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Cronaca

Arrestato Sbrocchi, il foggiano che voleva 40 miliardi dal Vaticano in cambio della Orlandi

Francesco Pio sbrocchi è stato catturato a Termoli per una pregressa condanna. Nell'ambito di un'altra inchiesta aveva minacciato che avrebbe fatto trovare Emanuela Orlandi morta in piazza San Pietro

E’ stato arrestato a Termoli nella tarda serata del 16 febbraio, dal personale della Catturandi, Francesco Pio Sbrocchi, 55enne nato a Troia ma residente a Borgo Cervaro a Foggia (dove però qualche giorno prima era risultato irreperibile), per una pregressa condanna relativa al reato di cui all’art. 163 – RD 773/1931.

Per poter dare esecuzione al provvedimento, essendo l’uomo molto abile a nascondersi e a far perdere le proprie tracce, durante la fase investigativa c’è stata molta cautela, tant’è che gli agenti, individuata l’abitazione sita alla periferia della città molisana, si sono appostati nelle vicinanze dell’appartamento senza dare nell’occhio e in attesa che l’uomo facesse rientro.

Dopo qualche ora di attesa, al suo arrivo, l’uomo è stato individuato, catturato, accompagnato presso gli uffici del commissariato di polizia di Termoli e poi, al termine delle incombenze di rito, ristretto presso la casa circondariale di Larino

Per aver una giusta contezza del profilo criminale e della scaltrezza di Francesco Pio Sbrocchi, è opportuno ricordare che nel 1994 dalle indagini sulla sparizione di Emanuela Orlandi, venne alla luce una piccola banda di estorsori che con un piano maldestro avevano cercato di spillare 40 miliardi alla Santa Sede.

Le indagini, condotte dai giudici Adele Rando e Rosario Priore infatti, portarono all'arresto di don Tonino Intiso, all’epoca dei fatti direttore della Caritas di Foggia, di Francesco Pio Sbrocchi ​e dell'avvocato Matteo Storace, tutti colpiti da mandato di cattura per concorso in estorsione aggravata, conclusasi come tentata truffa ai danni dello Stato di Città del Vaticano.

Ma, come riferito dall'avv. Giovanni Maria Giaquinto, per quanto riguarda la posizione del collega, l'avv. Matteo Starace (rimesso in libertà dopo pochi giorni), le indagini accertarono l'assoluta infondatezza dell’ipotesi accusatoria, tanto che la sua posizione, parimenti a quella degli altri due indagati, venne archiviata per insussistenza del fatto. Starace - precisa l'avv. Giaquinto - ottenne anche un indennizzo per la ingiusta detenzione, da lui poi devoluto in beneficenza.

Il foggiano, all’epoca dei fatti 36enne, con precedenti penali per truffa, reati contro il patrimonio e millantato credito, da oltre un anno era ospite della Caritas di Foggia, dove mangiava e dormiva, fino a quando si era reso irreperibile presentandosi come il "segretario particolare" di don Tonino Intiso.

Le indagini accertarono che nella tentata estorsione al Vaticano, fu proprio lui ad aver fatto da intermediario, di una non meglio precisata organizzazione internazionale, con il responsabile della Caritas diocesana di Roma monsignor Di Liegro, (in alcuni incontri quest’ultimo accompagnato da rappresentanti della Segreteria di Stato del Vaticano).

Infatti, la liberazione della Orlandi Emanuela era sottoposta alla richiesta estorsiva di 40 miliardi di vecchie lire, 150 posti di lavoro nominativi in istituti di credito nazionale e il trasferimento di circa 600 impiegati della pubblica amministrazione, a titolo di prova, su diffidenza dell’interlocutore del Vaticano che chiedeva una prova dell’esistenza in vita della giovane Orlandi.

Nella trattativa sbrocchi avrebbe promesso una videocassetta con le riprese della ragazza, in cambio di un anticipo della somma, complessiva a 5 miliardi di vecchie lire, minacciando che qualora ci fossero stati intoppi nella trattativa, l'organizzazione avrebbe fatto trovare morta Emanuela Orlandi in Piazza San Pietro. A tutt’oggi, la ragazza non è mai stata ritrovata.

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