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Mafia a Foggia, fermati padre e figlio 16enne per la bomba di vico Ciancarella: sono parenti del boss Trisciuoglio

I due sono ritenuti gravemente indiziati dei reati, tutti aggravati dal metodo mafioso, di detenzione e porto di materiale esplosivo, danneggiamento, mentre il solo genitore è accusato anche di tentata estorsione

Due persone sono state fermate per il recente attentato dinamitardo in danno del ristorante Poseidon, in vico Ciancarella, a Foggia. Si tratta di padre e figlio, rispettivamente R.F. 45 e 16 anni, fermati nella tarda serata del 17 febbraio: nei loro confronti, gli agenti della squadra mobile di Foggia hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto della misura detentiva presso istituto penale minorile

Secondo l’impostazione accusatoria, i due sono ritenuti gravemente indiziati dei reati, tutti aggravati dal metodo mafioso, di detenzione e porto di materiale esplosivo, danneggiamento, mentre il solo genitore è accusato anche di tentata estorsione. I due, quindi, sarebbero direttamente coinvolti nel recente episodio dinamitardo commesso lo scorso 9 gennaio, ai danni del risto-pub 'Poseidon', colpito dall’esplosione di un ordigno posizionato ai piedi della saracinesca.

L’accertamento dei gravi indizi di colpevolezza posti alla base dei due provvedimenti eseguiti nei confronti degli indagati è il frutto dell'attività di indagine svolta dagli investigatori, che hanno visionato ed analizzato i molteplici filmati ripresi dalle telecamere pubbliche e private della città di Foggia acquisiti nell’immediatezza dei fatti. Infatti, i numerosi filmati acquisiti dagli investigatori, oltre ad inquadrare due soggetti travisati nel momento in cui è stato posizionato l’ordigno artigianale, hanno ripreso il tragitto che gli stessi avrebbero percorso, dopo aver compiuto l’azione delittuosa, sino al raggiungimento di un luogo sito nei pressi della loro abitazione.

Durante il tragitto, i due -  al fine di rendere più complessa l’acquisizione di elementi investigativi a loro carico  - si sono liberati di parte degli indumenti indossati nella fase esecutiva dell’attentato. La disamina dei molteplici filmati acquisiti ha quindi permesso di evidenziare le caratteristiche fisico-somatiche e particolari che sono stati ritenuti individualizzanti degli indagati, elementi opportunamente riscontrati da una mirata perquisizione effettuata dalla polizia, la quale ha permesso di rinvenire e sottoporre a sequestro parte degli indumenti utilizzati per il compimento del grave reato.

Nei due provvedimenti viene contestata anche l’aggravante della mafiosità dell’azione criminale, con specifico riferimento alle eclatanti modalità con cui l’azione è stata commessa, facendo esplodere un ordigno sulla pubblica via, modalità tipiche delle metodiche mafiose ed idonee a provocare allarme sociale nella collettività, rafforzando il messaggio intimidatorio ai danni delle vittime.  

Gli accertamenti tecnici espletati dalla polizia scientifica di Roma hanno accertato che l’ordigno possedeva spiccata potenzialità offensiva. Infatti, l’onda pressoria generata dall’esplosione e il materiale proiettato avrebbero potuto causare gravi lesioni, anche potenzialmente mortali, a chi si fosse trovato in quel momento nei pressi del luogo dell’esplosione. Ed in effetti, come accertato in sede di sopralluogo, la deflagrazione ha causato rilevanti danni, consistenti in danneggiamento di infissi, suppellettili, arredi, vetrate e parte delle strutture murarie del locale.

Il padre è legato da vincoli di parentela con il soggetto a capo della ‘batteria’ foggiana Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, coinvolta nelle recenti operazioni antimafia compiute a seguito dell’azione investigativa sinergica delle forze di polizia e del coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Bari. E' anche il fratello di un altro soggetto coinvolto nell’operazione ‘Decima Azione bis’, nel cui procedimento era stato attinto da misura cautelare applicativa della custodia cautelare in carcere per il reato di cui all’art. 416bis c.p., con il compito di riscuotere materialmente somme estorsive presso i commercianti ambulanti del mercato settimanale di Foggia.

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