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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Due anni e mezzo di paura, "o paghi o ti ammocchiamo": così la Società voleva 200mila euro da un imprenditore

Una delle tante vittime delle due consorterie criminali finita nei tentacoli della piovra mafiosa, al quale alcuni criminali arrestati nell'ambito della operazione Decima Azione, avevano tentato di estorcere 200mila

Per comprendere ancor più la caratura criminale della Società Foggiana, capace di infiltrarsi nel tessuto economico del capoluogo dauno con la violenza e talvolta anche mediante l'utilizzo di armi, di polverizzarne cioè i profitti degli imprenditori estorcendo o tentando di estorcere denaro, basterebbe raccontare il caso del gestore di una cooperativa, rimasto vittima di un incubo durato quasi due anni, dal dicembre 2015 al mese di ottobre del 2017. 

Tutto è cominciato quando due persone, di cui un tale Mimmo, si sono recati nella città di residenza dell'imprenditore designato del quadro criminoso per invitarlo a ritirarsi dall'acquisto di circa 200 ettari di terreni in agro di Foggia, o, in alternativa, a versare la somma di 200mila euro, corrispondente a quella che avrebbero poi versato gli occupanti abusivi dei terreni.

Un mese dopo, a cavallo tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, uno dei due malviventi, presentatosi come l'amico di Mimmo, aveva invitato la preda ad incontrarlo in un bar della città per parlare appunto dei terreni. L'incontro era poi proseguito in un appartamento del quartiere Candelaro dove un altro soggetto gli aveva riformulato la medesima richiesta, minacciandolo, in caso contrario, di morte.

A fronte del diniego della persona offesa - che in alternativa ai termini della tentata estorsione aveva proposto invece l'assunzione di alcuni appartenenti al sodalizio, uno dei malavitosi aveva respinto la proposta e lo aveva messo in guardia nel caso in cui si fosse opposto, sostenendo che avrebbe riferito l'accaduto al gruppo di cui faceva parte, ovvero i Sinesi-Francavilla-Moretti.

Due mesi dopo, tra la fine di aprile e l'inizio di maggio, quattro persone - tra cui Rocco Moretti, Francesco Tizzano e due donne - avevano fermato la vittima all'uscita dalla filiale di una banca di Foggia. Tizzano, dopo aver rappresentato il disinteresse del sodalizio in merito alle eventuali assunzioni, aveva chiesto di accelerare i tempi rispetto al versamento della somma richiesta e di versare quanto prima un anticipo pari a 50mila euro. 

Sembrava che i criminali si fossero arresi, e invece no. A metà giugno tre soggetti  - mentre la persona offesa si stava recando a Foggia per entrare in possesso dei circa 200 ettari di terreno da poco acquistati - lo avevano affiancato con l'autovettura e costretto a fermarsi sotto la minaccia delle armi. Uno dei tre gli aveva puntato la pistola alla tempia minacciando che gli avrebbe incendiato le proprietà e poi sparato: "Hai capito cosa ti abbiamo detto". Un altro lo aveva colpito con uno schiaffo e rotto gli occhiali: "Tu non devi andare a Foggia perché i terreni non sono i tuoi".

Di lì in poi, nel giro di un anno, in più di una occasione in tanti si erano recati presso il deposito della vittima cercando di entrare in contatto con lui; del caso fu avvisato anche un dipendente.

Nel maggio 2017 l'ennesimo grave episodio, questa volta alla luce del giorno lungo la zona pedonale del capoluogo dauno: avvicinato da due soggetti, aveva ricevuto un altro duro avvertimento: "O paghi o ti ammocchiamo". 

E ancora, il 26 luglio due soggetti a bordo di un furgone e una autovettura, travisati in volto e armati di kalashnikov e pistola - erano scesi dai mezzi informandolo che essersi munito di una auto blindata non sarebbe stato sufficiente a salvargli la vita.

Verso la fine della estate, il 17 settembre, due persone si erano recate presso la ditta dell'uomo e a uno dei dipendenti hanno intimato di comunicare al titolare la necessità di preparare un acconto. Il 29 dello stesso mese uno dei correi non identificati, aveva intercettato e bloccato l'auto del nipote della vittima lungo la Statale 16: "Fatti la valigia e vattene a casa, non abbiamo paura di uccidere le guardie e tuo zio insieme a loro. Vi incendiamo tutte le aziende che avete"

L'ultimo episodio risalte al 10 ottobre, quando tre persone a bordo di una Audi A3 Sportback, avevano costretto un dipendente della azienda ad accostare: "Ma tu sei di Napoli, perché non tene ritorni a Napoli". A fronte della risposta del dipendente, che sosteneva di non conoscerli, aggiunsero: "Ma tu lavori per ......". A risposta affermativa gli avevano consigliato di tornare a Napoli, "che è meglio anche per te", il tutto mentre uno dei tre stava impugnando un fucile canne mozze.

Per questo motivo - così come emerge dalle carte dell'operazione Decima Azione - Francesco Tizzano è stato arrestato per tentata estorsione aggravata e continuata in concorso con Rocco Moretti, Domenico Valentini, Giuseppe Lapiccirella, Carmine Delli Calici e Giovanni Putignano, perché, previa concertazione comune a monte, in concorso morale e materiale tra loro e con altri soggetti in corso di identificazione, agendo il Moretti anche quale mandante e comunque rafforzatore dell'altrui disegno criminoso ed il Valentini, Tizzano, Lapiccirella, Delli Calici e Putignano quali esecutori materiali, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con minacce e violenze, compivano atti idonei, diretti in modo non equivoco a costringere il gestore della cooperativa a versare la somma di 200mila euro e a procurarsi un ingiusto profitto con pari danno per la persona offesa, non riuscendo nell'intento per cause indipendenti dalla propria volontà e, in particolare, per gli espedienti utilizzati dalla persona offesa per posticipare il versamento della somma

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