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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Cerignola

Duro colpo al mercato nero del ricambio auto: smantellata 'impresa criminale', a Cerignola un business da 100mila euro al mese

L'operazione della polizia stradale pugliese, ‘Cannibal Cars’ che, all’alba di oggi ha portato all’arresto di 8 persone (sette in carcere e una ai domiciliari), mentre altre due sono attivamente ricercate. Ricostruita la gerarchia di potere e il modus operandi

Una organizzazione di tipo ‘imprenditoriale’, che agiva secondo uno schema gerarchico preciso, con ruoli e compiti definiti. Il business del ricambio auto illegale aveva sede a Cerignola, nel Foggiano, città più volte finita al centro della cronaca per episodi di furti di auto, ricettazione e riciclaggio delle componenti.

Qui, gli agenti della polizia stradale pugliese hanno smantellato una ‘impresa’ criminale in grado aprirsi dalla Capitanata al resto dell’Italia, con accordi commerciali stretti anche all’estero. E’ quanto emerso nell’operazione ‘Cannibal Cars’ che, all’alba di oggi ha portato all’arresto di 8 persone (sette in carcere e una ai domiciliari), mentre altre due sono attivamente ricercate.

Tutti con precedenti specifici, risponderanno dei reati di ricettazione e riciclaggio di parti di auto, ma anche di reati ambientali per lo sversamento illecito di olii e altre sostanze nocive per l’ambiente. Le indagini, coordinate dalla Procura di Foggia, sono scaturite dalle attività di polizia amministrativa nelle autodemolizioni abusive sul territorio e hanno permesso di ricostruire il modus operandi del gruppo, che vedeva tre uomini di Cerignola gestire la parte organizzativa e commerciale, mentre una piccola ma fidata manovalanza era impiegata nel gestire il resto della linea: dai furti auto (anche su commissione) alla conseguente attività di ‘cannibalizzazione’ e bonifica delle parti.

L’attività, è stato quantificato, fruttava al gruppo fino a 100mila euro al mese. Il segmento di riferimento era quello delle auto di alta gamma, tutte di recente immatricolazione (un anno di vita o poco più). In un deposito adibito a base operativa, gli agenti hanno trovato migliaia di componenti perfettamente conservate, catalogatee ‘prezzate’. La vendita dei ricambi avveniva anche attraverso internet, soprattutto per il mercato estero.

I nomi degli arrestati

A capo dell’organizzazione, vi era un cerignolano di 27 anni, conosciuto come ‘Il capo’, mentre un 38enne era 'Il Meccanico’. Ad un 53enne erano demandati i compiti di addetto alla logistica e prestanome per l’affitto di box e capannoni da utilizzare come deposito mezzi e aree di smontaggio. La consorteria si avvaleva anche di cinque cittadini stranieri, tra cui due coniugi (la donna è ai domiciliari in quanto madre di un bambino in tenera età), che gestivano l’intera filiera: dall’acquisto dei veicoli rubati dalle ‘squadre’ operanti sul territorio, per continuare con lo smontaggio e lo smembramento degli stessi, lo stoccaggio e la prezzatura delle singole parti, fino alla vendita diretta ed online dei ricambi anche sul mercato internazionale.

In questo contesto operava un 30enne detto ‘Lo Zingaro’, trasportatore dei veicoli rubati o delle parti rubate (specie nella Bat) scortato dalla moglie; ad un certo ‘Alì’, 58enne era affidato il ruolo di custode, magazziniere e corriere al dettaglio dei ricambi riciclati, mentre al trentottenne, detto ‘Il Biondo’, è risultato il primo consulente e fiancheggiatore del ‘Capo’ nel suo ruolo di contabile ed intermediario con il mercato estero est europeo. Ad altri malviventi, destinatari anch’ essi di misure cautelari, sono stati contestati solo dei singoli reati.

All’interno di uno dei depositi, la polizia ha scoperto un caveau telecomandato, una stanza blindata nella quale erano custodite le componenti di ricambio più delicate e costose (centraline e altre parti elettroniche) e la scoperta di un autentico ‘libro mastro’ nel quale erano annotate le quantità ed i prezzi dei pezzi commercializzati sia sul mercato estero (con particolare riguardo alla Polonia) che in quello locale, per un giro di affari complessivamente stimato in oltre 100 mila euro mensili.

Altrettanto singolare si è rivelata la scoperta di una affiatata cooperazione internazionale interna al gruppo criminale, nell’ambito della quale i cittadini stranieri, avevano compiti di estrema responsabilità in collaborazione con i già citati coniugi. Infatti il gruppo straniero si occupava non solo della guardiania dei depositi dei ricambi e del trasporto con staffette dei componenti dai siti di smontaggio a quelli di stoccaggio, ma anche di una sorta di controllo di qualità sui pezzi da immettere sul mercato, che venivano ripuliti definitivamente di ogni apparente etichetta che potesse ricondurli ai veicoli di appartenenza rubati.

Al termine dell’operazione, per la quale sono stati impiegati circa 80 uomini, nei confronti degli indagati è stato anche notificato un decreto di sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca, per un controvalore di circa 270mila euro.

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