rotate-mobile
Cronaca Manfredonia

Bagni Bonobo, il Tar annulla l’interdittiva antimafia

Secondo i giudici, la valutazione prefettizia sul controllo giudiziario revocato per esito positivo era carente

La Sezione II del Tribunale amministrativo regionale per la Puglia ha annullato il provvedimento della Prefettura di Foggia che, ad aprile, aveva confermato l’interdittiva antimafia del 2018 nei confronti della Biessemme srl che gestisce lo stabilimento balneare ‘Bagni Bonobo’, sul Lungomare del Sole a Manfredonia. Il pronunciamento dei giudici amministrativi è stato pubblicato oggi, dopo la camera di consiglio del 21 giugno. Sono stati annullati, per invalidità derivata, anche gli atti del Comune di Manfredonia consequenziali alla conferma dell’interdittiva, vale a dire la revoca delle concessioni demaniali e delle Segnalazioni certificate di inizio attività per l’esercizio dell’attività di stabilimento balneare e somministrazione di alimenti e bevande.

La società è stata sottoposta per due anni al controllo giudiziario, da aprile del 2020. Il 3 maggio scorso, il giudice della prevenzione lo ha revocato per esito positivo del percorso di risanamento. Il Tar, dunque, ha analizzato il rapporto tra controllo giudiziario, conclusosi favorevolmente, e successive valutazioni del prefetto ai fini dell’aggiornamento dell’interditta e ha concluso come la valutazione prefettizia fosse illegittima per difetto e/o erronea istruttoria e carenza di motivazione. Secondo il Collegio, il prefetto “avrebbe dovuto valutare le circostanze fattuali riportate nelle relazioni” di monitoraggio dell’amministratore giudiziario, prese in considerazione “solo formalmente”, mentre avrebbe dovuto analizzarle e vagliarle per “darne ragione nella motivazione del provvedimento adottato”, e dunque nella conferma di interdittiva.

“L’amministratore giudiziario ha, fra l’altro, controllato i rapporti bancari, la regolarità contributiva, i pagamenti all’erario e l’Iva, lo stato patrimoniale, i rapporti pendenti - osservano i giudici amministrativi - ha verificato le modalità di individuazione dei fornitori per l’approvvigionamento quotidiano di generi alimentari; ha controllato le procedure seguite per l’assunzione dei lavoratori stagionali; ha controllato l’affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria per la riapertura dello stabilimento balneare. Nel provvedimento impugnato non v’è traccia della considerazione di siffatte circostanze congiuntamente a quelle che il Prefetto ha ritenuto indizianti di un’attuale prognosi di pericolo di permeabilità mafiosa".

Il Collegio rileva come, “d’altro canto, anche le verifiche condotte dalle Forze dell’ordine successive all’ammissione al controllo”, non contengano “elementi di valutazione delle circostanze attuali alla luce dell’attività di controllo posta in essere dall’amministrazione giudiziario”. La Prefettura, secondo i giudici, non avrebbe evidenziato “alcun evento accaduto nel corso del controllo giudiziario idoneo ad attualizzare la precedente prognosi infiltrativa”.

Ad avviso del Collegio, “le emergenze documentali non consentono di ritenere ‘più probabile che non’ il ruolo di spicco” del padre dell’amministratore unico della società Francesco Romito in un clan della faida garganica, come ipotizzato dalla Prefettura. Ma non è solo e non tanto questo il punto: i giudici osservano come la società interdetta non sia a conduzione familiare e che “non vi è alcun cenno all’intromissione o al benché minimo interesse” all’attività della società da parte di Michele Antonio Romito.

“Non può che affermarsi - concludono i giudici - che i dovuti screening e valutazione ulteriore delle conclusioni raggiunte dall’amministratore giudiziario risultano condotti in modo solo apparente, difettando il necessario supporto istruttorio che deve sfociare in una idonea motivazione”.

Intanto, in questi giorni la polizia ha contestato una violazione amministrativa e ha elevato un verbale al titolare dello stabilimento. All’1,20 del 23 giugno, gli agenti hanno constatato che era in corso un Dj set con buttafuori senza autorizzazione. L’evento era stato pubblicizzato anche sui social. Il giorno dopo, la società ha chiesto la licenza, attualmente in istruttoria. Nel frattempo, il dirigente del Servizio Attività Produttive del Comune di Manfredonia ha ordinato la cessazione dell'attività contestata senza la dovuta autorizzazione, e quindi niente Dj set per un po', con l’avvertenza che, nel caso di reiterazione delle violazioni, si disporrà la chiusura del locale per un periodo non superiore a 7 giorni.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Bagni Bonobo, il Tar annulla l’interdittiva antimafia

FoggiaToday è in caricamento