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Cronaca

Le 'Nuvole d'oro' che offuscano Foggia, 'il pensierino dalla Grecia' e quel "ma che Landella, non ti azzardare!" di Longo

Le intercettazioni dell'operazione Nuvole d'oro che ha portato all'arresto di Bruno Longo, Antonio Apicella, Luigi Panniello e Antonio Parente

Un presunto giro di tangenti per liquidare le fatture di un servizio in appalto del Comune di Foggia. Ammonta a 35mila euro, nel complesso, il volume delle ‘mazzette’ che un imprenditore molisano avrebbe versato per ottenere quanto dovuto.

Un meccanismo rodato, un ‘sistema’ per la guardia di finanza che, insieme alla procura di Foggia, ha condotto l’indagine ‘Nuvola d’oro’, che questa mattina ha portato all’arresto di quattro persone e fatto tremare Palazzo di Città.

Si tratta di Bruno Longo, consigliere comunale dei Fratelli d'Italia, Antonio Apicella medico in pensione di 70 anni, Luigi Panniello di 57 anni, imprenditore che opera nel settore informatico e Antonio Parente, addetto al servizio informatico al Comune di Foggia.

Alla base dell’inchiesta ci sono innanzitutto le fatture. Tre, in particolare sono finite nel mirino delle fiamme gialle: sono i documenti n. 81/18, 6/19 e 54/19 relativi a prestazioni legate al servizio informatico di archiviazione dati aggiudicato dal Comune di Foggia ad una azienda molisana, con determina dirigenziale n. 237/17. Il servizio in questione è quello di archiviazione dati per il Comune, o meglio ‘cloud computing’. La durata dell'appalto era di un anno, ma poi prorogata.

IL SISTEMA DELLE INTERCETTAZIONI

Accanto ai documenti contabili, ci sono poi le intercettazioni ambientali e telefoniche che renderebbero l’idea del meccanismo. Sono le conversazioni, infatti, a fare da padrone nelle 58 pagine di ordinanza. Comunicazioni che si facevano sempre più frequenti a ridosso dei termini di liquidazione delle fatture, per ottenere le quali - come si legge nell’ordinanza firmata dal giudice Domenico Zeno - era stato chiesto all’imprenditore molisano il pagamento del 10% dell’importo delle fatture.

Per intenderci, sulla somma di 60mila euro, ne doveva rendere 6mila euro, “se voleva ottenere la liquidazione della fattura, considerato che stava operando in regime di proroga non autorizzata in un rapporto che non poteva interrompere”, si legge nel documento. Richiesta accolta dall’informatico, che precisa che “gli incontri avvenivano sempre a casa di Apicella, qualche volta al Bar Delle Rose, in Via Gramsci”.  

In una occasione, si è registrata anche una trasferta in Molise, dove ha sede l’azienda. Il denaro veniva consegnato in contanti, con pagamenti di 1000 o 2000 alla volta, secondo le disponibilità momentanee.

EST MODUS IN REBUS

Ad insospettire le fiamme gialle vi è innanzitutto “l'anomalo interessamento dell’Apicella alle vicende relative al rapporto tra l'imprenditore e Antonio Parente”, che ha come unica spiegazione “il pagamento della tangente ('Ti fai vivo'?)”. Atteggiamento sfuggente che viene più volte stigmatizzato da Apicella: “Ma stiamo scherzando? E’ venuto da fuori è stato accolto, ricevuto e tutto...”.

Più volte il  medico in pensione è stato costretto a sollecitare l’imprenditore, in un caso con l’invio di un messaggio eloquente: “Est modus in rebus”, gli avrebbe scritto. “Io come sai conosco appena l’italiano”, avrebbe risposto l’altro.

Il gip tratteggia il ruolo degli indagati: “L'intervento del consigliere Bruno Longo era diretto a far liquidare la fattura interagendo non direttamente con il funzionario Di Cesare, con il quale non era in buoni rapporti, ma attraverso altre vie”.

Ovvero, “si doveva impedire che la fattura venisse inscritta nei debiti fuori bilancio e il Bruno doveva servire a quello scopo facendola liquidare prima. “Mo' vedro' di fare un miracolo”, avrebbe detto.

IL PENSIERINO DALLA GRECIA

Per il consigliere era pronto il ‘souvenir’ del dottor Apicella. “Il 2 agosto Apicella, rientrato dalla Grecia, contattava Panniello e si vedeva con lui nel suo ufficio. Il 5 agosto Apicella chiamava Longo e gli diceva che voleva incontrarlo perché 'ti ho portato un pensierino' dalla Grecia”.

La chiave di lettura del pubblico ministero e della polizia giudiziaria è quella “della parte di tangente che aveva trattenuto Panniello destinata a Longo, come gli avrebbe chiesto di fare Apicella in precedenza”. 

La circostanza è confermata dall'intercettazione ambientale tra Antonio Apicella e la moglie: “Che devi fare .. tu ci tieni a incontrarlo e lui no”, dice la donna. “Gli devo dare la quota sua... ho portato un pensierino dalla Grecia”, ribatte l’uomo. “Le frasi dette da Apicella sono molto significative. Egli dice chiaramente a sua moglie, dopo avere parlato con Longo che gli deve dare la sua quota. Pertanto  - rimarca il gip - si deve ritenere anche Longo un partecipe dell'accordo criminoso presente con gli altri tre indagati. Egli era il referente politico, colui ,che con la sua sfera di influenza ed i suoi rapporti con il sindaco di Foggia  riusciva a far emettere la determina al responsabile del settore e a far liquidare le fatture”.

C'E' CHI TIRA IN BALLO IL SINDACO

Spunta il nome del primo cittadino (estraneo alle indagini), che viene tirato in ballo in più circostanze. In particolare, è l’intercettazione di una conversazione tra Apicella e Longo a catturare l’attenzione. “Tranquillo dobbiamo spartire (in dialetto)... questi sono più pochi... mi devi altri 1.500”, dice Longo. “Qui c'è la quota per Landella” ribatte Apicella. La risposta di Longo: “Ma che Landella ... non ti azzardare! ...non ti azzardare!". “Bruno come devo fare…” continua il medico. “Non ti azzardare… sennò li vado a prendere io da Landella. Là ci stanno i 1500 euro, dammeli”, conclude.

LE CONCLUSIONI

L'imprenditore indotto a pagare, interrogato dal pm, ha dichiarato  "che dopo il pagamento della tangente al 10 per cento dell'importo, prima fatura, i complici avevano richiesto il pagamento di 15000 alla volta e che comunque lui aveva pagato 30.000 euro. Si tratta - rimarca il gip -  dell'avere esercitato una indebita pressione da parte di un pubblico ufficiale (Parente) a farsi pagare per la liquidazione di fatture emesse in regime di proroga, pagamenti effettivamente avvenuti. Parente si serviva della complicità  di un altro pubblico ufficiale, il consigliere comunale Longo e con l'ausilio di un faccendiere locale, il medico in pensione Apicella e di un altro soggetto, Panniello, che in passato aveva lavorato per conto dell'imprenditore molisano. Le interettazioni telefoniche ed ambientali confermano le sue accuse", conclude.

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