune piante di vite e dei tiranti  posti a sostegno della vigna. Il proprietario del fondo, scoprendo il danno, aveva avuto anche una seconda amara sorpresa: un biglietto manoscritto lo avvertiva che se non avesse pagato 5.000 euro si sarebbe dovuto attendere ben altri danni. A lui il compito di darsi da fare per capire a chi versarli.

Da quel primo danneggiamento, fino al successivo 15 maggio, ne erano poi seguiti altri quindici, identici, ai danni di altri cinque coltivatori della zona, tutti destinatari di analoghe richieste, tutte consistenti in somme che andavano dai 5.000 ai 20.000 euro, non casualmente calibrate a seconda dell'estensione dei terreni presi di mira. Gli inquirenti della procura di Foggia e della Compagnia di San Severo, partendo dal medesimo modus operandi comune a tutti i casi, avevano allora avviato una paziente e complessa attività, dapprima finalizzata a circoscrivere l'ambito investigativo e poi mirata sui due sospetti emersi.

Di grande importanza erano da subito risultati i manoscritti che, presentando evidenti particolari che li facevano ricondurre alla medesima mano, avevano fornito fondamentali ‘informazioni’ sulle caratteristiche del loro estensore che, messe a sistema con la già approfondita conoscenza degli ambienti criminali, avevano quindi permesso di indirizzare l'attenzione sui soggetti raggiunti ora dal provvedimento restrittivo. Le attività intercettive avevano infine fornito gli elementi necessari alla procura dauna per proporre una motivata richiesta cautelare nei confronti dei due.

Nella prima mattina di oggi, i carabinieri della Compagnia di San Severo hanno quindi sottoposto Fiorenzo Pio Luciano,  29enne, e Antonio Legge, 24enne, entrambi di Torremaggiore, senza occupazione stabile e già noti alle forze di polizia, alla misura detentiva della custodia cautelare in carcere, con l'accusa di tentata estorsione aggravata e continuata, ma anche di furto aggravato. Nel corso delle indagini, infatti, era stato possibile accertare che i due si erano anche impossessati di 400 piantine di vite dal fondo di un altro agricoltore.

“Con l'operazione di oggi è stata finalmente restituita serenità non solo alle vittime, che con le loro denunce avevano comunque già dato prova di fiducia nello Stato e nelle sue Istituzioni, ma a tutti gli agricoltori che, soprattutto in questo delicato periodo dell'anno, attendono l'ormai imminente raccolto per poter finalmente avere il meritato riscontro economico con il quale far fronte agli investimenti operati nelle loro colture”, spiegano dal Comando provinciale dei carabinieri di Foggia. “In un settore già messo a dura prova dalle nefaste conseguenze dell'epidemia da Covid-19 ancora in atto, la minaccia di vedersi vanificare tanti sacrifici poteva risultare fatale per la sopravvivenza stessa di tante aziende, con le drammatiche conseguenze familiari e sociali facilmente intuibili”.

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