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Cronaca

Investigatori privati per arrotondare lo stipendio: arrestati poliziotti “infedeli”

Almeno 4 i casi acclarati, tutti relativi a questioni di infedeltà coniugale, tradimenti veri o presunti. Indagati tre poliziotti e una guardia giurata

Indagini private condotte con tecniche e strumenti investigativi tipici della Polizia di Stato. Almeno 4 i casi acclarati, tutti relativi a questioni di infedeltà coniugale, tradimenti veri o presunti.

Un’attività parallela a quella ufficiale, che sarebbe potuta diventare un vero e proprio “business” per tre poliziotti e una guardia giurata (quest’ultima ancora ricercata), coinvolti nell’ambito di una delicata indagine di polizia, coordinata dalla Procura di Foggia, che ha portato all’arresto di tre poliziotti (due in carcere e uno ai domiciliari) che dovranno rispondere a vario titolo di corruzione, peculato, falso, intercettazioni abusive e accesso abusivo ai database del Ministero.

Misura cautelare in carcere per Angelo Savino, assistente capo della polizia di 45 anni (già sospeso per pregresse vicende giudiziarie), in servizio al commissariato di Manfredonia e per l’assistente capo Alfredo De Concilio, di 38 anni, in servizio al reparto mobile di Napoli. Ai domiciliari, invece, il “tecnico informatico” del gruppo, Paolo Ciccorelli, in forza alla sezione di Foggia della Polizia Postale. E’ ancora ricercata, invece, la guardia giurata che per gli inquirenti si occupava di pedinamenti e appostamenti dei soggetti da monitorare.

I COMMENTI DI DE CASTRIS E SILVIS

Escluso il vincolo associativo. Si tratta - ha puntualizzato il capo della squadra mobile di Foggia, Roberto Pititto - di episodi sporadici e non sistematici. Il primo risalente al 2012 e per il quale non è stato riscontrato alcun pagamento; gli altri tutti nel 2014 e in alcuni casi il compenso è stato di 300 euro. Un modo per arrotondare lo stipendio. Gli indagati venivano contattato o tramite conoscenza diretta o attraverso il passaparola.

Come agivano, invece, è presto detto: piazzando microspie nei luoghi frequentati dai presunti “traditori” per intercettazioni ambientali, non perfette ma comunque utili allo scopo, controllando le utenze telefoniche a loro in uso, oppure seguendo i loro spostamenti attraverso le tracce lasciate dall’uso del cellulare o della carta ricaricabile. In un solo caso, quello relativo al 2012, è stato accertato che l’assistente capo Angelo Savino aveva inserito il nome e il numero di telefono del soggetto da monitorare nell’ambito di una indagine in corso per altre vicende, aggiungendolo abusivamente alla lista delle utenze telefoniche da intercettare.

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