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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Antonio Niro, il pentito che si ribellò alla mafia foggiana: “Questa mattanza non finirà”

Intervista ad Antonio Niro, l’uomo che nel 2006, nei pressi della stazione ferroviaria di Foggia, avrebbe dovuto uccidere il magistrato Giuseppe Gatti. Si tirò indietro e decise di collaborare con la giustizia

Costretto a fuggire con la propria famiglia, a cercare riparo altrove, lontano dalla sua città d’origine, a difendersi dalle minacce e dalle intimidazioni, a sfuggire ad agguati e tentativi di sequestro. Undici anni fa Antonio Niro avrebbe dovuto ammazzare, per conto della mafia foggiana, l’allora sostituto procuratore Giuseppe Gatti. Tre giorni di pedinamento nei pressi della stazione ferroviaria del capoluogo dauno, per fortuna, lo convinsero del contrario: Niro, infatti, si tirò indietro.

L’agguato a San Severo

Pagò però a caro prezzo le conseguenze di quella decisione, poiché fu ben presto vittima di un agguato mentre era in compagnia di sua moglie e della loro figlia di appena sei mesi. Un episodio inquietante che lo spinse, dal giorno successivo, a collaborare con la giustizia. In quel lasso di tempo tra il processo e la sua testimonianza, viene trasferito a Bolzano, ma i ‘nemici’ lo rintracciano dopo appena dieci giorni di esilio.

L’operazione Osiride e la scomparsa di Scopece

Nel frattempo, in un filone parallelo alla vicenda, nel maggio 2007 - nell’ambito dell’operazione Osiride - la Squadra Mobile esegue dieci arresti per il racket del ‘caro estinto’. Prima, il 6 novembre 2006, era scomparso nel nulla il 34enne becchino Giuseppe Scopece, altra vittima di lupara bianca: “Fu lui ad avvertirmi che mi avrebbero ammazzato ma io non sono riuscito ad avvertire lui purtroppo” ci confida.

La condanna, il carcere e le nuove generalità svelate

Condannato prima e scontata la pena in regime di 416 bis per associazione mafiosa, possesso di armi in luogo pubblico e traffico di droga, il collaboratore di giustizia entra nel programma di protezione, ma la sua nuova residenza e le sue nuove generalità vengono ben presto svelate, comunicate al comune di provenienza – ci dice – da chi invece avrebbe dovuto salvaguardare la sua integrità: “E' stato come consegnarmi su un piatto d'argento alla mafia foggiana”. Era il 2015.

Antonio Niro, il tentativo di sequestro

Migliaia di chilometri di distanza, eppure Antonio Niro viene di nuovo rintracciato e nel 2016 subisce un tentativo di sequestro. “Mi sono recato a un supermercato vicino casa mia e al rientro verso casa, da una stradina, è sbucato un furgone Mercedes di colore grigio, dal portellone sono uscite due persone che hanno tentato di sequestrarmi. Dietro c’era una Punto che si era messa a suonare il clacson per allertare qualcuno. Sono riuscito a scappare. Ci hanno riprovato a maggio di quest’anno”.

L’intervista ad Antonio Niro, ex collaboratore di giustizia

Niro mi perdoni, ma se avessero voluto farla fuori lo avrebbero già fatto o sbaglio? La verità è che dove sono io, loro non hanno il potere di potermi sparare”. Vuol dire che c’è anche una sorta di rispetto dei luoghi?"Sì, l’unica cosa che mi sta salvando fino ad oggi e non so ancora per quanto, perché qui non vogliono casini”

Scusi, ma è vero che le hanno chiesto 120mila euro quale garanzia del fatto che non l’avrebbero più cercata? “Si, tre settimane fa, mentre mi stavo recando in un centro commerciale, mi sono accorto che una Punto Rossa vecchio tipo mi stava seguendo. All’interno, un personaggio ha fatto segno di volermi parlare, mi ha invitato a non fare casini con le denunce e a rimediare all’errore pagando la somma di 120mila euro”.

A quel punto Antonio Niro si precipita a casa, prende moglie e figli e scappa di nuovo, rifugiandosi in un appartamento messo a disposizione da un’associazione.

Niro, a proposito di quanto accaduto nei pressi della stazione di San Marco in Lamis, lei ha detto una cosa molto forte e cioè che la mafia non lascia in piedi nessuno: “Esatto, quella foggiana è la più pericolosa, non lascia testimoni in giro”. Però è molto probabile che si sia trattato di uno scambio di persona: “E’ la stessa cosa, cambia poco”

I cittadini attribuiscono le colpe allo Stato, alla mancata attenzione a fenomeni di questo tipo, soprattutto in provincia di Foggia, almeno fino all’ultimo tragico episodio dei due fratelli assassinati. Secondo Lei qualche colpa ce l’hanno anche i cittadini?I cittadini l’unica colpa che hanno è quella che non denunciano, ma io mi metto nei panni loro, perché nei momenti in cui denunciamo, chi ci tutela?”.  E il programma di protezione?Non lo auguro a nessuno, perché sei un numero e nient’altro, vivi come un fantasma”.

Oggi cosa direbbe a Minniti?La Procura di Foggia e la DDA di Bari eseguano delle severe condanne come hanno fatto con me. Sicurezza e protezione alle persone che si espongono, solo così noi sconfiggeremo questi assassini”.

Lei ha paura?Sono vulnerabile, ho due bambini di cui una invalida, poi sapendo che non ti puoi muovere come libero cittadino è davvero pesante”.  E se tornasse indietro?Tornerei a pentirmi”.  Le manca la sua città?Sì, mi manca un po’ tutto della mia terra, ma  purtroppo non sono nemmeno nelle condizioni di poter fare una visita ai miei cari nel cimitero

Ma all’epoca come mai si è trovato invischiato in questa situazione?Io lavoravo, nel momento in cui è nata mia figlia sono sorti dei problemi, a lei e a mia moglie, per cui sono stato licenziato. Psicologicamente ero provato. Ho conosciuto una persona che a sua volta mi ha fatto conoscere un personaggio di spicco della malavita e da lì sono crollato”

Al magistrato Gatti, in un certo senso, crede di averle salvato la vita? No, non credo che lui mi debba qualcosa”.

Come immagina il suo futuro “Lo vedo nero perché non credo più nella giustizia, non credo in questa forma di protezione che fa acqua da tutte le parti, che Dio ce la mandi buona. Volevo soltanto che il servizio centrale di protezione mi cambiasse le generalità seguendo l’iter giusto” E non l’ha fatto? Come le dicevo prima, assolutamente no”

E che mi dice della provincia di Foggia? Cambierà qualcosa? “Questa mattanza non finirà qui, purtroppo i vecchi stanno tornando alla ribalta”

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